Riccardo Sgarbi: Assistendo al tuo concerto si ha netta l’impressione di una forte influenza orientale sul tuo modo di produrre suoni e di comunicarli. Ciò è dovuto anche al particolare tipo di situazione che crei, alle luci, all’incenso, ecc. Pensi che tutto ciò dia alla tua musica un effetto particolare sul pubblico?
La Monte Young: Si, credo che un effetto vi sia e si realizzi in circostanze ideali…
RS: Cosa intendi con questo termine?
LMY: Le circostanze ideali ci sono quando c’è gente pronta ad ascoltarti, e sono del parere che oggi di gente di questo tipo ve ne sia molta. Il più delle volte il pubblico apprezza realmente questi concerti e ne esce con una buona esperienza. Penso che accada questo, che il livello emozionale che conduce la gente verso un’esperienza di tipo spirituale venga raggiunto e che il tipo di comunicazione che si instaura sia ottenuto con vibrazioni, perché quando canto meglio, mi rendo conto di entrare in una sfera dove si pensa solo a questi toni e alla loro relazione con lo spirito. Questo tipo di rapporto esiste e io cerco di sincronizzarmi su di esso e di cantare il meglio possibile in quello stato. Ora, per quanto riguarda l’influenza orientale cui tu hai accennato, ti dirò che facevo musica di questo tipo prima ancora di studiare la musica indiana Raga classica, cantando con Pandit Pran Nath, però devo confessare che gli studi fatti con lui mi hanno senz’altro dato qualcosa di più anche se mi sforzo perché la struttura del mio lavoro non venga infl uenzata dagli studi compiuti sulla musica orientale. Mi rendo conto del fatto che lo stato psicologico insito nella musica indiana e nel mio lavoro convivono benissimo insieme, per cui cerco senz’altro di evocare nelle mie composizioni quell’effetto spirituale che io stesso ricevetti dalla musica indiana, e appunto per questo ho cercato di studiare insieme al mio maestro le tecniche vocali. Ho lavorato alla struttura della composizione per molti anni, cercando in un primo tempo di approfondire questo processo. Ora ho avuto la fortuna di incontrare il mio insegnante Pandit Pran con cui sto studiando il Raga indiano classico come qualcosa che esula dal resto e che voglio perfezionare. Voglio imparare a cantarlo nel migliore dei modi, e quindi fare questo tipo di musica perché penso che la comunicazione ideale sia il porsi a un livello di vibrazione tale da coinvolgere tutte le cose e penso che il suono permetta questo. Le vibrazioni sonore ne richiamano altre e così ci si sincronizza con queste; è questo ciò che ritengo un Happening.
RS: La scelta di una strumentazione elettronica e l’uso che ne fai hanno implicazioni sulla struttura della tua musica?
LMY: Sì, questo è molto importante perché ciò che mi differenzia principalmente dagli altri per quanto riguarda la strumentazione musicale è l’uso di onde sinusoidali elettromagnetiche. Queste onde sono l’elemento musicale più semplice. Sono l’elemento più elementare del suono: una frequenza. Così, usando generatori elettronici di segnali, in questo caso di onde sinusoidali, posso controllare molto meglio le frequenze. Se si suona un organo il suo timbro ha altre armoniche. Se canto, il mio timbro di voce può avere armoniche del violino e della tromba. L’onda sinusoidale è un suono puro, ha un’unica frequenza e con questa posso fare varie combinazioni e mantenere il più rigido controllo sulla situazione. Sono inoltre del parere che soltanto usando frequenze si possa stabilire uno stato emozionale nell’ascoltatore. Questo rapporto di modo e stato psicologico esiste in vari sistemi musicali: nel canto gregoriano, nella musica greca e indiana. Esiste inoltre quel rapporto tra timbro e sentimento dell’ascoltatore attraverso frequenze che stabiliscono la direzione verso una sfera spirituale, proprio quella che mi interessa, con gli attori che cercano di sintonizzarsi su di essa. Si stabilisce così gradualmente un’atmosfera che richiede però molta energia e concentrazione.
RS: Cosa implica l’uso di strutture più complesse come quelle impiegate da Terry Riley nel suo ultimo LP a differenza del suono prodotto da una sola onda?
LMY: Ciò che voglio ottenere è una resa perfetta degli intervalli tra i diversi toni, sincronizzare ogni frequenza. A dire il vero, anche la struttura di cui mi servo è abbastanza complessa, ma se si accavallano molte note in passaggi molto veloci diventa impossibile sincronizzarne le frequenze. Voglio dire che, come avrai potuto constatare, quando canto molto velocemente mi servo solo di tre toni, questo perché li ho perfezionati, ma è molto diffi cile servirsi di un numero maggiore e poterli controllare. A me interessano soprattutto i toni sostenuti. Ma se nello stesso momento ci sono molte altre cose che succedono intorno a me, mi distraggo facilmente.
RS: Ritornando agli eventi di ieri, potresti raccontarci cosa è successo? Perché ci sono stati quei disturbi e quale pensi sia il pubblico adatto ai tuoi concerti?
LMY: Ci vuole molta concentrazione e sforzo da parte mia per produrre la mia musica, per cui sono sempre portato a pensare che tutti coloro che sono interessati ad ascoltarmi cerchino di aiutarmi. Ma ciò che mi ha sorpreso ieri è stato che nonostante abbia detto a quei due giovani che mi stavano disturbando, non vi hanno fatto caso e anzi hanno reagito dicendo: “No, non ti stiamo disturbando, noi siamo solo liberi. A noi piace la musica”. Allora ho risposto: “Va bene, se vi piace la musica, lasciate che io continui a farla”. Questo è il problema. Pensano di essere completamente liberi. Essere liberi signifi ca aver prima fatto il proprio dovere e rifarsi a una certa educazione. Ma non sanno nulla della disciplina. La disciplina è necessaria. Ho dedicato tutta la mia vita a questo. Ho studiato musica dall’età di tre anni. È terribilmente diffi cile raggiungere questo stadio e fare questo tipo di musica. Ora non sono arrabbiato con loro, ma non mi va chi si comporta in modo così stupido. Se avessi permesso a quei giovani di comportarsi così, avrei creato dei precedenti e allora altre persone avrebbero cominciato a muoversi e ad agitarsi. Ogni movimento nello spazio muove tutta l’aria attorno e disturba il propagarsi delle frequenze. La musica dovrebbe portare la gente a pensare alla proprio vita interiore e al rapporto con la vita e il mondo, ed è questo per cui mi sforzo. Non tutti sono pronti per questa esperienza.
RS: Quale pensi sia l’influenza che la tua musica esercita sugli altri artisti e sulla musica pop?
LMY: Ha molta importanza su persone come Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass e altri giovani compositori di New York che hanno da poco incominciato a fare questo tipo di musica. Ma anche su Yoko Ono e i Velvet Underground. Molte persone hanno subito l’infl uenza di quanto ho continuato a fare sin dal 1957. Penso che non ci siano dubbi su questo. Penso dipenda soprattutto dall’interesse che tali persone hanno nei confronti delle mie composizioni. Ma bisogna dire che molti non hanno mai sentito parlare di me perché, come tu ben sai, le mie ambizioni nella vita esulano da ciò che può essere la mera pubblicità. A me interessa soltanto fare il mio lavoro. Non mi do molto da fare per avere pubblicità e quindi non sono molto conosciuto; sono senz’altro molto meno conosciuto di tanti altri giovani diventati ormai fi gure popolarissime.