Dubbing Daniela Cascella. Rincorrendo una Chimera e ricominciando Da Capo di

di 31 Gennaio 2022

“Tell me stories!” è una rubrica sulla scrittura, a cura di Manuela Pacella. Uno spazio in cui testi di e su diversi autori indagano la scrittura d’arte, sperimentale, interdisciplinare, creativa e non.

Daniela Cascella, Singed, Equus Press, 2017. Copertina.
Cover design di Louis Armand.

C’era un abisso.
È diventato soglia.
C’era la polifonia.
È divenuta Chimera.

Da Capo
Il corpo della Chimera è composto da parti di tre animali diversi. A queste dissimili forme si vorrebbe dar voce per restituire un ritratto fratturato di una scrittrice – ma anche avida lettrice, artista della citazione, situatrice, ascoltatrice e tanto altro. Here is chimeric writing and it demands neologisms, a new vocabulary, wildly imaginative approaches to reading, hear Chimera.
Chimera è anche utopia.
Per me Daniela Cascella lo è. Chasing an echo.
Ascoltatemi nel leggere perché questa, forse, è una canzone-Chimera.
A chimera-song perhaps.
Once again I’m chasing an echo.

Portare la chimera nella scrittura diviene un’operazione neologistica, diventa csiting: ovvero citing unito a siting. Lo dichiaro qui e non in nota come si converrebbe a un testo accademico e questo, lo avete già capito, ambisce a non esserlo. Tutti i corsivi sono citazioni dirette dai libri dell’autrice; come lei non uso le virgolette, per rendere le sue parole maggiormente in risonanza con le mie. Sono in originale e rimangono tali perché il suo inglese – caldo e avvolgente; fluido e familiare ai nostri orecchi – racchiude l’impegno di scrivere in una lingua non propria ma di non aderirvi completamente, anzi di inquinarla con il proprio bagaglio culturale.

“The effect is to continue to sound Italian while I write in English. To mantain the level of non-proficiency.”1

Daniela Cascella (Italia/Regno Unito) è scrittrice, ricercatrice, docente ed editor.
Agli esordi della sua carriera il suo lavoro si è distinto nel campo delle arti contemporanee e della cultura musicale e sonora attraverso l’attività di curatrice e critica.
La grande passione per la scrittura, insieme alle difficoltà di doversi esprimere ben presto attraverso una lingua non propria – l’inglese – hanno portato Cascella a una progressiva consapevolezza dell’importanza del suo patrimonio linguistico e culturale che volutamente contamina quello acquisito.
Il suono, da oggetto di analisi della sua scrittura, si inserisce progressivamente come elemento fondante del testo: quello delle parole dette, lette e pensate; quello della musica e dei ricordi; quello di altre voci autoriali.
Leggere Cascella è come farsi avvolgere dall’ebbrezza dell’abbandono; progressivamente ci si affranca dal bisogno di completezza e si porge l’orecchio al piacere del suono.
La sua scrittura, se è sempre stata polifonica, diviene chimerica, intendendo con questo l’inserimento volontario di voci altrui non come decoro citazionistico ma come vero e proprio coro.

Da Capo, e ancora
Situo D.C. al Cimitero Acattolico. La immagino seduta su una panchina, la sua prediletta, dove va ogni volta che torna a Roma. Dove non vive più da oltre un decennio ma il ricordo di lei è ovunque. Appena si nomina noto un affetto misto ad ammirazione nei toni di voce di amiche e colleghe. Rilevo anche un registro materno in chi le è stata a fianco nei primi anni e che una volta mi disse che la ricordavo tanto; ti ricordavo tanto, pare, nell’entusiasmo strabordante nel parlare di alcune passioni.

