Marcello Maloberti. Incipit di

di 14 Novembre 2025

Incipit: un inizio che è già caduta. Per la sua nuova personale da Raffaella Cortese — che celebra trent’anni di galleria e ventotto di collaborazione con l’artista — Marcello Maloberti non mette in scena un’opera da guardare, ma un vuoto da attraversare. Tre spazi a Milano, un’estensione ad Albisola: la ripetizione come resistenza, la rarefazione come intensità.

Dopo la retrospettiva al PAC del 2024, questa mostra segna una soglia diversa: l’abbandono della ridondanza per un gesto essenziale, quasi liturgico. Una sola targa in ottone, replicata identica, funge da stazione di una Via Crucis senza approdo. Non si accumula, insiste. Non narra, ma interroga.

Ad Albisola, La conversione di San Paolo evoca il trauma caravaggesco della luce come caduta e rivelazione. Qui la croce si pone come segno rovesciato: il Cristo dà le spalle al pubblico, ma lo sguardo è proiettato verso la luce, verso l’orizzonte esterno. Non c’è figurazione, non c’è scena: resta l’eco del sacro come tensione, il vuoto come operatività.

Maloberti non propone un messaggio, ma un oracolo esausto. Esporre significa aprire, non spiegare. “INCIPIT” diventa così un esercizio di attraversamento: il pubblico conduttore, la città superficie da incidere. Una mostra che non si lascia comprendere, ma abitare — come un carruggio ligure, come una ferita.

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Cristiano Seganfreddo