La discoteca, il primo feature film dell’artista Jacopo Miliani

14 Settembre 2020
Jacopo Miliani, La discoteca, 2020. Fotografia di Sara Scanderebech.

La discoteca” di Jacopo Miliani è il progetto filmico con cui NOS si aggiudica l’8° edizione di Italian Council, programma di promozione dell’arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Il film d’artista sarà prodotto in collaborazione con APS Arcigay Il Cassero, l’associazione culturale Bottega Bologna, la Fondazione di Amsterdam If I Can’t Dance, I Don’t Want To Be Part of Your Revolution, e l’Associazione Run by a group / openspace di Nancy, ed entrerà nella collezione del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.

In un futuro distopico le discoteche hanno perso la loro funzione aggregativa e sono diventati luoghi di controllo dell’intimità interpersonale…”La discoteca” si sviluppa come racconto orale e visivo su balli e corpi che animano la scena del clubbing italiano degli anni ’80 e ’90, quali contesti di contaminazione, trasformismo, relazioni amorose, dal forte potenziale politico e sociale. A metà tra fiction e archivio il film d’artista immagina la discoteca come una “camera dell’amore” in cui si entra due per volta per consumare un atto sessuale rigorosamente controllato, in cui del divertimento e della scoperta non resta traccia mentre si assiste all’inibizione verso ogni tipo di relazione che prevede un confronto diretto, fisico e di pensiero. Se negli anni ’90 le discoteche rappresentavano il luogo fisico della contaminazione, del trasformismo e delle relazioni amorose oggi l’influenzarsi passa per canali diversi da quelli fisici. A partire da temi che alimentano il discorso performativo presente, l’opera di Miliani mette al centro questo spostamento di valore dell’elemento corporeo indagando le dinamiche di controllo e la trasformazione in atto nella dimensione relazionale che ne deriva.

Il lavoro di Jacopo Miliani si sviluppa a metà tra il linguaggio delle arti visive e le pratiche del corpo guardando alla performance come metodologia di studio e ricerca. Da tempo l’artista porta avanti un’indagine interdisciplinare che intreccia tematiche di genere, teatro, danza, antropologia e che si formalizza attraverso linguaggi e progettualità molteplici, dal video all’installazione, dall’editoria all’happening. Fondamentale nel suo lavoro è la pratica laboratoriale che Miliani addotta rigorosamente nel processo di costruzione di molte delle sue opere: il gioco e il workshop – dice l’artista – mi interessano come pratica per ri- significare musei e contesti artistici, come occasioni per dettare delle regole utili a esprimere la creatività e ad alimentare la libertà.

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