Vi siete mai chiesti perché l’interno della vostra testa sia così strano ultimamente? Pensiamo che sia in atto una trasformazione in qualcosa che abbiamo chiamato “The Extreme Self” [L’estremo sé].
Il contenuto di queste pagine è un’assaggio del nostro prossimo libro, una traccia delle trasformazioni che investono emotivamente, socialmente e spiritualmente l’individualità e le masse. The Extreme Self è il sequel di The Age of Earthquakes: A Guide to the Extreme Present (2015) e, come quel libro, è progettato dallo studio grafico Daly & Lyon. Le immagini all’interno provengono principalmente da settanta fra artisti, designer, registi, musicisti e altro, più importanti del panorama contemporaneo. Perché abbiamo chiesto loro di inviarci ritratti o autoritratti? Perché il “volto” è diventato l’unità basilare di ciò che Shoshana Zuboff definisce “L’era del capitalismo di sorveglianza”.
The Extreme Self è stato presentato in anteprima in un’ampia mostra collettiva “Age of You” che abbiamo curato al MOCA Toronto (2019), che viaggerà al Jameel Arts Centre di Dubai nel 2021.
Quella che segue è una conversazione che intende tracciare l’evoluzione dal “presente estremo” a “l’estremo sé” in questi tempi estremamente incerti.
Shumon Basar: Un flashback al 2017. Eravamo nell’ufficio di Hans Ulrich alla Serpentine Galleries di Londra. C’era qualcosa di inquietante nell’aria, l’odore era palpabile. All’inizio di quell’anno Trump era stato eletto presidente degli Stati Uniti. I suprematisti bianchi, i neonazisti, la milizia di destra e il Ku Klux Klan avevano marciato a Charlottesville, in Virginia. Timothy Garton Ash aveva descritto questo preciso momento geopolitico come “un 1989 al contrario” – in cui la politica nativista stava prendendo il sopravvento e la democrazia stava votando per sopprimersi.
Douglas Coupland: Quello è stato il punto in cui eravamo coscienti di avere oltrepassato il confine verso un territorio culturale completamente nuovo.
SB: Assolutamente, come era chiaro che l’estrema destra aveva meme migliori della sinistra politica. Questa era una delle ragioni per cui vincevano le guerre di disinformazione.
Hans Ulrich Obrist: Poi, in qualche modo, abbiamo iniziato a confrontarci sulla nostra passione condivisa per il libro di Eric Hobsbawm, The Age of Extremes: A History of the Short 20th Century (1914-1991). Hobsbawm era un giovane ragazzo quando Hitler salì al potere nel 1933 in Germania. Questo lo portò a stabilirsi a Londra e a sostenere il marxismo. Alla fine divenne anche un mio mentore e un fedele amico della Serpentine.
SB: Era un vero titano. E, se non ricordo male, Hans Ulrich – abituato a scarabocchiare maniacalmente come era solito fare Robert Walser – scrisse alcune parole: “The Extreme Self”. È stato uno di quei momenti Eureka. Sentivamo che questa era la direzione da esplorare in un nuovo libro e con una mostra. Douglas, il nostro primo libro insieme, The Age of Earthquakes parlava di “estremo presente”. Come può “l’estremo sé” espandere questa nozione?
DC: The Age of Earthquakes articolava il modo in cui abitiamo un mondo che è profondamente mutato dal XX secolo. Quel libro era una sorta di grido di nascita. Gran parte è stato scritto nel 2012/2013, ero preoccupato infatti che il ritmo della cultura potesse superare le percezioni del libro – le sue idee stanno invecchiando rapidamente. Penso che per le persone di una certa età, The Age of Earthquakes sia una guida, per i giovani di oggi è invece come quei vademecum che affiggono sui muri accanto all’ingresso di una piscina.
Arrivo al dunque: The Extreme Self esplora la mutazione della personalità all’interno dell’estremo presente. Riguarda i nostri mondi interiori più che il mondo esterno. Si domanda: “Cosa significa essere ‘te’ adesso rispetto a trent’anni fa. Che cos’è un “gruppo” rispetto al 1990?”
SB: Già… poi è arrivato il COVID-19 che ci ha spinto ancora più velocemente e oltre nel XXI secolo.
DC: Trovo straordinario come, con l’11 settembre 2001, il XX e il XXI secolo si siano staccati in modo così netto l’uno dall’altro. Persino guardare un episodio di Friends adesso sembra una forma di ecoturismo, ragione per cui ha così tanto successo in streaming.
