“They sold us a dream then took away our sleep” Fondazione Pastificio Cerere / Roma

27 Ottobre 2025

In occasione della mostra collettiva “They sold us a dream then took away our sleep” presso la Fondazione Pastificio Cerere, Flash Ar Italia propone il testo che accompagna il percorso espositivo. La mostra a cura di Vasco Forconi e Kasia Sobczak, presenta i lavori di Veronica Bisesti, Danilo Correale, Jagoda Dobecka e Marta Krześlak.

Esistono ancora luoghi, rituali e tempi dedicati al riposo, al piacere e al benessere collettivo? Possiamo rintracciarne i residui nelle istituzioni del passato per progettarne e immaginarne di nuove? Mentre il tempo dedicato alla cura collettiva viene progressivamente eroso dalle nostre vite, diverse generazioni di artisti lo hanno ossessivamente riportato al centro delle loro pratiche. Le opere in mostra – tutte nuove commissioni realizzate appositamente per il progetto – tentano di raccontare questa pulsione, offrendo molteplici immaginari della cura ma attingendo dalle rovine di un passato recente.

Il progetto nasce da una serie di conversazioni collettive svolte tra gli artisti e i curatori intorno alle nozioni di tempo libero, riposo, lavoro e piacere, inizialmente ispirate all’identità storica di Sopot, Polonia – sede del primo appuntamento della mostra – in quanto città termale, tradizionalmente dedicata alla cura del corpo e della mente. Partendo da questa idea, la ricerca si è concentrata sul parallelo tra due istituzioni emblematiche della storia del lavoro (italiana e polacca) del XX secolo: il dopolavoro – un insieme di istituzioni pubbliche e private che organizzavano le attività ricreative e culturali dei lavoratori durante il tempo libero – e i sanatori – strutture pubbliche che in epoca sovietica offrivano ai lavoratori riposo, cure mediche e terapie di benessere.

Da una prospettiva contemporanea, dopolavoro e sanatorio rappresentano due momenti all’interno di modelli strutturalmente secolari – l’Italia del dopoguerra e la Polonia comunista – in cui il tempo libero, l’evasione, il benessere fisico, mentale e forse anche spirituale trovavano spazio nella vita collettiva. Il vuoto lasciato dal parziale e progressivo crollo di queste strutture, insieme alla necessità di riarticolare la nostalgia associata a tale assenza, è servito da catalizzatore per gli artisti, invitati a proporre diversi approcci, visioni e immaginari di cura e benessere.

Il titolo della mostra “They sold us a dream then took away our sleep” riprende una frase tracciata dall’artista Danilo Correale su un office divider dismesso, oggetto che inaugura il percorso espositivo: una traccia poetica, un gesto di denuncia dell’etica del lavoro che ha dominato gli ultimi trent’anni delle nostre vite.

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