Due occhi spiano di nascosto ciò che avviene nella galleria. Sono traccia di una presenza invisibile che appartiene al muro, che si confonde con esso lasciando emergere solo palpebre in forma di conchiglia.
Untitled (for André) (2017) è una delle opere che l’artista portoghese Joana Escoval presenta nella sua prima personale italiana nella galleria Acappella. Una mostra che gioca sulla delicatezza di forme che alludono a elementi architettonici e naturali, ma conservano qualcosa di sfuggente che le rende oggetti astratti e preziosi. Rame, ottone, argento, oro, sono i materiali che l’artista manipola per ottenere forme filiformi, tanto leggere da muoversi al passaggio d’aria. La cromia è cangiante, e subisce gli effetti del tempo enfatizzandone l’intrinseca mutevolezza; le linee si animano nello spazio, come se rispondessero a un proprio ciclo vitale. Proprio la scelta dei metalli tradisce un approccio quasi alchemico, che racchiude in sé il germe di un’incessante e silenziosa trasformazione. L’essenzialità della linea, che si stende, si flette e si frammenta, custodisce invece uno dei tanti riferimenti in mostra alla cultura Navajo, e in particolare all’attività della tessitura, pratica manuale e insieme simbolica. La ritualità del gesto segue la sperimentazione di materiali, combinati tra loro in speciali leghe messe a punto dell’artista, tra cui quella di rame e bronzo che, nel tratteggiare un fulmine, allude al tuono (Thunder [2017]). Se le opere che occupano il perimetro della galleria insistono su una ricerca formale e materica, sul pavimento trova posto A A (2017), trascrizione su fogli di alluminio della sentenza di una corte americana del Texas del 2010 che obbliga un ragazzo nativo americano a nascondere i capelli lunghi, considerati un’offesa alla cultura locale. Il peso delle parole si piega come materiale scultoreo, dettando una nuova forma. Ogni definizione, un tipo di morte (2017), recita il titolo dei delicati archi in ottone, dichiarando fluidità (e apertura) contro ogni possibile (e pericolosa) categorizzazione.