Carlo Bach su illy e l’arte contemporanea

16 Novembre 2016

“Cercare il bello e il nuovo”. Potremmo riassumere con queste parole quello che è un po’ il tuo motto, quando si parla di arte contemporanea e del ruolo che, da sedici anni ormai, illy rappresenta in occasione di Artissima con il premio illy Present Future?

Parlare di bello è sempre strano quando si parla di arte contemporanea; anche se, a partire dagli anni Novanta, noi di illy tendiamo a dire che – da un punto di vista di gusto e da un punto di vista etico – abbiamo aggiunto al buono anche il bello. Il tutto è iniziato con il design, dove il termine bello può avere ancora un significato mentre quando, attraverso le tazzine, abbiamo iniziato a chiedere agli artisti un intervento sul prodotto, il senso era quello di aggiungere a quest’ultimo uno stimolo intellettuale. Da quel giorno siamo alla ricerca di questo attraverso i grandi maestri e i premi dedicati alle giovani promesse dell’arte.

Al Castello di Rivoli Alina Chaiderov conA New Memory Is Made” inaugura la sua prima mostra in un’istituzione pubblica. La sensibilità dell’artista nel suo lavoro sulla memoria e nel modo in cui riesce a innescarla nel presente, l’ha premiata nella scorsa edizione della fiera. Cosa pensi in generale sulla memoria?

Credo che tutto sia legato alla memoria e alla sua rielaborazione. Sono convinto che anche negli oggetti si conservi una memoria dell’uso che è stato fatto di essi. Mi chiedo cosa saremmo senza la nostra storia e senza la consapevolezza che ne deriva.

Quest’anno il premio illy Present Future è andato a Cécile B. Evans. L’artista americana di origini belga riflette invece sulla condizione dell’essere umano nel presente. Qual è il ruolo dell’individuo nell’era digitale? È uno dei quesiti sui quali si interroga l’artista. Lei cosa ne pensa? 

Penso che il lavoro della Evans sia molto interessante. Il digitale ha modificato per sempre il nostro concetto di estetica. Basta notare come medium quali la fotografia e il video prendono sempre più spazio nei lavori dei giovani artisti e ciò sta modificando anche il sistema dell’arte, sia per quanto riguarda le vendite e – cosa che ritengo molto interessante – il crowdfunding.

Da un punto di vista generale bisogna stare attenti alla dilagante superficialità delle informazioni e quanto ho letto di recente in un’intervista a Werner Herzog a proposito della comunicazione sui social ne riassume il senso: “nei messaggi usi frasi molto brevi, e quindi pensieri molto brevi”.

Il ruolo che ricopri all’interno di illycaffè ti condurrà inevitabilmente a guardare avanti, a essere sempre pronto a soddisfare le volontà del mercato, a rincorrere le tendenze, a intuire ciò che desiderano le persone. Sono queste le affinità che stanno alla base del tuo impegno con Artissima? Come vedi il futuro del premio illy Present Future?

La relazione che illy ha istituito da ventiquattro anni con l’arte contemporanea, soprattutto attraverso i premi legati agli artisti emergenti come ad esempio l’illy Present Future o il nuovo Premio illy legato alla Quadriennale di Roma, mi permette di osservare la parte più sensibile della società e di conseguenza guardare gli artisti come precursori di tendenze, desideri e futuri scenari della comunicazione. Considero questa relazione un privilegio che aggiunge anche una certa ricchezza al mio ruolo di direttore creativo in un senso più ampio.
Nello specifico il premio ad Artissima è difficile da migliorare poiché ha già una struttura solida: presenta una doppia giuria composta da curatori internazionali (una impiegata per la selezione degli artisti, la seconda per dichiarare il vincitore) e la possibilità del vincitore di esporre al Castello di Rivoli durante l’edizione successiva della fiera. Oltre ad essere un privilegio, genera un’attenzione sull’artista favorendo un’ampia comunicazione del suo lavoro per la durata di due anni.

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