In UK people often spell my name as Daniella, I gain one L… which amuses me, first because it makes my name sound a bit like a joke, where ella in the first name rhymes comically with ella in the surname. Ecco, qui abbiamo qualcosa in comune. Questa doppia L acquisita nel nome, che fa rima comicamente con il cognome, non mi innervosisce più anzi, da quando ho ascoltato molto finlandese, mi fa pensare al puro suono delle lingue quando non le si conoscono e mi ricorda anche che, a differenza di molti, non iniziai a imparare l’inglese grazie alle canzoni che ascoltavo. Attribuivo loro significati da me immaginati per merito del puro potere del suono – probabilmente il significato corrispondeva. Credo che questo aspetto di me, bambina e adolescente, mi rappresenti pienamente. Certo, ho imparato faticosamente l’inglese molto tempo dopo ma il suono, qualsiasi suono, ha un potere immaginifico e mnemonico tale che in certi periodi mi devo forzare a non ascoltare nulla, per protezione, come le pareti di sughero che hanno dato luce alla Recherche proustiana.
Ma, poi, basta il cinguettio di un uccello e tutto si rimette in circolo.
“Le parole sonore degli uccelli hanno parti interne e sottostanti; alterano il contesto delle interazioni, spostandole su un piano dove i sentimenti nascosti, le emozioni e i pensieri associati alla perdita affiorano nella mente di chi ascolta2”.

Cascella ha lasciato Roma per Londra da oltre dieci anni. Una grande perdita per la vita culturale della capitale. Ma, a differenza di tante fughe, la sua ha lasciato una memoria del possibile che stranamente non subisce le dimenticanze così repentine tipiche di Roma.
Sono molte le voci che parlano di lei. Quasi fosse divenuta una figura mitologica. Una chimera lei stessa. Chi la ricorda con voce materna, chi usa toni striduli da fan mai assetata, chi a Roma ci viene andando nei luoghi consigliati da Cascella stessa oppure chi ne ha memoria, con la sua chioma riccia e l’espressione seria, a presentare superbe perle sonore alla British School at Rome.
Si tratta, quindi, dell’attività, tutta romana, di curatrice d’arte contemporanea e critica musicale. Molto seguiti erano i suoi contributi sulla principale rivista musicale italiana Blow Up dove ha scritto dal 1999 al 2008 e per la quale ha curato la rubrica mensile sul suono e le arti.

Situo D.C. su quella panchina. In ascolto. Della memoria. La tua.
Qui eri sull’abisso.
La caduta, come quella dentro la Domus Aurea, è necessaria alla scoperta3.
As I walk once more around the Cemetery, the whole city implodes on these pages. Words, sounds and landscape, tied in a knot.
Non so se sei caduta. Probabilmente sì.

Ti situo, nelle parole di una tua collega londinese, in quel mondo immaginifico del museo del Louvre al Ghetto dove tutto è archivio e dove la polvere del passato diviene il presente dell’acquisto e di una nuova proiezione semantica all’oggetto.
Perché la tua memoria si fa presente. La memoria di un suono, il suono stesso che non è già più nel momento in cui si scrive e che reca con sé aspettative anche prima di ascoltarlo. Hearing the songs in Bella Ciao as a child before I knew what they meant actually allowed me to build my meaning through them.

Heard, which is the anagram of read with the added h of breath.

Oppure, ascoltate: By heart I hear.
Dal cuore ascolto; in inglese basta togliere la “t”. L’ascolto non può che venire dal cuore.
È tempo to torment English words even, to make them say what they cannot say.

A Londra Cascella si iscrive alla Goldsmiths e segue il pioneristico corso di Art Writing tenuto da Maria Fusco. La sua scrittura inevitabilmente cambia, soprattutto per la scelta di scrivere in inglese. Il suo primo libro viene pubblicato da Zer0 Books nel 2012 ed è probabilmente anche quello più conosciuto in Italia, nonostante non sia tradotto. Si intitola En Abîme: Listening, Reading, Writing. An archival fiction. Qui l’autrice getta le basi di una scrittura polifonica in cui altri autori – da Gadda a Pavese, da Calvino a Pasolini – e musicisti – il vinile con Le canzoni di Bella Ciao del 1965, i CCCP – dialogano con i suoi ricordi legati a luoghi romani specifici – Cimitero Acattolico, via Appia, Domus Aurea. En Abîme significa “sull’abisso” e su questo limite l’autrice sembra trovarsi sperimentando una scrittura nuova in cui la prima persona è volutamente forzata e in cui si costruiscono le basi di un modo di scrivere mnemonico, circolare, sonoro, spezzato, non esaustivo.
Nel frattempo Cascella continua a collaborare come autrice, editor e copy editor per riviste, cataloghi e libri e inizia la sua prolifica attività di insegnamento tra cui si segnala, dal 2013, la docenza al Master in Sound Arts presso LCC / University of the Arts London.

