“Early is on time, on time is late, and late is unacceptable, but yet ‘m scord’ ’e te scurdà” suona come il titolo di una canzone neomelodica napoletana. Il code-switching tra napoletano e inglese, frequente nei testi neomelodici contemporanei, è una caratteristica linguistica che ricorre spesso anche nelle opere di SAGG NAPOLI, segno di una identità sospesa tra un forte senso di appartenenza e uno spinto internazionalismo.
Per la sua prima personale a Milano, l’artista ci accoglie negli spazi della galleria zazà, allestita per l’occasione — o meglio, arredata — come un ambiente domestico.
«Per me l’architettura neomelodica è un’architettura emotiva, nella quale ci si incontra per raccontarsi gli inciuci», afferma SAGG, che ha idealmente trasformato l’anonimo basement di una palazzina milanese nella sua personale, e più divertente reinterpretazione di un interno napoletano.
Un espediente che le serve per creare un safe space nel quale condividere con il pubblico, gli amici e i conoscenti il frutto degli ultimi anni di terapia e di allenamento — esercizi mentali e fisici — che l’hanno aiutata a superare quello che lei stessa definisce la “grande nebbia” e che ha saputo far confluire sapientemente nella sua pratica artistica.
Ad accoglierci sono due statue in resina che raffigurano un animale dalla forte carica simbolica. Non si tratta di tigri o leoni placcati in finto oro, come da tradizione nello stile neobarocco pop vernacolare, bensì di Vita e Vito, i due gatti neri che l’artista ha recentemente adottato e che considera il suo più grande trofeo.
Imponenti come due maestose sfingi, le due gatte-streghe, simbolo di forza interiore e mistero, siedono abbracciate su un’altalena sospesa, vigilando sugli appunti che hanno accompagnato l’artista nel suo percorso di cura e che oggi sono finalmente rivelati al pubblico.
A metà tra le profezie di un antico oracolo e i suggerimenti di un vocal coach trovati online, le frasi sono stampate su un enorme fondale a terra, la copia della copia di un tappeto d’ispirazione neoclassica e tardo barocca, tipica di una estetica kitsch che non teme l’eccesso.
Al centro della stanza, in mostra, non c’è più il corpo — messo alla prova attraverso la performance o esposto mediante l’autorappresentazione fotografica — ma ci sono le fragilità e le emozioni, perché, in fondo, è proprio di questo che parla la canzone napoletana.
«Ho fatto un lavoro di astrazione» — commenta — «ho tolto me stessa e ho proiettato il mio alter ego, o meglio, i miei due alter ego, perché sono una grande fan delle contraddizioni».
SAGG confessa di soffrire di disturbo bipolare e di sentirsi spesso divisa tra impulsi profondamente razionali e altri fortemente emotivi, un po’ come i due caratteri opposti di Vita e Vito, ma anche come le due voci interiori in Ragione e Sentimento di Maria Nazionale.
Queste polarità vengono qui restituite come un dispositivo di autoanalisi per provare a tenere quiete le cattive tentazioni, soprattutto quelle affettive, quando si tratta di dover “combattere” il malessere*.
Long term benefits outweigh short term costs
Short-term relif, long-term damage.
Positive addictions are compelling practices that expand life…
Negative addictions are compulsive escapes that narrow life and cause harm…
Ora tocca al pubblico assimilare i consigli della nuova poetessa contemporanea, recitando in mente — o insieme — le sue spoken words.
Per leggerle, occorre girare intorno all’installazione, avvicinandosi più e più volte, come in una spirale che ti risucchia nel suo vortice o in un rito collettivo che, attraverso la ripetizione e la spettacolarizzazione del gesto, esorcizza un dolore, rende visibile ciò che non lo è e lo converte in ornamento.




