Agenda / Dicembre 2019 di

di 13 Dicembre 2019

Agenda è una sezione di Arte e Femminismi pubblicata mensilmente su flash—art.it. Agenda raccoglie una selezione di mostre nazionali e internazionali, libri, studi, etc. che alimentano la riflessione attorno ai femminismi nell’arte contemporanea.

“Judy Chicago-The End: A Meditation on Death and Extinction”, National Museum of Women in the Arts, Washington D.C. (19 settembre 2019 – 20 gennaio 2020)
Il National Museum of Women in the Arts di Washington D.C. presenta per la prima volta la serie di lavori di Judy Chicago intitolata The End: A Meditation on Death and Extinction. La personale è articolata in tre sezioni, dedicate rispettivamente alla personificazione delle cinque fasi del dolore, alle riflessioni di Chicago sulla sua stessa fine e a un catalogo visivo di specie minacciate dall’azione umana. Il vetro e la ceramica, utilizzate sin dalla sua famosa e controversa installazione degli anni ‘70 The Dinner Party, sono materiali nuovamente scelti dall’artista per le opere esposte al NMWA e storicamente associati ai lavori di artigianato femminile.

“Women take the floor”, Museum of Fine Arts, Boston (13 settembre – 3 maggio 2021)
“Women take the floor” è un progetto espositivo concepito dal Museum of Fine Arts di Boston che dedica il suo terzo piano al lavoro a lungo trascurato di diverse artiste, promuovendo così una maggiore presenza delle donne nell’istituzione museale. Per l’occasione sono state scelte più di 200 opere, presenti già nella collezione del MFA e raccolte in sette gallerie tematiche: “Women on the Move: Art and Design in the 1920s and ‘30s”, “No Mans Land”, “Beyond the Loom: Fiber as Sculpture/Subversive Threads”, “Women Depicting Women: Her Vision, Her Voice”, “Women of Action, Women Publish Women: The Print Boom” e “Women and Abstraction at Midcentury”.

“To Exalt the Ephemeral: Alina Szapocznikow, 1962-1972”, Hauser & Wirth, New York (29 ottobre – 21 dicembre 2019)
“To Exalt the Ephemeral: Alina Szapocznikow, 1962-1972” è la personale di Alina Szapocznikow attualmente in corso da Hauser & Wirth a New York. La mostra presenta una selezione di sculture che raccontano gli ultimi dieci anni di vita dell’artista, intrecciando la memoria personale alla narrazione del corpo intesa come impronta e testimonianza concreta. Sono visibili opere come Noga (Leg) (1962), un calco in gesso della gamba destra dell’artista, o Lampe Bouche (1966), frutto della sperimentazione con materiali industriali tra cui la schiuma poliuretanica colata e la resina poliestere, e serie come Souvenierso Tumors. Le opere degli ultimi anni riflettono il desiderio dell’artista di lasciarsi andare a uno sguardo più intimo e psicologico, evidente per esempio nel suo autoritratto del 1971 realizzato con garza e resina.

“Betye Saar, The Legends of Black Girl’s Window”, MoMa, New York (21 ottobre 2019 – 4 gennaio 2020)
“Betye Saar: The Legends of Black Girl’s Window” è la personale che il MoMa dedica al lavoro di Betye Saar. La mostra, che celebra anche la recente acquisizione da parte del museo di 42 sue opere su carta, presenta il lavoro condotto da Saar sulle tecniche di stampa e i suoi più celebri assemblage, incentrati su tematiche quali la famiglia e il misticismo, care all’artista sin dall’esordio.Black Girl’s Window del 1969, la sua opera più conosciuta, è il filo conduttore dell’intera narrazione espositiva.

“Bice Lazzari. La poetica del segno”; “Room- Rä di Martino. L’eccezione”, Museo Novecento, Firenze (25 ottobre 2019 – 13 febbraio 2020)
“Ora et labora – Da qui tutto bene. Rebecca Moccia”, Museo Novecento, Firenze (27 settembre 2019 – 16 gennaio 2020)
Al Museo Novecento di Firenze sono in corso tre mostre dedicate a tre artiste appartenenti a generazioni diverse: “Bice Lazzari. La poetica del segno”, “Room- Rä di Martino. L’eccezione” e “Ora et labora- Da qui tutto bene. Rebecca Moccia”. L’antologica di Lazzari, a cura di Paola Ugolini e Sergio Risaliti, realizzata in collaborazione con l’Archivio Bice Lazzari, vede raccolti oltre settanta lavori dell’artista: dipinti, disegni, poesie e oggetti di design. Nella Spazio Room del Museo è visibile il video di Rä di Martino L’Eccezione:l’opera, prodotta dal Museo, ha come protagonista una statua abbandonata in un bosco che, sebbene mutila, tenta di seguire il ritmo della musica in sottofondo. Nell’installazione site specific di Moccia, realizzata in collaborazione con la Galleria Mazzoleni, il loggiato del Museo è ricoperto di carta blue back, strappata con il taglierino. L’opera prevede quattro altoparlanti che trasmettono dibattiti di attualità e notiziari inglesi e italiani.

Alice Neel a quarant’anni con dipinti nel suo appartamento, 1940. Fotografia di Sam Brody.© Estate di Alice Neel.

“Recording Artists Radical Women”, Serie Podcast prodotta dal Getty Museum, Los Angeles (dal 12 Novembre 2019)
Grazie agli Archivi del Getty Museum è stato creato il progetto di storia orale “Recording Artists Radical Women”, un podcast che raccoglie i racconti di sei artiste attive durante gli anni dell’affermazione dei movimenti femministi e le lotte per i diritti civili. Helen Molesworth approfondisce la carriera di Alice Neel, Lee Krasner, Betye Saar, Helen Frankenthaler, Yoko Ono e Eva Hesse attraverso le interviste condotte da Cindy Nemser e Barbara Rose nel corso degli anni ‘60 e ‘70, offrendo così la possibilità di avvicinarsi al lavoro di queste autrici mediante i loro racconti e ricordi personali.

Charlotte Solomon: Vita? O teatro?, Fuori Collana – Castelvecchi, 2019. Courtesy Castelvecchi Editore, Roma.

Charlotte Solomon: Vita? O teatro?, Fuori Collana Castelvecchi, 2019
È in uscita il libro edito da Castelvecchi per la collana Fuori Collana: Charlotte Solomon: Vita? O teatro?. Il volume racchiude la storia di Charlotte Solomon, giovane artista berlinese che prima di essere deportata e uccisa ad Auschwitz, affidò al suo medico francese 718 tempere e alcuni fogli manoscritti, gli stessi che costituiscono questa corposa monografia. Solomon diventa autrice di un romanzo autobiografico che unisce pagine preziose, scritte con un linguaggio pungente e a tratti ironico, e tempere realizzate con i tre colori primari e il bianco tra il 1940 e il 1942.

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Raffaella Perna