HUO: Ci siamo ispirati alla struttura ossea di The Age of Extremes di Hobsbawm e l’abbiamo aggiornata plasmandola sul nostro mondo di allora.
SB: Qualcosa è emerso. Una delle tesi centrali nel suo libro era considerare il XX secolo come emblema di sfida fra ideologie binarie. La metà del mondo ha investito nella feticizzazione dei diritti sacri dell’individualismo – attitudine che culmina nel neoliberismo degli anni ’80 di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. All’altra metà del mondo fu imposto che l’individuo doveva sublimare i propri desideri in funzione del bene della collettività, noto anche come comunismo.
Per cui la domanda “cosa conta di più l’individuo o la massa?” è sempre stata al centro di stravolgimenti politici. Il 2016 non è stato poi così diverso (Brexit, Trump). Tuttavia, ora, mentre entriamo nel Primo Coronacene – dove il COVID-19 ha forzato improvvisamente almeno un terzo del pianeta alla distanza sociale, svuotando le città per qualche tempo – il significato di “individuo” e “massa” si è trasformato ancora una volta, in modi sempre più estremi.
HUO: Douglas, cosa sta succedendo all’individuo? Intendo socialmente, tecnologicamente, filosoficamente.
DC: Penso che il processo sia questo: la tecnologia cambia la persona, di conseguenza la collettività mutata e, consciamente o inconsciamente, genera una filosofia. La filosofia globale, attualmente in evoluzione, sembra favorire in maniera incongrua il pensiero libertario tipicamente americano e il pensiero magico. La tecnologia ha il potere di far credere alle persone di avere più libero arbitrio di quello che effettivamente hanno, evidenziando il peggio che sfocia inevitabilmente in manifestazioni di potere – se le persone vedono la possibilità di ottenerne anche la più piccola dose, di solito l’afferrano. La tecnologia crea sistemi di feedback sorprendentemente granulari per calibrare (senza troppo senso) le statistiche sul potere individuale sotto forma di like, views e altro. La vita quotidiana dell’individuo diventa un’arena per il monitoraggio, la creazione e il rafforzamento delle statistiche.
HUO: C’è un meraviglioso episodio di Black Mirror “Nosedive” (Stagione 3, Episodio 1) con Bryce Dallas Howard che parla di questo.
DC: L’ho adorato! Volendo ragionare su un’ampia scala, il governo cinese ad esempio sta puntando sul sistema di credito sociale. Le persone che vivranno tra vent’anni non crederanno quanto rapidamente “il centro” sia svanito dalla nostra vita culturale e dalla nostra filosofia collettiva. È successo solo in un anno a partire dalla metà del 2016. Penso che a chiunque si chieda, il 2016 è stato l’anno peggiore di sempre. In qualche modo, per me, anche il 2020 non è così triste come il 2016. Il nostro più grande dispiacere filosofico collettivo è che il centro non tornerà mai più. Come spiegheresti “il centro” alle persone nate nel 2020?
SB: Se mi chiedessi qual è stata la cosa peggiore del 2016, ti direi che sentivo la mia anima sotto attacco, ma il mio corpo no: potevo ancora muovermi, incontrare gente, salutare, esplorare e condividere il mio PTSD [Disturbo da stress post-traumatico] ovunque sulla Terra. Nel 2020 il bersaglio è il corpo, il mio, quello di tutti. Tuttavia il virus non “vuole” nulla, certamente non le nostre anime. Il mio stile di vita – quello dei mondi professionali in cui viviamo – cambieranno in modo più tangibile nel 2020 e nel 2021 rispetto al 2016/2017. In questo senso, mi sembra più catastrofico personalmente. Geopoliticamente poi, è un’altra conversazione.
HUO: Come definiremmo “la massa” nell’era dell’estremo sé?
SB: Forse dovremmo tornare un po’ indietro. Uno dei tratti distintivi della modernità nella città del XIX secolo descritta ne Il pittore della vita moderna per Charles Baudelaire era la capacità di un individuo di fondersi nella massa. L’anonimato è diventato un aspetto fondamentale dell’identità.
DC: Adoro quel testo.
SB: Questo concetto assume ancora più valore per l’individuo all’interno di una massa virtuale. L’anonimato digitale garantisce un’impunità legittimata dalla sezione commenti grazie ai troll in poltrona e trasforma i teorici più folli della cospirazione in importanti giocatori multimediali che ora dispongono del collegamento diretto con lo Studio Ovale della Casa Bianca. “Bevi candeggina. Ti renderà immune!” E sai cosa? La gente beveva candeggina. Questo per dire quanto sono potenti le falsità oggi, dove la realtà basata sul consenso è stata smantellata.
