Niloufar Emamifar, artista di base a New York, a Lecce negli spazi di Progetto porta un progetto inedito appositamente concepito dopo una serie di perlustrazioni capaci di generare un dialogo aperto e fecondo con un contesto, senza inciampare in alcuna retorica di un territorio, il Salento, oggi quanto mai legato a un folclore anche ovvio e a un immaginario da iper turismo.
Jamie Sneider, brillante artista americana ormai di stanza in Puglia, l’ha invitata nel suo Progetto per confrontarsi con luoghi, materiali, storie, visioni.
L’avvio della ricerca riguarda un’indagine sulla comunità operistica pugliese per rintracciare i cantanti d’opera ormai non più attivi. Niloufar è così arrivata a Antonia, a Villa Convento, pochi chilometri da Lecce. Dopo una serie di vicissitudini, Antonia ha registrato un’aria della Turandot di Puccini. Un video in super 8 accoglie gli spettatori e li fa entrare nel vuoto quasi totale dello spazio dalle alte volte dell’appartamento che accoglie Progetto. Dal primo ambiente, fino all’ultimo, ogni porta è tenuta ferma da un oggetto, un fermaporte, concepiti a Lecce da lingotti di ferro fusi che provenivano da un condizionatore d’aria un tempo parte dell’arredo di una compagnia assicurativa di Teheran. I lingotti sono già stati esposti a New York, nello ScultureCenter, nel 2019 e 2021. Ogni fermaporte oggi traccia parte di un percorso di memorie e di conoscenza, favorendo la dimensione misteriosa e sintetica dello spazio.
La parte principale della mostra è costituita da enormi sculture in resina poliuretanica, terra, asfalto e polvere, calchi di siti pugliesi definiti come zone di indeterminatezza. Sono spazi giuridicamente instabili, racconta l’artista, e non sono parte integrante di un sistema di regolamentazione urbanistica convenzionale. Sono enormi corpi plastici, che diventano parte integrante della pelle delle sale che si susseguono dentro Progetto: materia, forme, esplosioni di plasticità, ruvidezza materica capace di diventare parte integrante di un ambiente. Muovendosi così in territori di confine di un Salento radicale, l’artista compie pertanto una mappatura senza immagini ma densa di echi e tracce. Lo stesso accade nell’ultima stanza, le cui pareti sono ricoperte dai pannelli fonoassorbenti di un vecchio teatro degli anni Venti del Salento. Sembra una boiserie che ha sempre vissuto in quell’ambiente, quando invece è un prelevamento e un riadattamento capace di rievocare processualità e storie di un luogo abbandonato a Poggiardo da diversi decenni.
Jamie Sneider ospitando progetti così intensi e complessi come questo, conferma pertanto la forza sofisticata di un’indagine sui lessici del presente, portando in Italia artisti come Niloufar Emamifar per compiere una mappatura capace di costruire nuovi immaginari.
Nell’espansione spaziale che l’artista stratifica, sovrappone, compone e immagina, si rivela l’intensità di un discorso che è rivelatorio sugli incontri con le anime e i materiali di una terra estrema.








