La moda è un grande produttore di contemporaneità. È un potente agitatore culturale, uno dei più pervasivi, del paesaggio visivo ed emotivo che ci circonda. Una sfilata mette in atto una performance di corpi in movimento, luci, colori, musica che traducono in sogno e in vestiario mesi di progetto, studi, intuizioni, artigianalità, passione. Negli ultimi anni la moda ha evoluto il suo essere sistema, complesso e articolato, con un dialogo naturale con il teatro, l’arte, la performance, la musica come il cinema.
Non è solo un impegno “esterno” alla cultura con il sostegno a mostre, artisti o con la creazione di fondazioni o spazi. La moda oggi dialoga dall’interno. Non più per appropriazione, come tante volte si è scritto, o necessità di comunicazione su canali diversi, come tante critiche, o grafica da portare sulle t-shirt, con altrettanti disappunti.
In questo nuovo rapporto con le arti c’è una sorta di disobbedienza alle regole del marketing per spingere verso una contaminazione attiva con gli altri sistemi culturali, spesso, (a torto) considerati più nobili. O più intellettuali. Valentino ha aperto una nuova via alle sfilate con la produzione di vere creazioni artistiche, sotto la direzione di Pierpaolo Piccioli. Come l’Haute couture a Roma, in dialogo con Nick Knight. Adesso negli spazi degli anni ’30 della Fonderia Macchi con performance dell’artista – autore britannico Labirinth che incanta il pubblico con Jealous e Beneath You Are Beautiful. Non esiste più confine di genere tra le arti. Semmai qualcuno sentisse il bisogno di un Linneo della contemporaneità. Perché il mondo è genderless. È libero e deve guardare alla qualità dei contenuti, non a latitudini e longitudini prefissate.
Come editori di Flash Art abbiamo aperto così le sue piattaforme digitali, per la prima volta, allo streaming di una sfilata, grazie a Valentino, per costruire un dialogo con il pubblico dell’arte contemporanea. La sperimentazione e l’innovazione di codici e generi sono al centro del cambiamento e del ripensamento.