Apostolos Georgiou.
Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Da sinistra: Untitled, 2019. Acrilico su tela. Courtesy l’artista e Rodeo, Londra / Pireo. Untitled, 2018. Acrilico su tela. Collezione privata, Atene.
Apostolos Georgiou.
Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Da sinistra: Untitled, 2019.
Acrilico su tela. Courtesy l’artista e Rodeo Londra / Pireo. Untitled, 2018. Acrilico su tela. Collezione privata, Atene.
Luca Francesconi, La fine dei fiumi, 2014. Pesce, marmo, acciaio. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Courtesy l’artista e Galleria Umberto di Marino, Napoli.
Luca Francesconi
Fish, 2020. Scardola essiccata, cadmio. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Courtesy l’artista e Galleria Umberto di Marino, Napoli.
Ragnar Kjartansson, Bonjour, 2015. Installazione performance. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Gabriele Lepri. Courtesy l’artista; Luhring Augustine, New York e i8 Gallery, Reykjavik.
Ragnar Kjartansson, Bonjour, 2015. Installazione performance. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Gabriele Lepri. Courtesy l’artista; Luhring Augustine, New York e i8 Gallery, Reykjavik.
Ed Atkins, Safe Conduct, 2016. Video a tre canali, sonoro. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Courtesy l’artista e Cabinet, Londra. Collezione Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Cally Spooner, DRAG DRAG SOLO, 2016.
Proiezione a canale singolo su schermo divisorio trasparente sospeso, muto. 11′ 20”. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Commissionata dal Centre d’Art Contemporain Genève per l’edizione 2016 della Biennale de l’Image en Mouvement. Courtesy l’artista; gb agency, Parigi e ZERO…, Milano.
Cally Spooner, DRAG DRAG SOLO, 2016.
Proiezione a canale singolo su schermo divisorio trasparente sospeso, muto. 11′ 20”. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Commissionata dal Centre d’Art Contemporain Genève per l’edizione 2016 della Biennale de l’Image en Mouvement. Courtesy l’artista; gb agency, Parigi e ZERO…, Milano.
Apichatpong Weerasethakul, A Letter to Uncle Boonmee, 2009. Digital, 16:9, Dolby 5.1, colore. 17’40”. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Produzione Kick the Machine, Bangkok; Illuminations Films, London. Parte di Primitive project, commissionato da Haus der Kunst, Monaco con FACT (Foundation for Art and Creative Technology), Liverpool e Animate Projects, Londra.
Apichatpong Weerasethakul, A Letter to Uncle Boonmee, 2009. Digital, 16:9, Dolby 5.1, colore. 17’40”. Veduta della mostra presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2020. Fotografia di Enrico Parrinello. Produzione Kick the Machine, Bangkok; Illuminations Films, London. Parte di Primitive project, commissionato da Haus der Kunst, Monaco con FACT (Foundation for Art and Creative Technology), Liverpool e Animate Projects, Londra.
In un libro da lui stesso definito bizzarro, Kierkegaard descriveva la ripetizione come “una compagna amata di cui non ci si stanca mai”, affermando: “Il vecchio non annoia mai, e la presenza sua rende felici”. Queste riflessioni sono la scaturigine dell’opera di Ragnar Kjartansson che occupa il centro — fisico e simbolico — della mostra “AGAINandAGAINandAGAINand”. In una scenografia che ricostruisce la porzione di un villaggio francese anni Cinquanta, è messo in scena il breve incontro fra un uomo e una donna sul sottofondo de La Mer di Charles Trenet. L’azione, che si reitera ogni cinque minuti, dichiara il nucleo tematico su cui s’interroga la mostra: la ciclicità, la ripetizione, il loop — questioni antiche, rilanciate recentemente nel dibattito scientifico e qui esaminate secondo una triplice prospettiva: sociologica, filosofico-religiosa, ecologica. L’incipit è già all’ingresso del museo, nell’atrio che ospita l’installazione sonora di Susan Philipsz: rielaborando suoni ambientali di una stazione degli autobus di San Antonio (Texas), il tema è contestualizzato nella specificità dei non-luoghi. Nella prima sala si dispiega una teoria di quattro dipinti di Apostolos Georgiou, la cui pittura figurativa — concepita come “un medium e non un messaggio” — rivela il tragicomico antieroismo che abita il quotidiano (spesso domestico).
Pur nella varietà dei media presentati in mostra, è il video a definire in maniera più nitida l’argomento, non solo per l’ovvio riferimento al loop. I controlli di sicurezza aeroportuali diventano nell’opera di Ed Atkins metafora della dissoluzione della soggettività contemporanea (qui incarnata da un avatar dell’artista in CGI), sulle note del Boléro di Ravel. Cally Spooner trae invece dal mondo dello sport, del team building aziendale e del cinema, movimenti contraddittori che animano una performance sovvertitrice di una normatività temporale. La ciclicità contemplata da Apichatpong Weerasethakul è invece quella dell’esistenza umana, nella reincarnazione legata alla cultura tailandese di provenienza. L’agricoltura è infine intesa come misura del tempo delle stagioni nelle nuove produzioni di Luca Francesconi, che donano dignità scultorea a vegetali e animali.
L’ottima selezione di artisti e di opere, presentate in un allestimento calibrato, assicura alla mostra il successo del suo intento.