La Biennale d’Arte conta quest’anno ottantacinque partecipazioni nazionali, che si divideranno tra i Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e le diverse sedi nel centro storico di Venezia. I paesi alla loro prima partecipazione sono quattro: Kazakistan, che per la prima volta espone da solo, Kiribati, Nigeria e Antigua e Barbuda, che presenteranno la mostra “The Last Universal Man”, dedicata al lavoro dell’eclettico scrittore e pittore di Antigua Frank Walter (1926-2009).
Accanto alle esposizioni che consacrano la carriera di artisti attivi da tempo, come Phyllida Barlow che presenterà un nuovo gruppo di sculture al Padiglione britannico, e Boris Mikhailov, protagonista di quello ucraino con alcune fotografie della serie Parliament (iniziata nel 2014), diversi paesi saranno rappresentati da giovani artisti. Tra questi l’Estonia, che presenterà Katja Novitskova con “If Only You Could See What I’ve Seen with Your Eyes”, un progetto che indaga l’influenza delle immagini digitali sulla capacità di elaborare informazioni visive, e la Georgia che proporrà “Living Dog Among Dead Lions” di Vajiko Chachkhiani, un’installazione incentrata sulle implicazioni che i fattori politici e sociali esercitano sulla dimensione individuale più intima.
Sul confronto tra artisti appartenenti a generazioni diverse si concentreranno, tra gli altri, il Padiglione sudafricano, dove si assisterà al dialogo tra Candice Breitz e il fotografo e videoartista Mohau Modisakeng; il Padiglione della Repubblica di Corea, che racconterà l’identità del paese attraverso le sculture di Cody Choi e le fotografie trovate di Lee Wan; e il Padiglione russo che, con la mostra “Theatrum Orbis”, affiancherà le opere di Grisha Bruskin ai video di Sasha Pirogova e alle installazioni realizzate con materiali industriali del Recycle Group, formato da Andrei Blokhin e Georgy Kuznetsov.
Al centro dell’esposizione “Women of Venice”, che metterà a confronto i lavori del duo Teresa Hubbard/Alexander Birchler con quelli di Carol Bove, c’è il grande artista svizzero Alberto Giacometti, o meglio, la sua assenza da tutte le edizioni della Biennale di Venezia. Il Padiglione finlandese, progettato da Alvar Aalto, presenterà l’installazione immersiva e multimediale “The Aalto Natives”, frutto della collaborazione tra Erkka Nissinen e Nathaniel Mellors.
Un’altra installazione immersiva, che reinterpreterà lo spazio trasformandolo in un vero e proprio dispositivo musicale, sarà quella presentata da Xavier Veilhan al Padiglione francese. “Studio Venezia” si concentrerà sulla percezione del pubblico e vedrà alternarsi musicisti provenienti da tutto il mondo nell’esecuzione di composizioni sperimentali per l’intera durata della mostra. Dedicato al suono sarà anche “ÇIN”, il progetto che Cevdet Erek (Istanbul, 1974) presenterà al Padiglione della Turchia. Un’ esperienza profondamente legata alla percezione sarà offerta dal Padiglione tedesco, che accoglierà un nuovo progetto di Anne Imhof, autrice di complesse performance che invitano a riformulare il lessico del corpo.
Al Padiglione del Brasile, Cinthia Marcelle creerà un’installazione site-specific che introdurrà lo spettatore nell’universo poetico dell’artista, costruito con materiali e oggetti che appartengono al quotidiano.
Diversi Padiglioni saranno dedicati alla fotografia, tra i quali quello australiano con Tracey Moffatt e quello belga con Dirk Braeckman, mentre la fotografia rappresenta il punto di partenza per il progetto “A way out of the mirror” di Geoffrey Farmer al Padiglione canadese.
Votati invece alla pittura saranno il Padiglione statutintense, che presenterà i lavori di Mark Bradford, in un progetto intitolato “Tomorrow is Another Day”, e il Padiglione dell’Angola, alla sua terza partecipazione in Biennale, con “Magnetic Memory/Historical Resonance” di António Ole.