Leggere En Abîme sembra come trovarsi di fronte ai tasti di un vecchio mangiacassette e premere “play”. Non appena ci si abbandona a quelli che sembrano i ricordi dell’autrice di una Roma rosa come i suoi tramonti, ecco che, velocemente, si ha l’impressione che la cassetta si inceppi o qualcuno prema “backward”. Si ha la sensazione di ascoltare frasi già lette. Si tratta di un’eco? O si tratta davvero di rileggere un già scritto? Non importa, rispingiamo “play”. Il libro a un certo punto sembra nuovamente andare indietro, come suggeriscono i numeri dei paragrafi, improvvisamente in sequenza decrescente. Molte sono le domande, poche le risposte, tanti i momenti direi epifanici come: words, sounds, art did not want to be understood. They wanted to get close, and just be there. Esatto. Solo essere lì. Non è necessario altro che essere.

Continua la collaborazione con artisti, scrittori e musicisti con lavori che spesso sfociano non solo in progetti editoriali ma anche performativi e sonori. Prosegue l’attività di insegnamento tra cui: la docenza in Scrittura al Master in Belle Arti dell’Università di Bergen (dal 2013 al 2018) dove ha supervisionato progetti di studenti che hanno lavorato sulle sovrapposizioni tra arte e scrittura; oppure al workshop su Suono, Ascolto e Linguaggio al MFA della Goldsmiths (dal 2014 al 2016).
Zer0 Books pubblica anche il secondo libro nel 2015: F.M.R.L. Footnotes, Mirages, Refrains and Leftovers of Writing Sound. In questo caso si tratta di una raccolta di testi di vario genere: note di ricerca, osservazioni, commenti di cui alcuni sembrano essere dei veri e propri manifesti sulla sua scrittura.
Due anni dopo, nel 2017, la Equus Press pubblica Singed. Muted Voice-Transmissions, After The Fire. Qui Cascella riesce addirittura a togliere i pochi strumenti editoriali, che nei precedenti libri la legavano ancora a una struttura testuale più tradizionale: se nei primi volumi non c’erano le note con i riferimenti bibliografici inseriti alla fine del testo, qui non solo li elimina ma liquida anche l’indice in quello che sembra essere un libro in cui il lettore è libero di scegliere da dove cominciare, senza seguire un ordine prefissato. Il titolo, Singed, gioca con il doppio significato inglese di “bruciato” e “cantato” e l’espediente narrativo è la perdita, a causa di un incendio, di molti scatoloni contenenti libri e CD della sua vita italiana; le voci di quegli autori perduti tornano, a sprazzi, nel testo. In questo libro inoltre Cascella gioca sulla differenziazione culturale tra Italia e Regno Unito attraverso due figure: Lucio Battisti, molto noto in Italia ma meno in UK e, viceversa, Clarice Lispector.

Mise-en-abime is a way to reclaim references inside my writing, to make them part of it and not just footnotes: to dismiss frameworks of legitimisation and give words meanings inside the text.
In effetti il lettore non è distratto dal numero di nota, dall’esigenza tutta umana di dover leggere, di doversela persino appuntare su un quaderno uscendo da quel testo che si stava puramente godendo. Non è giusto, non è sbagliato. Però non dovrebbe divenire una frustrazione tale da far capitolare ogni impresa di scrittura (e lettura). Quello è autolesionismo, forse voluto, dai singoli, dai multipli. E se scrivere racchiude sempre e comunque una lunga fase difficile, a volte insopportabile, silenziosa nel caos della mente che macina pensieri e ansie, almeno però che il successivo godimento nel sentire le dita improvvisamente divenute loquaci sulla tastiera non diventi una gabbia per il lettore. Che quel godimento venga trasferito direttamente, in forma pura e sincera.

