I presupposti per questo complesso sistema di incastri e trame ordite, costruito da afflati emotivi e consapevolezze formali, vanno rintracciati nei mesi immediatamente antecedenti “il viaggio in Italia”, in quello studio di New York dove sono stati approntati i frammenti di un lavoro pensati per incontrare le epifanie siciliane. La “residenza” di Susan Cianciolo, durata cinque settimane, è cominciata con una sosta milanese – utile per mostrare parte della sua produzione video, e un’occasione per tessere relazioni semantiche e affettive – per poi partire per quella Sicilia che esprime l’origine della famiglia della gallerista Simeti e quella di Cianciolo, sì della Susan artista che però in quelle terre non era mai stata prima. Come una rabdomante in cerca di epifanie, Cianciolo ha accolto e poi selezionato ciò che le si palesava dinnanzi e ciò che le veniva donato. L’agronomo di famiglia, zio della gallerista Martina, le ha donato una “madre dell’aceto” che è stata subito cucita su un background tessile approntato dall’artista stessa.
I cimeli di questo tour, se si considerano anche i momenti ludici, sono stati utili per l’installazione prodotta a Milano per la sua personale “GAME ROOM / NATURE MAZE” alla galleria Martina Simeti. I memorabilia dei Simeti – un vecchio asciugamano, un abito dissepolto da una tomba di foglie, tanti tessuti africani, tracce dei viaggi della gallerista Martina – sono entrati a far parte di questo prodigioso intarsio. Contributi sono giunti anche attraverso il vento che ha fatto rotolare fin dentro la magióne i sacchetti di plastica colorati e il contenitore di olio per fritture pantagrueliche, testimonianza dei miti della cucina siciliana. Segni distonici giustapposti nelle ore siciliane, costellate dai frutti del gelso, e poi spostati definitivamente a Milano. Appeso ai muri, adagiato per terra o appoggiato sul tavolo, tutto questo lavoro affronta questioni etnologiche, antropologiche, importanti sia per il percorso dell’artista, sia per il percorso della gallerista, nonché testimonianza del profondo scambio di esperienze intercorso in quelle giornate estive tra le due donne alla ricerca di glifi primordiali.
Come in quella fase della preparazione di una sceneggiatura dove tutto è ancora possibile.