A un anno dalla scomparsa di Jimmie Durham, la Campania rende omaggio all’artista con la prima retrospettiva mai realizzata in Italia: il Madre, museo d’arte contemporanea della Regione, presenta Jimmie Durham, “humanity is not a completed project”, a cura di Kathryn Weir, che raccoglie oltre 150 opere in un percorso che intende analizzare l’importanza del corpus dell’artista e restituire i nodi cruciali di una carriera che si svolge attraverso definite linea di ricerca.
In mostra sono presenti lavori iconici, ricostruzioni di importanti mostre e installazioni, alcuni in collaborazione con l’artista Maria Thereza Alves, e delle opere inedite, come ad esempio Night Hawk (1954), God’s own drunks (1974), oltre alla poesia Now, realizzata in occasione della call to action promossa dal museo Madre nel 2020 durante il primo confinamento per la pandemia in Italia.
“humanity is not a completed project” si articola non solo nelle sale del terzo piano del Madre: la voce di Durham risuona nelle scale, mentre alcune opere sono installate al secondo piano e al piano terra, tra cui Presepio (2016), che accoglie i visitatori negli spazi della biglietteria. Sempre al piano terra, è stato allestito uno spazio di approfondimento in cui sono presenti alcuni lavori dell’artista.
Nell’ambito di Progetto XXI, tra le azioni della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, è stata realizzata in collaborazione con Fondazione Morra Greco la mostra Jimmie Durham: And Now, So Far In The Future That No One Will Recognize Any Of My Jokes,, a cura di Salvatore Lacagnina. Una narrazione obliqua del lavoro
artistico, del pensiero e dell’attivismo politico di Durham, delle sue letture, delle sue attitudini, delle sue posizioni, che comprende sculture – dalla Collezione della Fondazione Morra Greco – scritti, oggetti, grafiche, fotografie, libri, video, documenti.
Artista, poeta, performer, saggista e attivista, Jimmie Durham è una figura unica nella storia dell’arte internazionale dell’ultimo mezzo secolo. Il suo lavoro affronta i fondamenti della cultura europea e nordamericana, decostruendo idee e categorie consolidate. Questa prima mostra retrospettiva in Italia presenta oltre 150 opere, alcune delle quali mai esposte. Crea collegamenti tra periodi temporali all’interno di sequenze tematiche, combinando elementi cronologici con un approccio narrativo, includendo riferimenti a mostre storiche che racchiudono gli esperimenti da lui condotti sulle strategie spaziali.
Nel corso di una carriera di oltre cinquant’anni, Durham ha dedicato la sua pratica alla decodifica critica delle immagini e dei simboli naturalizzati che sono alla base dei sistemi culturali dominanti. Le sue opere, caratterizzate da una forte vena umoristica, spaziano tra sculture, video, poesie, performance, installazioni, dipinti, disegni, collage, stampe e saggi. Costruendo “combinazioni illegali con oggetti rifiutati”, attraverso materiali naturali e industriali, Durham ha generato rotture all’interno delle convenzioni del linguaggio e della conoscenza. “humanity is not a completed project” è un omaggio a un artista il cui lavoro proteiforme e stratificato è fondamentale per la comprensione dell’arte contemporanea e dei suoi possibili futuri scenari. Il titolo, tratto da una stampa di Durham, sottolinea il suo progetto di relativizzare, come culturalmente specifiche, le nozioni universalizzanti e teleologiche dell’essere umano, caratteristiche della modernità europea