Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021.
Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, “Forgiving and Forgetting”. Veduta della mostra presso Gagosian, Roma, 2021. Fotografi di Matteo D’Eletto. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
“Amo la metafora, la gente deve sentirsi distante”. Damien Hirst esordiva così in una conversazione del ‘93 con Adrian Dannatt su Flash Art1, un botta e risposta piuttosto asciutto, senza troppe digressioni, con un artista estremamente consapevole del momento in cui si trovava l’arte allora. La consapevolezza di chi ha sempre osato, servendosi di leve spesso anche lontane dal mondo dell’arte. Hirst non ha probabilmente mai smesso di amare le metafore e il distacco dalla realtà è sempre stato uno strumento fondamentale per stupire la realtà stessa (e stupirsi). Perdonare e dimenticare; suggerisce un senso di nostalgia il titolo della sua ultima mostra “Forgiving and Forgetting” da Gagosian a Roma che espone un nuovo corpus di sculture – allestite insieme a una parte delle sculture prodotte per la mostra monumentale “Treasures from the Wreck of the Unbelievable” presentata a Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia nel 2017 – e una nuova serie di dipinti in mostra per la prima volta: “Reverence Paintings” (2020).
Damien Hirst, Hylonome, 2011.
Marmo di Carrara.
307.2 x 155 x 258 cm.
Edizione di 3 con 2 prove d’artista. Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Unknown Pharaoh, 2015.
Marmo di Carrara
75.9 x 52 x 29.5 cm. Edizione di 3 con 2 prove d’artista. Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Tadukheba, 2011.
Marmo di Carrara e zaffiri.
46 x 26 x 30 cm. Edizione di 3 con 2 prove d’artista-
Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Tadukheba, 2011. Marmo di Carrara e zaffiri. 46 x 26 x 30 cm. Edizione di 3 con 2 prove d’artista- Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Minnie, 2020. Marmo rosa.
100.5 x 58 x 58 cm. Edizione di 3 con 2 prove d’artista.
Fotografia di Lucio Ghilardi / Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Goofy, 2016. Marmo rosa
120 x 60 x 45 cm. Edizione di 3 con 2 prove d’artista.
Fotografia di Lucio Ghilardi / Prudence Cuming. Associates Ltd. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Goofy, 2016. Dettaglio. Marmo rosa
120 x 60 x 45 cm. Edizione di 3 con 2 prove d’artista.
Fotografia di Lucio Ghilardi / Prudence Cuming. Associates Ltd. Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
È sempre tutto o quasi irriverente nell’immaginario di Hirst, che si prende gioco della tradizione, in questo caso la magnificenza della scultura barocca, o la statuaria greca e neoclassica – ridicolizzando il plinto, l’iconografia, il senso di celebrazione – preservandone però l’unico elemento autentico: il materiale. Il marmo rosa del Portogallo e il marmo bianco di Carrara sono plasmati su soggetti fra i più disparati della cultura visuale passata e contemporanea, ma sempre di massa – su un busto riconosciamo Pharrell Williams (Unknown Pharaoh, 2015) o ancora vari personaggi iconici Disney. Sono principalmente i dettagli a fare il verso ai ghirigori della scultura barocca, o alla solennità della statuaria classica, che qui sono ridotti a incrostazioni di coralli (invece delle foglie d’alloro aggrovigliati ai capelli della Dafne di Bernini, per esempio) o residui di oggetti consumati dal tempo e dalle condizioni ambientali. L’ovale della galleria straborda di forme, è quasi bulimico e costringe volutamente a una passeggiata misurata e paziente tra un lavoro e l’altro.
Le sculture, disposte come fossero in un magazzino ordinato, ricordano vagamente le fotografie dei depositi di collezioni archeologiche dell’800, quando i reperti erano un pastiche di epoche, e l’idea del restauro moderno ancora lontana. Operazione molto diversa in termini di allestimento (e inevitabilmente) quella alla Galleria Borghese che ospita, sempre in questo periodo, “Archeology Now”, un altro intervento di Hirst all’interno di tutte le sale che ospitano le collezioni del museo. L’asetticità della disposizione a mo’ di magazzino in galleria lascia qui il posto alla mimesi rendendo a tratti più palese, ma meno interessante, la pratica dell’artista.
Damien Hirst, Heaven, 2020.
Olio e foglia d’oro su tela.
274.3 x 182.9 cm. Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Heaven, 2020. Dettaglio. Olio e foglia d’oro su tela.
274.3 x 182.9 cm. Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Holy, 2020. Olio e foglia d’oro su tela. 274.3 x 182.9 cm. Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Holy, 2020. Dettaglio. Olio e foglia d’oro su tela. 274.3 x 182.9 cm. Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Gnostic, 2020.
Olio e foglia d’oro su tela.
182.9 x 121.9 cm.
Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Gnostic, 2020. Dettaglio. Olio e foglia d’oro su tela.
182.9 x 121.9 cm.
Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Father, 2020. Olio e foglia d’oro su tela. 182.9 x 121.9 cm.
Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Damien Hirst, Father, 2020. Dettaglio. Olio e foglia d’oro su tela. 182.9 x 121.9 cm.
Fotografia di Prudence Cuming Associates Ltd.
Courtesy Gagosian, Roma. © Damien Hirst e Science Ltd. Tutti i diritti riservati, DACS 2021.
Lungo tutte le pareti della galleria romana troviamo i “Reverence Paintings”, che riprendono da un lato la serie “Cherry Blossoms” (2019), i fiori di ciliegio esuberanti, eccessivi e disordinati di cui riprendono la stessa densità e pastosità. A differenza di questi ultimi i nuovi dipinti ritornano a una sorta di grado zero, c’è tanto bianco e sono densi, trasudano materia. Rimandano immediatamente anche ai noti “Spot Paintings” (1986–2011), alle griglie puntiniste e fintamente asettiche che Hirst ha iniziato a dipingere alla fine degli anni Ottanta. Qui però, i puntini psichedelici si sfaldano e i colori tendono a perdersi nel bianco, sporcando la superficie di gocciolature o macchie qua e là, puntualmente cristallizzate da intarsi in foglia d’oro (Holy, 2020).
Proprio l’oro, un significante di un capitolo importante della storia dell’arte, rappresenta quell’elemento di distacco di cui si serve Hirst per livellare ancora una volta lo scarto fra arte e vita.