SpazioA è lieta di presentare “White shed”, la seconda mostra personale di Helena Hladilová in galleria.
In un piccolo paesino disabitato ai margini del bosco, circondato da colline verdeggianti, sorgeva un capannone bianco. Questo edificio, avvolto nel mistero della sua origine e del suo scopo, era diventato un luogo affascinante per i giovani del villaggio, desiderosi di avventure senza tempo.
Un caldo giorno d’estate, quattro amici curiosi si ritrovarono di fronte al capannone. Erano noti per la loro audacia e il desiderio di esplorare il mondo intorno a loro. Man mano che si avvicinavano al capannone, i loro occhi si posarono su creature straordinarie che danzavano tra le pareti bianche. Erano esseri dalle forme e dalle caratteristiche misteriose, ibridi di animali, piante e minerali.
Attratti dalla meraviglia e dalla curiosità, i quattro amici varcarono la soglia del capannone bianco, sentendo un brivido di eccitazione correre lungo la schiena. Appena entrati, si ritrovarono in un vasto spazio avvolto da un’atmosfera irreale e misteriosa. Le pareti erano coperte da un sottile strato di polvere, segno del lungo tempo passato da quando qualcuno aveva messo piede lì dentro per l’ultima volta. Tuttavia, non era il capannone in sé a catturare la loro attenzione, ma ciò che vi trovarono al suo interno.
Di fronte ai loro occhi, in un silenzio quasi sacrale, apparvero una serie di creature ibride, congelate nel tempo in pose dinamiche e sorprendentemente realistiche. Questi animali, mai visti prima, sembravano usciti da un sogno o da una leggenda dimenticata. Ogni essere era un’enigmatica fusione di caratteristiche animali, vegetali e forse anche minerali, rendendo difficile discernere dove finisse una forma e ne iniziasse un’altra.
I quattro amici si muovevano tra queste figure con riverenza, toccando di tanto in tanto la superficie liscia e fredda delle sculture viventi. Ogni contatto sembrava suscitare una strana sensazione, come se sotto la pelle ibernata ci fosse ancora vita, pronta a risvegliarsi. Era come se il tempo fosse sospeso, trattenuto in un istante eterno di meraviglia.
Uno degli amici, affascinato dalla visione, si avvicinò a una delle creature ibride. Sembrava un coniglio, ma qualcosa di più misterioso e magico albergava in esso. La creatura aveva occhi profondi e luminosi, che sembravano contenere l’intero universo. Con un gesto delicato, uno degli amici si chinò e sussurrò: “Tu devi essere davvero speciale.” La creatura, come se comprendesse le parole, batté le palpebre lentamente, e qualcosa di straordinario accadde. Dal suo corpo emanò una luce soffusa che si diffuse nell’aria, creando un’atmosfera ancora più incantata.
Affascinati, gli amici si avvicinarono di più, cercando di cogliere ogni dettaglio di quella meravigliosa creatura. Notarono che le zampe del coniglio erano ricoperte di muschio e che, ad ogni passo, lasciava una scia di minuscoli fiori luminescenti. Sembrava quasi che camminasse sulla luce stessa.
“Questo posto è davvero magico,” disse uno degli amici con un sorriso sognante. La creatura, in risposta, fece un piccolo balzo e si posò sulle spalle dell’amico, avvolgendolo in un abbraccio luminoso. Gli altri osservavano, incantati, l’incredibile interazione.
Ogni passo all’interno di quel capannone rivelava nuove meraviglie, e la loro sete di esplorazione cresceva ad ogni scoperta. In questo luogo sospeso tra sogno e realtà, i quattro amici capirono che il capannone bianco custodiva segreti che andavano oltre la loro immaginazione. Ogni creatura, ogni pianta e ogni oggetto sembrava raccontare una storia antica, una leggenda che aspettava solo di essere svelata.
E così, con il cuore colmo di meraviglia e la mente aperta a infinite possibilità, continuarono la loro esplorazione, pronti a svelare i misteri nascosti di quel luogo incantato. Attraverso le loro avventure, scoprirono che il capannone era molto più di un semplice edificio abbandonato. Era un luogo dove la magia e la realtà si intrecciavano, dove ogni creatura, vegetale e oggetto raccontava una storia di trasformazione e meraviglia. E mentre il sole tramontava, colorando il cielo di toni caldi, gli amici sapevano che quella giornata era solo l’inizio di un viaggio straordinario che avrebbero vissuto insieme. Testo generato da ChatGPT (2024) su istruzioni dell’artista.