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In memoria

15 Novembre 2017, 11:05 am CET

Chiara Fumai di Milovan Farronato

di Milovan Farronato 15 Novembre 2017
Chiara Fumai legge Valerie Solanas (2013). Courtesy Palazzo Gallery, Brescia
Chiara Fumai legge Valerie Solanas (2013) Courtesy Palazzo Gallery, Brescia
Chiara Fumai legge Valerie Solanas (2013). Courtesy APalazzo Gallery, Brescia

Ho sempre fantasticato Chiara apparire su una scopa e immaginato che fosse a corto di carburante. Delicata, ma non fragile. Una vera presenza shakespeariana. Stella dell’Est e terrorista. Signora degli elementi e del Manifesto S.C.U.M., Alta Sacerdotessa delle messe del Caos. Riconciliatrice fra mondi e piani dell’esistenza – una rara abilità, amava i contrasti: “Io sono il pudore e l’impudenza / Io sono la svergognata; Io mi vergogno. / Io sono la forza e la paura. / Io sono la guerra e la pace”. E ancora, sempre dall’antico testo gnostico del II o III secolo, Il Tuono, mente perfetta, recitato e interpretato nel 2016: “Perché io sono la prima e l’ultima. / Io sono colei che viene celebrata, e colei che viene disprezzata. / Io sono la puttana e la santa. / Io sono la sposa e la vergine”. Illusionista, prestigiatrice ed esperta traghettatrice di quel radiante e assurdo Umorismo Nero.

Zalumma Agra, Dope Head, Carla Lonzi, Rosa Luxemburg, Ulrike Meinhof, Eusapia Palladino, la dogaressa Elisabetta Querini Valier, Valerie Solanas: questa la legione di volti, personalità e compagne di Chiara Fumai. E talvolta qualche uomo come Harry Houdini o il barone Julius Evola.

“Non sono giovane”, diceva: “è da tanto tempo che sono vecchia… Poi non lavoro mai sulla storia. Opero da curatore che ingloba come un cannibale il lavoro di pensatori, scrittori, altri artisti” (intervista con Alessandra Mammì, Donne e pennello, L’Espresso,  21 febbraio 2013). Una lunga galleria che avrebbe a breve incorporato Christine de Pizan, scrittrice franco-veneziana del XV secolo, con la quale compartiva la visione di una città allegorica a misura delle nobildonne, ma delle sue: sciagurate, sincere nei loro non-virtuosismi. Tutte figure forti, esistenze illustri, accumunate in qualche modo da un bisogno, impellente, atavico, di riscatto. “Mi piace molto l’aspetto militante, combattivo, di buona parte delle figure che cerco di incarnare”.

Creatrice, in ugual misura, di truffe artistiche e magie profonde; la verosimiglianza, in primis, a reggere un peculiare e ricco sistema speculativo. Esperta di testi ermetici che ricostruiva fedelmente in rituali di stregoneria antica e contemporanea.

Chiara Fumai presenta Nico Fumai ha segnato il suo esordio a cui sarebbe tornata a breve (per la sua prossima mostra in apertura a inizio novembre presso Guido Costa Projects, Torino). Una docu-fiction raccontata di persona sulla nascita della italo-disco, un genere musicale sviluppatosi negli anni ‘80. La lezione performativa affrontava l’evoluzione della mistificazione mediatica in Italia attraverso la carriera musicale immaginaria del padre, testimoniata da falsi discografici creati appositamente dall’artista.

Più spesso si trattava di scatole cinesi, di vari passaggi e sovrapposizioni: grazie al dipinto di Niccolò Cassana presso la Galleria Querini Stampalia, che ritrae il doge Silvestro Valier in compagnia di un gruppo di persone, l’artista nei panni della guida di sala viene posseduta dalla figura accessoria della moglie, la dogaressa Elisabetta Querini Valier, ritratta a sua volta dal Cassano, e finisce col rivelare, attraverso il linguaggio dei sordomuti, le ultime parole pronunciate—e abbandonate in una segreteria telefonica—da una terrorista anonima italiana.

Nella performance lei concludeva con queste parole, e con lei anche io:

“Forse è perché non ho storia, forse è perché qualsiasi cosa io veda come la mia storia mi appare altrimenti come un abito poggiato sulla mia schiena che non riesco a scrollarmi di dosso. E così, allora inizio a pensare all’atto di esplodere, di frammentarmi… Significa che io non posso prendere distacco dalla mia destituzione e dalla mia subordinazione se non rompo con i nemici che ho smascherato, se non riconosco la mia ira e se non riesco a farla esplodere, assieme alla mia violenza, contro l’ideologia e l’apparato di prepotenza che mi opprime… Se non trovo in altre donne il mio stesso desiderio di liberarmi, di attaccare, di distruggere… Di distruggere, e di abbattere tutti i muri e le barriere”.

Chiara amava anche il whisky che reggeva perfettamente.

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