Torna la metafora degli uccelli. The references within the text are not birds to recognise but voices in the forest, to be heard, before knowing what they are.

E allora un libro può anche essere A collection of blurbs, a hundred of them, written around other books. Written outside and in-between them, binding them into a perverse and polyphonic book – a book made of words pulled, quite literally, from the margins of other books.

Ancora, Da Capo
Ti ricordo… in the time of a recordare. To record, to recollect.
Quell’unica volta che ti ho visto, per pochi minuti, illuminata dai riflettori del piccolo palco della British School. Che dire? E l’ascolto di Manyfingers e Matt Elliott, due musicisti che ho adorato per anni. Beh, grazie. Certo che poi sei partita subito dopo.
Questo mi mette in connessione con il tuo fuoco. La mansarda piena di scatoloni con le tue cose, attaccata dalle fiamme. La distruzione, poi l’inizio, o la rinascita. Essere costretti nella rinascita. Ecco come ora la mente ricorda che il fuoco – studiato per un’altra occasione – e il bruciare, harg in lingua araba, sono simbolicamente associati alla trasgressione4.
E allora, in trance, trasportami.

Nel 2018 Cascella ha ottenuto una borsa di studio triennale per un dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Arte e Design della Sheffield Hallam University. Sono questi gli anni in cui l’idea della scrittura chimerica prende forma, grazie allo studio approfondito di Alejandra Pizarnik, Cristina Campo e Roberto Calasso. Il risultato sono due libri in uscita nel 2022:
Nothing As We Need It: A Chimera (Punctum Books) / Risking Education e Chimeras: A Deranged Essay. An Imaginary Conversation. A Transcelation (Sublunary Editions)5.
Inoltre, dallo scorso novembre a novembre 2022, Cascella sarà commissioning editor al MAP Magazine di Glasgow, dove svilupperà una serie intitolata “A Year of Carte Blanche and Other Chimeras6” ed è Programme Tutor al MLitt in Art Writing presso la Glasgow School of Art.

In attesa che questi due libri escano, posso concludere con un’ovvietà: studiando si impara assai. Nonostante l’enorme difficoltà che la lettura dei tuoi testi mi ha procurato e perché spiegare quello che fai è forse la cosa più lontana da quello che entrambe vogliamo, ecco che scontrarmi con la tua scrittura in fondo mi libera dal voler sapere tutto e approdo a comprendere un ulteriore metodo.
Una mia collega che stimo immensamente mi ha insegnato quanto leggere ad alta voce sia la prima forma di editing.
Tu mi sorprendi con questo esercizio che mi sono appuntata: I have taken the inner voice of my reading as a mould and I have cast it in dismembered groups of words, as I learned by heart every week a paragraph from a new text that mentioned sounds, re-wrote it from memory the following week, and interpolated the missing parts with other words heard beside myself – an experiment with layered memory, (…) an echo cast into shape.

E per superare il blocco dello scrittore nella videointervista già citata in prima nota tu suggerisci: “Ricopiare qualcun altro o tradurlo, e qualcosa poi accadrà.”
Per evitare il blocco – the stone of paralysis – sei approdata alla tua scrittura chimerica che fa parlare con te altri autori ed è multilinguistica.
The multilingualism that I have in mind, and that I inhabit in writing, is not only between languages as such – Italian and English, some Spanish, some French – but between forms of writing and the expectations tied to them, between cultures, between decades.

E qui, per spiegare te, uso il tuo metodo ma anche quello appreso da tanti scrittori o semplicemente da sola, quando volevo ordinare masse di informazioni caotiche e infinite. Inglobare l’altro nella scrittura significa camminare insieme. In questo testo si aggiunge, grigia, una finta voce enciclopedica che doveva essere un solo espediente per sbloccarmi. Ma ho deciso di tenerla perché anche quella voce è sempre necessaria. Questa, nello specifico, non esiste ancora ma è stata creata per voi, lettori, che spero mi abbiate seguito sin qui e qualcosa di Daniela Cascella abbiate appreso.

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