
“Essere “un braccio” (destro o armato di qualcuno) o “un capo” (cioè una testa) è certo mutilante ma essere un “sesso” è qualcosa di osceno che non può essere spiegato senza scandalo. Eppure questa oscenità è dialettica, nel senso che le donne, portatrici sane di vergogna, si sono storicamente trovate obbligate a adottare un comportamento sociale improntato a delle regole di decenza che cancellino, trucchino, vestano e travestano questo fatto, e così facendo lo rendono onnipresente nella loro soggettività, soprattutto quando hanno bisogno di metterlo a distanza e di farlo dimenticare. È certamente questa l’eterna ironia della comunità di cui Hegel parla e su cui Carla Lonzi ci invita a sputare. È questo che il patriarcato trova eccitante, questo è il cuore dell’erotismo nel quale il “no” della donna è preso per il “sì” che non le è concesso dire e che sinistramente confonde lo stupro col rapporto sessuale.”
Claire Fontaine, Do Not Fill In, 2014.
“Philippe Thomas non era affatto solo. Anche al di là della sua associazione esplicita con Jean François Brun e Dominique Pasqualini per formare Ligne Générale prima e Information Fiction Publicité poi, ha fatto parte durante tutta la sua vita di una sorta di comunità in cui si dissolveva continuamente. Potremmo credere che abbia moltiplicato gli pseudonimi, che abbia creato un’agenzia pubblicitaria per cedere i diritti d’autore, che abbia costruito uno specchio dell’apparato digerente della memoria istituzionale per proteggere la sua opera e controllarne la ricezione. Ci sbaglieremmo. La meta-fiction, la moltitudine d’identità reali e immaginarie, l’accumulo di dispositivi scultorei e concettuali sono stati messi a punto come un gigantesco meccanismo di contaminazione e di inclusione contro il mito dell’unicità del genio dell’artista.”
Claire Fontaine, G.C.A., 2012.
“I testi di Carla Lonzi hanno un rapporto particolare con l’esperienza e per questo un potere terribile, perché sono autenticamente scandalosi. E il termine “scandalo” qui va dissociato una volta e per tutte dai gesti puerili delle avanguardie concepiti per destabilizzare borghesi grandi e piccoli. Nel caso di Lonzi lo scandalo è infatti di tutt’altra natura e colpisce al cuore qualunque lettore o lettrice ancora oggi. Che parli d’amore, di sesso, di lavoro o di una condizione esistenziale, Lonzi trova il modo di trasmettere un’energia disperata e devastatrice, di raccontare il conflitto tra la speranza e l’insufficienza che coesistono in ogni situazione. La ragione di questo viene dal fatto che Lonzi ha spinto la radicalità fino a pensare contro se stessa, contro la sua identità sociale e politica e contro i vantaggi che queste potevano offrirle in cambio di compromessi tanto ordinari quanto distruttori.”
Claire Fontaine, Carla Lonzi or The Art of Running the Blockade, 2015.
Claire Fontaine dal 2004 è un’artista collettiva concettuale e femminista.