Lo scorso autunno è nato Gasconade. Come avete strutturato la programmazione di questo spazio non profit?
Michele D’Aurizio: Gasconade propone un programma espositivo finalizzato alla presentazione di artisti milanesi nati negli anni Ottanta. Ospiteremo prevalentemente mostre personali perché gli artisti che invitiamo possano formulare uno statement del proprio lavoro.
Quali sono gli antefatti che motivano questo nome.
MD: Gasconade è una rara parola inglese traducibile con “spacconata”. La recente storia dell’arte italiana è stata costellata da guasconi. Boetti e De Dominicis, Cattelan e Vezzoli, Perrone e Favaretto, perfino Grimaldi è segretamente un guascone.
Vi siete dati un tempo massimo per concludere il progetto (luglio 2014). Perché?
MD: Per delineare un focus generazionale è necessario imporsi una data di scadenza. In questo arco temporale sarà la qualità del lavoro dei singoli artisti a guidare la nostra programmazione: abbiamo poche cartucce da sparare e tutte devono andare a segno.
Avete inagurato con una mostra di Andrea Romano e poi ospitato una mostra di Kaspar Müller. Cosa bolle in pentola ora?
MD: In aprile sarà il turno di Francesco Joao Scavarda. Poi ospiteremo una performace di Lorenzo Senni e presenteremo una cartella di edizioni d’artista. L’estate è ancora un miraggio.