“de bello. notes on war and peace”, la prima mostra collettiva della storia di gres art 671, è un tentativo di raccontare la guerra come fenomeno sociale e culturale universale, guardando in modo particolare all’essere umano e ai suoi stati d’animo di fronte ai conflitti. La mostra è stata curata da gres art 671 (Francesca Acquati) e 2050+ (Ippolito Pestellini Laparelli e Erica Petrillo), basata su un’idea di Salvatore Garzillo e Gabriele Micalizzi.
Da sempre, i linguaggi dell’arte intervengono per assolvere l’arduo compito di rappresentare la guerra. La pittura, la scultura, la fotografia, le immagini in movimento, il suono e, più di recente, gli ambienti digitali e i nuovi media sono serviti come strumenti per esprimere l’indicibile, testimoniando, analizzando, mappando e condannando, ma anche svolgendo un ruolo nei processi di ricostruzione, riparazione e, in ultima analisi, guarigione sia individuale che collettiva.
Nell’odierno mondo devastato dalla guerra, in cui oltre 120 conflitti armati imperversano in tutto il mondo, da scontri localizzati a genocidi, “de bello. notes on war and peace” affronta questa sfida urgente. Lo fa adottando una prospettiva volutamente intertemporale e geografica, che abbraccia sei secoli di produzione artistica, passando dai moti risorgimentali all’Ucraina, e dal Medio Oriente al Sud America. Una tale diversità di voci tesse un arazzo narrativo ricco e delicato, in cui ogni filo rappresenta un modo peculiare di affrontare la guerra. La posizione di bambini e adulti, la voce di artisti che hanno segnato la storia dell’arte accanto a quella di profili emergenti e le prospettive non umane, spesso trascurate, che subiscono le ripercussioni ambientali dei conflitti causati dall’uomo.
La mostra è organizzata intorno a cinque gruppi tematici (pace apparente, allarme, guerra, macerie, resistenza), articolando un ideale crescendo di risposte emotive che definiscono universalmente l’esperienza della guerra. I progetti sono inquadrati in una scenografia monocromatica realizzata interamente con mattoni prefabbricati in cemento. Questi si presentanocome una serie di strutture murarie che evocano un ambiente domestico smembrato, nonché la possibilità della sua ricostruzione.