Katherine Bradford “Humankind” kaufmann repetto / Milano

13 Settembre 2024

Le opere di Bradford non nascono da un’idea precostituita bensì da un immaginario ispirato alla pittura. Poche pennellate, tracciate all’interno di liquidi campi di colore, diventano arti, busti e volti di personaggi androgini. I loro corpi, realizzati con una palette radiosa e luminosa, indifferente ai limiti naturalistici, sono definiti dal colore, che svolge un’azione livellante e sfugge a etichette come quelle di genere ed etnia. Anziché rappresentare la fisicità soggettiva di persone vere e proprie, le figure hanno la possibilità di astrarsi, mentre l’audace spettro cromatico porta armonia nel rapporto pittorico e letterale che le lega. Questo aspetto risulta evidente anche nei dipinti con più soggetti correlati tra loro, le cui pose intricate mantengono un’umanità fisica ed emotiva grazie alle aure luminose che ne circondano la silhouette. In questi insiemi di blocchi orizzontali e verticali, le posture spigolose e a tratti goffe dei corpi costituiscono una sorta di impalcatura visivo-metaforica. Trasmettono l’idea di unità e di sostegno reciproco, definendo il singolo soggetto come un elemento di un gruppo sociale che si prende cura dei propri membri. In queste opere trapela l’esperienza personale di Bradford, mettendo in luce il suo impegno decennale nelle comunità di artisti a New York e nel Maine, e rivelano la sua convinzione per cui tutti gli esseri umani sono interconnessi.

Tre grandi dipinti esposti in occasione di questa mostra approfondiscono il tema dell’interazione fra persone e acqua, uno dei leitmotiv della pratica di Bradford. Le distese acquatiche blu scuro non presentano campiture che potrebbero rimandare a rive, orizzonti e cieli, mentre i corpi – distinti appena dalle leggere variazioni cromatiche della carnagione – sembrano fondersi con l’acqua che li circonda. Dissolvendo le forme figurative nella pittura liquida da cui sono composte, l’artista si avvicina ulteriormente a uno dei temi fenomenologici che più la appassionano, e che ha descritto come l’aspirazione a “inglobare il corpo umano nella pittura, e quindi nell’acqua”. Questi lavori eludono l’espressione pittorico-narrativa per concentrarsi sulla fluidità della poesia, e la fusione fra medium e soggetto – fra significante e significato – consente un’interpretazione ancora più universalistica della visione che Bradford ha del genere umano.

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