Nel 1998 Baruchello decide di donare i suoi beni (ex casa studio, terreni, biblioteca, opere) a una Fondazione. Nella Fondazione Baruchello, quanto Baruchello aveva realizzato con la società fittizia Artiflex , tra il 1967 e il 1968, e con l’Agricola Cornelia S.p.A., (tra il 1973 e il 1981) torna in parte con una nuova forma: un istituto con statuto e propria personalità giuridica.
Baruchello ha vissuto dal 1973 nella campagna a nord di Roma. La sua ex casa-studio di quasi mille metri quadrati ha una grande biblioteca (con archivi e fondi storici), spazi esterni compresi quelli dove aveva progettato il Giardino (dal 1985) e il Bosco (dai primi anni Novanta), ci sono anche edifici (per le residenze) all’esterno e alcuni capannoni restati dall’Agricola Cornelia. Baruchello trasforma dunque quello che in quaranta anni di attività ha realizzato, in qualcosa di nuovo, in una Fondazione per l’arte contemporanea. Da queste premesse nasce la Fondazione Baruchello alla cui base ci sono non “fondi” di denaro ma luoghi, spazi, attrezzature, esperienza e idee.
Dal 2000, la Fondazione inizia la sua attività: in parte è rivolta all’opera di Baruchello (catalogazione, archiviazione, ricerca) e alla biblioteca. Per l’importanza storica dei fondi e dei volumi sull’arte contemporanea è riconosciuta Istituto culturale dalla Sovrintendenza ai Beni librari. Per altro verso la Fondazione “produce” forme innovative di dialogo e scambio. Attraverso seminari e “workshop” con artisti, giovani studiosi, filosofi, poeti, scrittori, la Fondazione dal 1998 è una piattaforma di dibattito attraverso conferenze, giornate di studio, convegni. La condivisione, il linguaggio e i processi immateriali (cognitivi) del lavoro nella fase attuale della crisi economica, il lavoro immateriale, le donne e il loro ruolo nella società contemporanea, l’intraducibilità e le forme di relazione, l’arte e l’ambiente, l’arte come contro-sistema nell’epoca della crescita tecnologica, l’arte e le potenzialità delle nuove tecnologie, i poteri dell’immagine tra arte e filosofia, il pubblico dell’arte, l’arte come riscrittura della storia, le nuove relazioni tra arte e agricoltura sono le questioni intorno alle quali si sono incentrati molti progetti per immaginare e costruire nuove forme di coesistenza e di relazione tra aspetti diversi rimettendo in gioco gli spazi, sia interni che esterni, e soprattutto la terra.
Sono stati realizzati progetti su case condivise (realmente abitate anche per un solo giorno come nel progetto di Cesare Pietroiusti) e case di personaggi fittizi (il progetto di Emilio Fantin), su giardini intraducibili (con gli Stalker), sul linguaggio immateriale in rapporto alla condizione operaia (il progetto di Mauro Folci), su temi difficili a partire da “esercizi facili” (nel seminario condotto dallo stesso Baruchello), sugli anni Settanta a Roma (con Rogelio Lopez Cuenca), sul paesaggio e la biodiversità naturale e culturale (il progetto di Diego Bonetto); sono stati scavati spazi nella terra per realizzare dibattiti filosofici; sono anche in corso “diari” sulla coltivazione del grano, orti progettati con “Google Earth”, piccoli giardini da realizzare e curare anche a distanza. Molte attività sono realizzate con la collaborazione di Musei che, come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e il MACRO, a Roma, hanno ospitato molte delle iniziative.
Il “Seminario” o workshop è la formula non soltanto didattica ma di ricerca per capire, progettare, inventare, immaginare insieme, tra artisti e giovani partecipanti. Molti dei giovani che hanno partecipato a questi workshop oggi sono artisti e curatori significativi nel contesto italiano e internazionale. Si fanno ricerche, indagini sul territorio, si lavora nella periferia e a contatto con “professionisti” di settori come l’agricoltura, il giardinaggio, l’orticultura; si progettano spazi virtuali e “viaggi” con ospiti che “guidano” a vedere da altri punti di vista il rapporto tra centro e periferia della città: l’arte funziona come un dispositivo di invenzione non soltanto di “opere” ma di dialogo e partecipazione.
Oggi la Fondazione ha in cantiere nuovi progetti per ripartire dalla terra, dal rapporto tra arte e agricoltura: sono stati seminati il grano, il girasole, piantati nuovi olivi e realizzati piccoli orti. Recuperando l’esperienza di questo luogo straordinario, tra campagna, periferia della città, territori etruschi e dunque archeologia, la Fondazione recupera quanto già fatto da Baruchello su questa “terra” per pensare e sperimentare nuove forme di uso, scambio e condivisione di idee dentro e al di là della natura, tra realtà e immaginazione, all’incrocio di saperi da recuperare e nuove tecnologie, sempre nell’interazione e nello scambio di esperienze diverse, da mettere in comune.