z2o Sara Zanin è lieta di presentare “Poca notte”, la prima mostra personale in galleria di Michele Tocca (Subiaco, 1983), a cura di Davide Ferri.
“Poca notte” include un gruppo di dipinti inediti, che mostrano gli sviluppi recenti della poetica dell’artista, basata su un approccio alla pittura che avviene in presenza delle cose, ritratte dal vivo e talvolta in scala 1:1, in un qui e ora dell’immagine che non prevede ritocchi a posteriori ma solo pratica di osservazione diretta e azione, una processualità che rievoca le figure dei pittori/viaggiatori e connoisseur sette e ottocenteschi che, in cammino per diversi mesi, battevano il territorio delle campagne e delle città. I soggetti dei dipinti inclusi nella mostra sono alcuni di quelli ricorrenti della pittura di Tocca: cose e oggetti (il giornale del giorno prima stropicciato e accartocciato, scope e arnesi domestici che giacciono in un angolo della casa, – dimenticate, a margine di tutto, prima dell’uso – scarpe e giacche consunte, ancora umide di pioggia, impregnate di umori atmosferici, del fuori, “giacche-paesaggio”); e ancora, paesaggi, visti attraverso una finestra, cioè attraverso i vapori che si depositano sul vetro – vapori interni che si confondono con quelli esterni (nuvole e coaguli atmosferici) a stabilire una continuità di visione tra dentro e fuori – visioni inquadrate o parzialmente coperte dalla parte inferiore di un ombrello, o dalle ante di una finestra.
Tocca, inoltre, dipinge quadri di piccolo/medio formato e li isola sulle pareti della galleria a far risuonare punti di vista diversi dello spazio espositivo e temporanei dialoghi a distanza; quadri con tagli marcatamente orizzontali o verticali, la cui superficie è quasi integralmente occupata dalla superficie degli oggetti dipinti, come ci fosse una coincidenza tra una “cosalità” del dipinto e la cosa rappresentata.
Ciò che unisce questi nuovi lavori, però, è che nascono da una particolare condizione della visione, quella che coincide con un tempo intermedio tra notte e giorno, quando i primi bagliori e accensioni di luce aprono la visione, prima fiocamente, per poi risuonare nel buio. “È la dimensione ideale del quasi niente – afferma l’artista – dove ‘tutto’ è ancora da guadagnare, rubare – anche la luce lontana, i raggi, un mezzo lampo che lampo non è. Poi arriva l’alba, quella sensazione di stupido crescendo, con questa parola inglese bellissima intraducibile: incremental.” Non solo: la notte è breve (come sempre nella pittura di Tocca non appaiono persone) ma “Poca notte” è una partitura che tiene sottotraccia un uomo che accorcia il sonno per guardare, aggirandosi nelle stanze, in corridoio e sul pianerottolo, le cose in sospensione, dove la vita, passata e futura, affiora nel silenzio e nell’inerzia.