Conversazione con Lorenzo Balbi, Direttore MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

24 Febbraio 2025

La conversazione fa parte della sezione Dopo le istituzioni: verso un nuovo paradigma culturale di Flash Art Italia – Agenda 2025 in cui abbiamo voluto interrogare direttrici e direttori del sistema italiano dell’arte sulla profonda trasformazione sociale, tecnologica ed ecologica che le istituzioni stanno attraversando in questo momento storico. Le domande che abbiamo posto sono le seguenti:

Dissoluzione dei Confini
In un’epoca in cui i confini tra discipline, media e forme espressive sono sempre più fluidi, come possiamo immaginare l’evoluzione dello spazio espositivo oltre la sua definizione tradizionale? È possibile concepire una fondazione, museo, che non sia più contenitore ma organismo vivente, e come si manifesta questa trasformazione?

Cittadinanza Culturale
Come si ridefinisce il concetto di “pubblico” nell’era della partecipazione diffusa? In che modo una istituzione culturale può diventare un agente di cittadinanza culturale attiva, superando il modello tradizionale di fruizione passiva per creare nuove forme di appartenenza e coinvolgimento?

Ecologia delle Pratiche
In un momento di profonda crisi ecologica e sociale, quale ruolo può assumere l’arte come laboratorio di pratiche sostenibili non solo ambientali ma anche sociali e culturali? Come si ripensa l’istituzione in termini di responsabilità verso il futuro?

Tecnologia e Trascendenza
Come si riconfigura l’esperienza dell’arte nell’era della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale? Quale dialogo si può instaurare tra la materialità dell’opera, la presenza fisica del visitatore e le infinite possibilità del digitale?

Temporalità Mutanti
Come cambia la relazione tra passato, presente e futuro nella programmazione culturale contemporanea? È possibile immaginare un museo/ spazio che operi simultaneamente su diverse temporalità, creando connessioni inedite tra memoria e
futuro?

Spazio Politico
In che modo una fondazione o una istituzione può configurarsi come spazio di resistenza e trasformazione politica, mantenendo la sua autonomia ma assumendo un ruolo attivo nel dibattito contemporaneo? Come si bilancia la funzione critica con quella istituzionale?

Dissoluzione dei Confini

Lorenzo Balbi: Nel 2018 la mia prima mostra come curatore al MAMbo si intitolava That’s IT. Sull’ultima generazione di artisti in Italia e a un metro e 80 oltre dal confine e prendeva spunto da un testo di Bruno Munari nel quale l’autore ironizzava sulla validità dei confini per la contemporaneità. Tutta l’attività del MAMbo ha seguito poi questa dinamica, ribadendo come la divisione tra confini e spazi non abbia più senso di esistere. Il museo deve essere un ente capace di adattarsi tanto alle nuove geografie quanto alle nuove forme espressive. Credo che il museo non sia solo un’edificio ma un interlocutore attivo al quale viene chiesto di cambiare forma a seconda del mutare delle condizioni in cui è chiamato ad agire. Il superamento di cui parlo non è solo concettuale, ma contiene anche la volontà di abbandonare la compartimentazione stagna degli spazi fisici verso la realizzazione di un museo pubblico osmotico in cui il confine tra interno ed esterno svanisce. In questa direzione vanno tutte le azioni che abbiamo condotto in questi anni al MAMbo come: l’abbattimento di barriere architettoniche; la connessione tra spazi dedicati alle mostre temporanee e quelli, invece, dedicati alla collezione permanente; l’abolizione di finestre, porte e sistemi di oscuramento che ha permesso, a chiunque passi dall’esterno, di vedere cosa succede all’interno del museo.

Cittadinanza Culturale

LB: Il museo deve essere punto di riferimento per un’intera comunità. Ho sempre pensato che il MAMbo avesse dovuto interpretare un ruolo cardine non solo per le arti visive contemporanee, non solo per la città di Bologna, ma per un’intera regione. Questo aspetto comporta una grande responsabilità d’ascolto verso tutti coloro che esercitano e producono attività che, in qualche modo, si interfacciano alla cultura visiva contemporanea. La programmazione della Project Room al MAMbo, ad esempio, è dedicata all’approfondimento (anche d’archivio) delle esperienze culturali che hanno plasmato il territorio circostante; oppure Art City, momento in cui il museo agisce da connettore di un intero sistema che, in quei giorni, emerge e si rende visibile al pubblico. Il museo, infatti, non deve rimanere chiuso in sé stesso; piuttosto, deve intercettare le iniziative che avvengono attorno amplificandone il bacino d’utenza. Non solo il museo deve essere un interlocutore primario, ma al museo è anche chiesto di corroborare la comunità già esistente e di crearne di nuove. In questo senso si è mosso il Nuovo Forno del Pane Outdoor Edition (2023 e 2024) che ha offerto a diversi artisti la possibilità di vivere, lavorare e interagire con il territorio metropolitano di Bologna, rafforzando ancora di più il legame tra centri di produzione locali e artisti che operano in Italia. Questo è per me l’esempio perfetto di un museo come agente di partecipazione diffusa.

