Franco Toselli: A 86 anni sei una matita da circo: hai la capacità di mettere con le spalle al muro un foglio bianco extrastrong in meno di un minuto, come in un film di Tarantino. Il tuo disegno è un eroe di carta.
Lisa Ponti: I disegni mi salvano, mi appaiono nel sonno e al mio risveglio la matita mi prende la mano e io la seguo con fiducia verso una meta benefica, una costellazione, un viaggio ad Abano Terme. Dell’ arte riconosco gli strumenti, come gli artigiani: il foglio, la matita, il temperino, il colore, il tavolo, l’arcobaleno… Non uso la gomma che frena la matita, il mio disegno è un eroe casalingo. San Giorgio legge il giornale, il drago è nella cuccia, l’orso suona il violino, se la matita si altera è solo per un duello tra disegno e acquerello; il mio disegno non evolve, è come l’erba di un campo da golf. Nell’arte la protezione dell’infanzia giunge fino a tarda età, pur vivendo i tempi supplementari.
FT: Dai l’impressione di un’eterna primavera, non a caso sei nata il 21 marzo.
LP: L’infanzia è un tentativo di volo, io ho il brevetto da pilota. Nei miei disegni dichiaro che le nonne fanno bene, ora che vivo i tempi supplementari guardo con più entusiasmo le luci della primavera; però la mia matita è sempre giovanissima, gioca con la stampella.
FT: Sei anche un giardino fiorito di ricordi.
LP: È vero, mi ricordo del timido Sironi che temeva i pipistrelli, del gentile De Pisis, del solenne De Chirico, il tonante Martini, il tenero Germanà, il felice Fontana, i piedini di Usellini, Nanda Vigo architetto, il musicale Melotti, l’artista cosmico Nicola De Maria, Agnetti profeta poeta, Salvo eroe della pittura, il libero Fabro, Mario e Marisa, il giovane Corrado Levi Prini amatissimo, Paladino sognante e trasparente, il rosa Carmen, Tony Cragg più comico che cosmico, Boetti super attivo, anche se ingessato, e tanti tanti altri…
FT: Sulla tua isola hai trovato frammenti di un angelo fossile.
LP: Sì, manca il naso.
FT: Sei figlia unica con molte sorelle, le sorelle Grimm.
LP: Le mie sorelle sono Pontigrimm, è una fiaba nell’architettura, non si vedono alle riunioni di condominio, ma le ritrovo in giardino sedute sulla superleggera.
FT: Per te il Novecento è un’eredità di Giò Ponti, un architetto-re che amava gli artisti.
LP: Giò Ponti ha disegnato l’anima delle cose e delle case, e come mio padre ho spalancato le mie finestre agli artisti. La casa di via Randaccio è stata una seconda domus.
FT: Con chi stai dialogando?
LP: Con gli artisti di Portofranco, l’effetto Bonomo è importante per me.