Per la sua seconda mostra personale da Ermes Ermes, Nicola Pecoraro presenta un nuovo nucleo di opere che comprende sculture e disegni, dando forma a un immaginario urbano enigmatico e stratificato. Le sculture più recenti dell’artista nascono dall’assemblaggio di oggetti trovati — principalmente giocattoli di plastica e souvenir — successivamente rielaborati e fusi in bronzo. Frutti finti e luccicanti, armature giocattolo da gladiatore e altri cimeli turistici si fondono in corpi ibridi e ambigui.
Ispirandosi all’estetica seriale e kitsch dei prodotti tipici della Roma turistica, Pecoraro costruisce un dialogo tra il sublime e il caricaturale, dando nuova forma a rovine contemporanee, frammenti tecnologici e oggetti del consumo di massa. In queste opere, l’oggetto commerciale viene svuotato della sua funzione originaria e trasformato in una presenza scultorea teatrale e decadente. L’intervento artistico gioca con la leggerezza del materiale di partenza e la gravità
della scultura in bronzo, conferendo agli oggetti una qualità ambivalente: simboli di un mondo in continua decadenza e rigenerazione, che si rinnova attraverso le proprie tracce residue.
Questa riflessione sull’ordinario si estende anche al disegno, medium fondamentale nella pratica di Pecoraro. I suoi disegni nascono come gesti automatici, segni impulsivi tracciati da mano e pensiero in movimento. Successivamente digitalizzati e stampati, questi segni si degradano e si moltiplicano, generando immagini fantasmatiche in bianco e nero. I dettagli svaniscono, le tracce si attenuano, e sulla superficie della carta resta solo un’eco, un’apparizione sfuggente. Attraverso la scultura e il disegno, riscrive l’ordinario, sovvertendo la funzione degli oggetti nel tempo e nella percezione. Le sue opere restituiscono materia, peso e visibilità a elementi trascurati o marginali, trasformandoli in scenografie instabili e poetiche. Riformulando narrazioni e immagini, l’artista attribuisce nuovi significati agli oggetti e agli spazi di una fantasmagoria urbana: frammenti di un mondo esausto e surreale, eppure ancora capace di attrazione e mistero.
Testo di Ilaria Monti