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15 Luglio 2015, 12:09 pm CET

Rinascita e apocalisse. La prima Biennale in Ucraina di Lucy Rees

di Lucy Rees 15 Luglio 2015
Sergey Bratkov, Slogan, 2010. Neon, stampa fotografica, 18,3 x 601 cm.

 

Sergey Bratkov, Slogan, 2010. Neon, stampa fotografica, 18,3 x 601 cm.
Sergey Bratkov, Slogan, 2010. Neon, stampa fotografica, 18,3 x 601 cm.

L’idea della Biennale — “The Best of Times, The Worst of Times. Rebirth and Apocalypse in Contemporary Art” — sembra riferirsi alla natura ciclica dell’arte contemporanea e ai suoi effetti sulla nostra vita quotidiana. In che modo hai sviluppato questi concetti?

David Elliott: L’idea centrale della Biennale è ancora in fase di sviluppo e si riferisce al potere e al consumo che investe il mondo e l’arte. La mia riflessione si articola intorno alla possibilità che l’arte oggi possa sovvertire e cambiare le cose.

Cosa puoi dirci della scena artistica contemporanea in Ucraina?

DE: La scena artistica è profondamente radicata ed energica e rimanda costantemente all’identità dell’Ucraina, un paese oggi indipendente. La percezione da parte della comunità artistica internazionale è cambiata. A ogni modo, questa Biennale è per me una grande sfida.

Ci sono più di duecento biennali nel mondo. In che modo pensi di distinguere la Biennale di Kiev dalle altre?

DE: La Biennale è supportata dal Governo ucraino e dalla città di Kiev, quindi la sua creazione ha lo scopo di svolgere un ruolo importante per la città e per l’intero paese, oltre a rappresentare un’importante piattaforma per gli artisti. Il progetto sarà ospitato in un importante edificio recentemente restaurato, l’arsenale Mystetskyi.

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