Un mormorio di voci, rapide, atonali e sfalsate, accoglie i visitatori nel nuovo episodio espositivo di “MoRE. A Museum of Refused and Unrealized Art Projects”.
Questa cantilena indecifrabile, composta dalla ripetizione incessante della poesia Soldati di Giuseppe Ungaretti, è parte di Foglie al vento, progetto immaginato da Luca Vitone per un Monumento ai Caduti della Grande Guerra ma, come tante opere qui raccolte, mai realizzato1.
Riempiendo lo spazio con il suo brusio temporaneo, questo coro di voci sovrapposte sembra dare corpo a quel rumore di fondo sempre attivo nella mente di artisti e curatori, impegnati nella produzione di nuove possibilità per il pensiero contemporaneo.
Non tutte queste voci trovano effettivo sviluppo. Molte rimangono solamente scariche elettriche sul fondo di una coscienza, altre invece lasciano traccia con appunti, bozzetti e maquette: forme di display nascoste ma non dimenticate, grazie anche al lavoro dei ricercatori e curatori di MoRE, archivio dedicato unicamente alla conservazione e valorizzazione di opere irrealizzate.
“Quanti sono i progetti che vivono negli archivi dei musei e che non hanno mai visto la luce? Che valore ha questo tipo di progettazione?”, si chiede la curatrice Valentina Rossi2.
“Hidden Displays” ci porta a visitare una storia dell’arte diversa, episodica, fatta di racconti alternativi, occasioni mancate, desideri espressi mai esauditi. Tuttavia non è una narrazione nostalgica sul “poteva essere”, lascia a noi la libertà di interpretare le tracce e i documenti qui raccolti, compresi gli archivi del museo ospitante, e cercare indizi di ulteriori progetti incompiuti nella movimentata storia espositiva bolognese degli ultimi quarantacinque anni.
Grazie all’Archivio MAMbo, che conserva anche i documenti della precedente Galleria d’Arte Moderna, la rilettura dei carteggi epistolari fra curatori, direttori e artisti diventa un’occasione per riflettere sulla vitalità del museo bolognese. Istituzione che negli anni Settanta e Ottanta riceveva proposte curatoriali da Germano Celant su Francesco Lo Savio e il progetto originale di Lea Vergine su L’altra metà dell’avanguardia3, oltre a stimolare l’interesse di Christo, Simone Forti e Paul McCarthy.
“Sono frastornato”, scrive Fabio Mauri nel 1978 al direttore della GAM Franco Solmi. “È molto duro lavorare molti mesi a un progetto, di cui ero sicuro, e vederlo sparire in pochi secondi”. Tale risposta arriva alla notizia di non poter realizzare, per Metafisica del Quotidiano, la performance Europa Bombardata nella chiesa di Santa Lucia, scelta per lo stato diroccato ma dichiarata inagibile proprio perchè pericolante.
Come già indicato, la mostra non vuole essere una critica nostalgica su ciò̀ che è mancato, ma un’opportunità per osservare come gli artisti reagiscono di fronte a progetti irrealizzabili, nati impossibili o resi tali per avversità. Lo stesso Mauri trasformò tale perdita in una nuova opera, riunendo la documentazione degli spazi vuoti insieme a un cartello: “La distruzione non si è potuta fare effettuare per motivi di sicurezza”.
Anche nell’incompiuto, o nel solo immaginato, gli spettatori possono trovare nuove occasioni per costruire un’esperienza dell’arte alternativa, più vicino al suo processo di creazione.
Così la proposta di Flavio Favelli per una recinzione dorata intorno alla fontana del Giambologna in Piazza del Nettuno (Gold Nettuno, 2013-in corso), realizzata con collage su foto d’epoca e disegni originali su carta intestata dell’albergo Stella d’Italia (contente una raffigurazione della stessa fontana) non è soltanto il mezzo per un fine. È una dimostrazione che il pensiero degli artisti è prima di ogni cosa un pensiero estetico, fatto per immagini, che non si ferma all’idea, ma al piacere di scoprire le forme che tali intuizioni possono prendere, ora raccolte in questo museo dell’immaginazione.