La mostra “Zuul” di Monster Chetwynd, all’Istituto Svizzero a Milano, prende forma da un curioso malinteso che diventa punto di partenza per esplorare l’immaginario dell’artista. Monster Chetwynd, da sempre affascinata dai legami tra fantasia, architettura e cinema, si ispira inizialmente al film Intolerance (1916), associando erroneamente il maestoso set babilonese alla tradizione dellə artigianə italianə.
Nella sua mente, questə artigianə avrebbero poi contribuito anche alla creazione del quartiere Coppedè di Roma. Questo fraintendimento è un riflesso del suo metodo creativo, dove interpretazioni sbagliate e connessioni inaspettate fanno parte del linguaggio artistico dell’artista. Il titolo della mostra, “Zuul”, richiama il personaggio del film Ghostbusters (1984). Attraverso questa figura, Monster Chetwynd esplora temi come la distruzione, la trasformazione e la possibilità di visioni alternative del futuro. “Zuul” diventa così il simbolo di una forza ribelle, capace di sovvertire le strutture e i valori tradizionali, invitando lo spettatore a riflettere su mondi altri e possibilità inesplorate.
Le sculture in mostra – tre versioni di Zuul – sono realizzate con materiali come tessuti, cartone, carta dipinta e lattice, e trasformano lo spazio espositivo in un luogo dove realtà e finzione si confondono. Il visitatore è così immerso in un universo surreale, in cui le opere di Monster Chetwynd fondono elementi della cultura pop, della storia dell’arte e della speculazione filosofica. Inoltre, la presenza di materiale visivo di ricerca all’interno della mostra consente di entrare direttamente nel processo metodologico dell’artista, fatto di accostamenti e associazioni sorprendenti. Durante l’inaugurazione, lo spazio espositivo e le sculture sono animati da una performance che coinvolge l’artista stessa e 10 performer, invitando lə visitatricə a diventare parte dell’intrigante e fantastico universo di Monster Chetwynd.