Presidio del contemporaneo sul territorio, da due anni la Fondazione Zimei propone un’attività articolata in mostre, progetti e residenze. È in quest’ultimo settore che s’inquadra l’esposizione “Asfalto Brillante, Romantico Cosmico, Strada Spettacolo” di Marco Pio Mucci, allievo di Garutti e co-fondatore dell’artist-run space Armada, a Milano.Gli spazi della grande villa che ospita la fondazione – che mescola architettura organica e modernismo su una collina che guarda il mare – dettano gli interventi dell’artista, la cui ricerca aggiorna la tradizione dell’autoritratto ibridando il proprio sé con una prossimità sociale (in questo caso rappresentata dal gruppo di amici).
A un episodio biografico è legato Venduto 1, Venduto 2, Venduto 3 (2017), il trittico di opere su carta (concepito come unico lavoro), esposto nella prima delle sale: tre diverse visioni di porzioni di asfalto (che giustificano “Asfalto Brillante”, la prima delle tre sezioni che compongono il titolo).
Il disegno rappresenta uno dei fondamenti della pratica multiforme di Mucci; nella seconda sala è infatti presentato il secondo numero di Sgomento, la rivista ideata dall’artista e guidata dal principio di collaborazione: ogni numero è realizzato insieme a un altro autore (in questo episodio Matteo Pomati, con la copertina di Gianluca Belloni). Il risultato è una graphic novel disegnata in negativo che rivendica l’eredità della felice stagione italiana degli anni Settanta e Ottanta, ancora ben presente sul territorio che ha visto Andrea Pazienza muovere i primi passi, allora studente al Liceo Artistico di Pescara.
Il terzo momento della mostra si svolge in giardino, sito di un costituendo parco di opere permanenti. Qui l’artista ripercorre la tecnica – già sperimentata – del calco del proprio corpo, immergendo un suo simulacro nella piscina (Fun Guy) (2017). Lasciata bianca à la Segal, l’impronta interessa solo la parte frontale della figura, trasformandola in un guscio vuoto, sospeso fra ironia e malinconia. A questa si accompagna un’altra presenza ricorrente nel suo lavoro: il cane, rappresentato da una statua-objet trouvé. È forse questo lavoro a illuminare la seconda parte del titolo, “Romantico cosmico”. La “Strada spettacolo” infine potrebbe racchiudere l’intento progettuale dell’autore, teso a individuare uno spazio di autonomia che riconnetta l’arte alla vita.