HUO: Prima del COVID-19, insieme avevamo pensato principalmente a questo tipo di masse distribuite e dematerializzate. Le masse “crowdsourcing”.
SB: I tre miliardi e oltre di visualizzazioni per i TikTok su Toosie Slide di Drake (2020).
DC: Tre miliardi? È umiliante.
SB: Forse è così? Nel 2010 c’era la FOMO [Fear of missing out], la paura di essere esclusi, poi è arrivata JOMO [Joy of missing out], la gioia nell’essere tagliati fuori. Nel 2020, siamo in una nuova fase della FOGO [Fear of going out] la paura di uscire di casa. Alcune persone ne soffriranno, mentre per altre siamo in una modalità YOLO [You Only Live Once] aspettando la fine del mondo.
HUO: Vero. In questi ultimi mesi abbiamo tutti elaborato il significato di essere parte di masse virtuali anziché fisiche. Le due entità continueranno a sintetizzarsi in una nuova collettività, e in una nuova alienazione. Il distanziamento fisico ha generato il desiderio di connetterci ancora di più. Come ho detto recentemente: “NO ZOOM NO CRY”.
SB: Abbiamo bisogno della tecnologia per raggiungere le nostre prossime realtà. Una connessione Wi-Fi debole o assente è sinonimo di isolamento univoco. Un buon Wi-Fi diventa a tutti gli effetti un diritto umano fondamentale.
DC: Per questo ho sempre sostenuto che non si possono utilizzare le vecchie tecnologie per risolvere i problemi creati dalle nuove.
SB: Amen. Sembra che una delle più grandi vittime nel prossimo futuro del Primo Coronacene saranno le masse fisiche. Qualcuno sa se un raduno di più di due persone costituisce una folla adesso? Cinque, cinquecento, quante? Tokyo 2021 sarà davvero la prima olimpiade senza pubblico? Potranno sopravvivere eventi come le biennali d’arte, che hanno misurato il loro successo basandosi sull’indice dei visitatori? Quel livello di densità si sta trasformando in un incubo da pandemia. Come possono sopravvivere eventi culturali su larga scala? Le masse sono associate all’ansia mortale già da qualche tempo, si dovrebbe forse rivedere con “Crowds and Fear” il noto Crowds and Power (1960) di Elias Canetti.
HUO: Immaginiamo che sia l’anno 2030. Qual è il più grande cambiamento che avrà subito l’individualità nel decennio precedente?
DC: Penso che il più grande cambiamento in cui incorrerà l’individualità sarà l’incapacità di gestire o esistere nel mondo fisico. Per decenni in Giappone è stata presente una fetta demografica chiamata hikikomori, ce ne sono oltre un milione. Cito Wikipedia:
“Gli Hikikomori sono adolescenti o adulti solitari che si ritirano dalla società in cerca di estremi livelli di isolamento e isolamento. Hikikomori si riferisce sia al fenomeno in generale che ai reclusi stessi. Gli Hikikomori sono stati descritti come solitari o ‘eremiti dei nostri giorni’. Le stime suggeriscono che mezzo milione di giovani giapponesi sono diventati reclusi sociali e oltre mezzo milione di individui di mezza età.”
L’unico momento in cui gli hikikomori escono di casa, se lo fanno, è nel cuore della notte per andare al 7-Eleven o al Lawson per uno spuntino. Il ‘mondo reale’ nella sua dimensione quotidiana non esiste più per loro. L’hikikomori è come l’anoressia o la disposofobia, una volta che la patologia è in atto è troppo tardi per guarirne completamente.
SB: C’era un meme che circolava quando il virus era penetrato nell’emisfero occidentale, che diceva – qui parafraso – che con tutte le persone recluse gli hikikomori potranno finalmente uscire.
DC: Sarà il contrario! So che il “mondo virtuale che sostituisce il mondo fisico” sembra un’idea già vecchia, ma penso che sarà questo se mi chiedi una previsione della vita nel 2030. Le persone che stanno per entrare in uno stato di isolamento permanente sono probabilmente le stesse persone che non smetteranno di indossare mascherine nemmeno quando verrà rilasciato un vaccino per questo virus miserabile. Stiamo a vedere.
HUO: Odio aspettare.
DC: Siamo diventati tutti così impazienti, vero? Grazie Internet.
SB: Mi manca il mio cervello pre-Coronavirus.