II mio lavoro si basa su tre problemi fondamentali:
— l’immagine stereotipa
— l’immagine tautologica
— Ia codificazione d’immagini significative (come segnali) e dei metodi tecnici utilizzati sistematicamente per il riconoscimento immediato di situazioni e contesti.
La serie portes / fenêtres (1975) è composta da immagini fotografate direttamente dallo schermo televisivo, durante la trasmissione delle serie poliziesche americane, che sono largamente distribuite anche in Europa (come per esempio: Mannix, Ironside, Cannon). La scelta delle serie poliziesche è determinata dalla loro distribuzione e dalla loro popolarità su larga scala, dalle relazioni che si possono stabilire come con i feuilletons dell’800 (pieni di personaggi stereotipati e di situazioni prevedibili), ma anche per la loro durata limitata di circa 45 minuti. Questa limitazione temporale favorisce e rinforza la tendenza a costruire la trama su delle strutture costantemente identiche, sia per i personaggi, che per il contesto, che per le tecniche. Le caratteristiche del primo cinema e delle recenti serie televisive, possono essere raffrontate alle tecniche teatrali sia per le espressioni stilizzate che per le azioni. Questa serie, mette in evidenza le immagini tautologiche derivate dall’uso dei nuovi metodi cinematografici (come per esempio il primo piano) che tuttavia conservano le tecniche stilizzate della scena teatrale.
Degli esempi possono essere un primo piano televisivo di un’espressione stereotipata di paura, o un’immagine televisiva di un titolo su un giornale tenuto da due pollici. In quest’ultimo esempio abbiamo un’immagine di un giornale durante una trasmissione televisiva di un film: tutti media sono assorbiti da una cultura i cui sistemi di comunicazione sono interdipendenti.
II primo piano, per la prima volta, ha dato all’attore (a colui che mette in scena) la possibilità di entrare in ciò che i sociologi hanno chiamato «l’intimità» del pubblico. Superare queste frontiere può permettere di provare amore, affetto per un personaggio, o dal quale non si è terrorizzati (ad esempio per i bambini) o, nel caso del film, per un personaggio che si ammira o col quale ci si identifica. Ma se l’intimità è forzata dall’esterno, o da personaggi nei quali non ci si identifica e sono in rapporto associativo con dei simboli di pericolo, allora il pubblico proverà ostilità, paura o altre e simili emozioni. Quindi, e soprattutto per le serie poliziesche, l’uso eccessivo dei primi piani con simboli del pericolo, produce l’immagine tautologica.
M’interessa anche il modo di rendere gli oggetti famigliari (come telefoni, bicchieri) immagini di pericolo allo stesso modo delle pistole o delle siringhe. Questo è spesso ottenuto dallo sviluppo dei clichés tecnici, come un primo piano con zoom su un’oggetto che il pubblico potrà «leggere» come indicazione non verbale di pericolo. Una volta isolati e decodificati tali metodi, è possibile prevedere la foto e catturarla nel momento in cui il primo piano appare sullo schermo. Sull’immagine sono anche messe in evidenza le indicazioni non verbali del contesto come l’identificazione degli oggetti, i differenti stili dei telefoni e lo spazio anonimo come, per esempio, con i muri bianchi o i numeri delle camere d’albergo (opposto ad uno spazio personalizzato) possono essere utilizzati per indicare una possibile sorgente di pericolo.
La mia serie più recente, Series 2 concerne i passaggi dall’esterno all’interno (e viceversa) e i loro classici punti di transizione (telefoni, porte e finestre) e le presentazioni stilizzate e sistematiche delle entrate ed uscite dei personaggi importanti.