Ecologia delle Pratiche

LB: Questo è un tema molto sensibile interno al MAMbo ma, in generale, nel panorama museale italiano. Nel 2023 AMACI – Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani ha dedicato all’argomento un intero convegno di studi dal titolo Museums at the Ecological Turn | I Musei alla svolta ecologica, dove si è discussa la responsabilità che i musei possiedono nei confronti dell’emergenza climatica. Si è ben consapevoli che i musei devono lavorare ancora molto per abbattere i propri consumi e arrivare a un pareggio delle emissioni – obiettivo da perseguire nel rispetto dell’Agenda 2030 – tuttavia, il lavoro che può già essere svolto, e che si fa ospitando mostre, eventi e lavori di artisti e artiste contemporanee, è quello di portare all’attenzione del pubblico i temi della sostenibilità e dell’urgenza di agire per ridurre le emissioni; anche quelle legate alle pratiche museali. Il MAMbo, in particolare, ha commissionato all’artista Andreco (Andrea Conte) un’importante ricerca sulle emissioni del museo. Questa indagine, durata oltre un anno e mezzo, ha analizzato le emissioni sprigionate dal museo così come l’impatto climatico esercitato dal pubblico, considerando fattori quali le modalità di arrivo del pubblico al museo e le sue connessioni con il tessuto cittadino. A partire da questa ricerca, il museo ha assunto piena coscienza del suo effettivo impatto energetico e su dove può agire per pianificare un futuro consapevole e sostenibile.

Tecnologia e Trascendenza

LB: Storicamente, gli artisti sono sempre state le prime persone a interfacciarsi con le nuove tecnologie e a interpretare le possibilità connesse ad esse. Il museo di arte contemporanea non può che essere luogo privilegiato aperto a riflessioni sull’innovazione tecnologica. Il MAMbo, ad esempio, ospita spesso opere, eventi o performance in cui la pratica artistica mette in discussione e sfida il progresso dei nuovi media. Al tempo stesso, però, il museo possiede il compito di preservare l’autenticità delle opere e valorizzare la corretta fruizione del patrimonio a cui è legata la propria attività e la propria istituzione. Per questa ragione sostengo che i “Virtual Tour” o le “Experience” non possano sostituire una visita fisica agli spazi museali ma possano, invece, essere ottimi veicoli per attrarre il pubblico all’interno dei musei. I musei, quindi, non devono mostrare un atteggiamento tecnofobico aprioristico ma, soprattutto nel caso dell’arte contemporanea, devono cimentarsi nell’uso di nuove tecnologie, ben consapevoli che queste richiedono professionalità e capacità specifiche.

Temporalità Mutanti

LB: Un museo di arte contemporanea presuppone una riflessione sulle temporalità multiple dell’arte. L’arte contemporanea, in particolare modo, è un veicolo privilegiato attraverso cui il pubblico può interrogarsi sul proprio passato, sul presente e sul futuro. Nessun altro tipo di arte riesce a essere così trasversale: essa riunisce pubblico, autori e operatori museali, ponendo tutti su uno stesso livello di interlocuzione. Credo che il museo di arte contemporanea debba operare senza tenere troppo in considerazione una distinzione tra epoche diverse; piuttosto, deve lavorare su una temporalità fluida che possa portare il pubblico a interrogarsi sul proprio dato personale in relazione agli oggetti e ai tempi che questi rappresentano. Nel 2024 ho curato al MAMbo la mostra Lynda Benglis e Properzia de’ Rossi: Sculpitrici di capriccioso e destrissimo ingegno. Properzia de’ Rossi è considerata la prima donna scultrice nella storia dell’arte nonché unica donna ad avere una biografia nelle Vite di Vasari. Bolognese di origine, è stata l’unica donna a entrare nella fabbrica del Duomo di San Petronio, riuscendo a ottenere un compenso pari ai suoi ai suoi colleghi uomini. Questa esperienza storica straordinaria è stata posta in dialogo con la pratica artistica di Lynda Benglis, scultrice americana che, nella New York iper-machista del minimalismo degli anni’70, si faceva spazio con le sue poderose sculture. Due artiste, separate da cinque secoli, il cui lavoro entra in contatto dimostrando come l’arte contemporanea possa essere un tessuto transstorico e con una temporalità mutante.

Spazio Politico

LB: Ritengo che i musei non possano essere degli spazi neutrali. Aprire un museo, mettere a disposizione del pubblico delle opere, o ancora di più realizzare mostre ed eventi è un gesto politico. È un gesto non neutrale e consapevole. I musei hanno quindi la responsabilità dei messaggi che condividono e del ruolo che possiedono nel dibattito culturale. Questo è un posizionamento attivo che i musei vogliono e devono assumere per essere attori principali nel dibattito contemporaneo. Non è un caso che i musei, soprattutto i musei di arte contemporanea, siano i primi a portare all’attenzione del pubblico, temi quali la decolonialità, l’abbattimento delle barriere di genere, la sostenibilità ecologica, la necessità di interrogarsi sulla tecnologia e sulle intelligenze artificiali. Tutte tematiche queste che arrivano con un ritardo di qualche tempo nel dibattito generale. Il ruolo del museo è dunque un ruolo politico: così come politico è lo spazio in cui agisce. Affermare che i musei siano o debbano essere spazi neutrali nega la loro essenza.

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