Un gioiello decide di diventare indipendente e svincolarsi dalla sua relazione con il corpo. Una mostra collettiva che comprende creazioni prodotte da artisti, designer o aziende, scelte per la capacità che hanno di evidenziare la trasformazione del gioiello in qualcosa che interagisce con chi lo indossa in modo diverso.
Una selezione di opere, sculture, ornamenti occupa gli spazi di un appartamento dove nuove persone si sono appena trasferite. Così come i nuovi inquilini ricordano le loro consuetudini domestiche precedenti, questi oggetti pur mantenendo alcune attitudini risalenti a quando venivano indossati, si trovano ora protesi verso nuovi scenari. Non sono affatto spaventati!
“Même pas peur” è un’espressione francese e, come tale, è difficile da tradurre in altre lingue. Martina parlava francese quasi più spontaneamente dell’italiano quando ci siamo conosciuti, perché si era appena trasferita da Parigi. Per comprendere quell’espressione mi aveva suggerito di immaginare un/a bambin/a che si rivolge ad un altro/a, per dirgli che non gliene importa assolutamente nulla. può avere anche un’accezione provocatoria ma anche utile a proteggersi come quando si grida a qualcuno: vai via!
Martina Simeti aveva già usato “Même pas peur” come titolo della prima edizione di una mostra su gli ornamenti per il corpo, che precedeva lo svelarsi del programma della galleria. Alcuni l’hanno considerato un riferimento a “Chp?” (Chi ha paura?), un progetto di Gijs Bakker.
Abbiamo iniziato a parlare di quest’idea subito dopo esserci conosciuti durante l’organizzazione di una conferenza che Susan Cianciolo doveva tenere da NFQ (NERO-Fabio Quaranta). Durante la mia conversazione con Susan, ho avuto la visione di una collana composta dalle nostre domande e risposte e da lì è iniziato tutto.
– Davide Stucchi