Dal 10 aprile al 7 luglio 2024, Fondazione Elpis presenta la mostra personale di Theodoulos Polyviou, “Un Palazzo in esilio”, terzo capitolo di Transmundane Economies, progetto in corso iniziato dall’artista nel 2022, che utilizza la virtualità e le tecnologie digitali associate per studiare, ricostruire e riempire i vuoti all’interno del patrimonio culturale di Cipro. Attraverso video, sculture, installazioni e disegni esposti in tutti gli spazi della Fondazione, la mostra prende le mosse dal progetto di un edificio arcivescovile cipriota al centro di un fatto storico realmente accaduto.
Negli anni Cinquanta, in un clima di tensione etnica e nazionale, l’arcivescovo Makarios III promosse la costruzione di un nuovo palazzo arcivescovile, dando inizio al primo concorso di architettura dell’isola. Questo concorso, e il conseguente dibattito pubblico, evidenziarono il ruolo dell’architettura nell’identità nazionale durante la dominazione britannica creando un precedente per il futuro architettonico dell’isola. Nell’ambito del progetto Transmundane Economies – dopo il primo capitolo intitolato Bellapais Abbey al Künstlerhaus Bethanien di Berlino, e il secondo, SCREEN, esposto sempre a Berlino al Bode Museum – Un Palazzo in esilio esamina come i meccanismi di inclusione ed esclusione interni alla costruzione e al simbolismo del palazzo abbiano favorito un senso di comunità e di appartenenza, emarginando al contempo dalla narrazione nazionalista predominante i gruppi minoritari ciprioti.
Al piano terra, una selezione di calchi originali appartenenti all’archivio dell’artista segna il punto di partenza della mostra. Provenienti dalla fabbrica Koromias di Nicosia, ormai in disuso, i calchi erano stati utilizzati in precedenza per la costruzione non solo del Palazzo Arcivescovile, ma anche di numerose altre chiese di Cipro. Alcuni di questi calchi trascendono il loro status di manufatti storici, emergendo come sculture autonome, in parte rivestite con foglia d’oro, che nelle parole dell’artista fungono da “negativi dogmatici”.
Al primo piano, in collaborazione con l’architetto Loukis Menelaou, l’artista presenta una propria candidatura virtuale al concorso del 1950 sotto forma di videoinstallazione. La proposta si basa sugli insegnamenti di Daskalos, un guaritore cipriota attivo dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, che danno forma al progetto. Il film d’animazione funge da dialogo tra la storia reale e quella speculativa del concorso. Il video è accompagnato da un modello architettonico ricavato da legno di recupero proveniente dal soffitto dell’edificio di Fondazione Elpis.
Infine, al piano inferiore, Polyviou espone una serie di collage di annunci pubblicitari tratti da giornali greci, britannici e locali degli anni Cinquanta, creati serigrafando le immagini su materiali da costruzione, poi stirati su telai di alluminio. I collage illustrano le forze contrastanti che all’epoca agitavano l’identità di Cipro e sottolineano caratteristiche rilevanti del più ampio rapporto tra potere coloniale e comunicazione mediatica. Accanto ai disegni, un candelabro ricavato da un’impalcatura sostiene candele votive ecclesiastiche prodotte localmente da un laboratorio situato proprio di fronte all’attuale Palazzo Arcivescovile di Nicosia.