Philippe Decrauzat “Teatro Anatomico” Galleria Poggiali / Firenze di

di 11 Giugno 2025

Ce l’hanno insegnato Lucio Fontana, Enrico Castellani, ma anche Paolo Scheggi, Dadamaino e molti altri, dall’Italia al contesto internazionale sin dai Cinquanta-Sessanta, che la tela è uno spazio di azione ma anche di comportamento, un perimetro da oltrepassare, stressare, ripensare. Gli artisti cinetici e optical poi hanno portato alle estreme conseguenze questo approccio, inserendo l’energia della tensione dinamica in ciò che è per antonomasia statico e rigido. Attraverso la progettualità, il segno, il colore, ma anche mediante la connessione con altre discipline, hanno garantito nuovi sviluppi linguistici all’arte perché d’altronde – non dimentichiamocelo – fino a certi anni fare arte significava soprattutto sviluppare un percorso di messa alla prova degli statuti propri del linguaggio stesso.

L’artista Philippe Decrauzat è sempre stato evidentemente conscio di questo tipo di approcci, così come della lezione della astrazione geometrica americana e del minimal, e non ha mai rinunciato alla tela come a uno spazio di messa alla prova, di rigore, ma anche di architettura e di anatomie formali che di volta in volta rimodula, pur rimanendo sempre fedele alla pittura e alla sua pelle. Ce ne si accorge osservando quanto accade in “Teatro anatomico”, la sua personale, con circa trenta tele di grandi e medie dimensioni, che ha raccolto negli spazi della Galleria Poggiali a Firenze, che con questa mostra ribadisce sempre di più il proprio impegno verso il contesto internazionale contribuendo al consolidamento di una Firenze contemporanea che sa immaginare un presente e un futuro non per forza all’ombra dei gloriosi fasti rinascimentali sempre un po’ ingombranti.

L’artista svizzero classe 1974, erede della tradizione optical e cinetica, porta a Firenze tele che sono come sculture a muro, in alcuni casi vere e proprie installazioni, che perdono la regolarità canonica dei perimetri delle classiche tele per diventare forme aperte, spazi in grado di generare porzioni di architetture possibili nello spazio dell’edificio storico in cui è ospitata la Galleria.

I telai sagomati danno così vita a composizioni come Vertical Wave Red Transmission, in cui attraverso l’uso sapiente della pittura e la modulazione delle intensità cromatiche, si restituisce alla percezione visiva l’ondulazione delle fasce rosse lungo tutta la superficie dell’opera. Medesima temperatura si respira osservando le linee ondulate orizzontali di Flag Wave Except I Blu e in un polittico dove le bandiere sono quattro, installate in coppie affiancate, a conferma che poi tutto il discorso di Decrauzat risiede nella modularità di una pittura che guarda dentro le proprie metamorfosi e dentro i propri statuti. La geometria, per l’artista svizzero, è una modalità per osservare l’ordine nascosto dentro il reale, è una sorta di regola aurea che serve per mettere ordine al disordine che popola i nostri giorni, costruendo una impalcatura mai rigida che egli stesso reinventa costantemente.
Esiste infatti un metodo Decrauzat, che l’artista ripensa, perfeziona, ribadisce e scompone continuamente, come è ben evidente in questa mostra curata da Matthieu Poirier.

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Lorenzo Madaro