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348 Mar-Apr 2020, Recensioni

20 Aprile 2020, 9:00 am CET

Henrik Håkansson “BLINDED BY THE LIGHT” Galleria Franco Noero / Torino di Aurora Maria Riviezzo

di Aurora Maria Riviezzo 20 Aprile 2020
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Henrik Håkansson, Blinded by the Light, 2018. Video a due canali, colore, sonoro, frame farfalla. 2h 20’13’’. Fotografia di Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino.
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Henrik Håkansson, Blinded by the Light, 2018. Video a due canali, colore, sonoro, frame farfalla. 2h 20’13’’. Fotografia di Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino.
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Henrik Håkansson, Blinded by the Light, 2018. Video a due canali, colore, sonoro, frame farfalla. 2h 20’13’’. Fotografia di Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino.
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Henrik Håkansson, Blinded by the Light, 2018. Video a due canali, colore, sonoro, frame farfalla. 2h 20’13’’. Fotografia di Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino.
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Henrik Håkansson, Blinded by the Light, 2018. Video a due canali, colore, sonoro, frame farfalla. 2h 20’13’’. Fotografia di Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino.
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Henrik Håkansson, Blinded by the Light, 2018. Video a due canali, colore, sonoro, frame farfalla. 2h 20’13’’. Fotografia di Sebastiano Pellion di Persano. Courtesy l’artista e Galleria Franco Noero, Torino.

La video installazione Blinded by the Light (2018) – presentata per la prima volta alla XI Biennale di Taipei “Post-Nature A Museum as an Ecosystem” – è un’analisi del processo comportamentale di specie animali a noi pressappoco invisibili e di cui l’intervento antropico sta progressivamente consumando lo spazio vitale. Per la sua realizzazione, l’artista svedese Henrik Håkansson ha vissuto a Taiwan per quasi tutto il 2018, studiando e documentando le quattromila differenti varietà di falene che popolano l’isola, tra cui l’Attacus Atlas, la più grande al mondo con una massima apertura alare di ben trenta centimetri.
Esaminando accuratamente l’ecosistema di uno dei siti protetti dal Taiwan Endemic Species Research Institute, con la collaborazione con l’entomologo Hsu Huan Chih, ha poi elaborato e posizionato un set open-air capace di attrarre gli insetti con un atteggiamento non intrusivo ma di riservata osservazione – lo stesso supporto è ora adoperato come schermo nel piano interrato della galleria in via Mottalciata. Lampadine a base di mercurio sono state interposte tra uno sfondo bianco e un sistema di videosorveglianza per filmare i lievi volteggi notturni compiuti dalle falene intorno alla luce, che si proiettano sul lato opposto della scena come ombre ritmate in un momento sconfinato del ciclo naturale della notte. Una registrazione ha invece restituito gli ultrasuoni della natura e di quelli emessi dai pipistrelli che, trasformati in sequenze udibili anche all’uomo, sono divenuti l’atmosfera sonora delle falene.
Per dirla utilizzando le parole di Franco Noero in occasione della sua prima collaborazione con Håkasson: “è un gesto estremo ma controllatissimo” (Domus, 2001). È anche un tentativo drammatico di portare la leggerissima ricchezza del microscopico naturale alla scala percettiva umana, per riflettere sulla necessità di diminuire la distanza con il non-umano e riempire il gap tra la conoscenza superficiale che abbiamo dell’ambiente in cui viviamo e l’azione profonda che contemporaneamente vi esercitiamo.
Così, similmente alla catalogazione della pratica di Håkansson degli ultimi vent’anni, la ricerca sulle falene di Taiwan, articolata in una fase preliminare di studi analitici e sistemici, diagrammi, fotografie, registrazioni video e audio, è una parte dell’archivio introspettivo della conoscenza dell’artista, utile e sconfinato per l’arte, l’antropologia, la biologia e il naturalismo.

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