otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua Ocean Space / Venezia

10 Aprile 2025

Per il 10° anniversario del suo programma pluriennale di fellowship The Current, TBA21–Academy presenta “otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” [altre montagne, dissolte sotto l’acqua], una nuova importante mostra che abiterà gli spazi di Ocean Space a Venezia dal 5 aprile al 2 novembre 2025. Sotto la direzione della curatrice dominicana Yina Jiménez Suriel, la mostra unisce le commissioni inedite di Nadia Huggins (Trinidad e Tobago, 1984) e Tessa Mars (Haiti, 1985), installazioni video e sonore site-specific, sculture e dipinti di grandi dimensioni ospitati nella storica ex Chiesa di San Lorenzo. Risultato del quarto ciclo di The Current, la mostra esplora l’improvvisazione~freestyle come strategia e strumento estetico utile a sfidare le prospettive terrestri ed estrattiviste e reimmaginare sistemi alternativi di supporto alla vita, rinnovando l’impegno di TBA21–Academy nelle pratiche artistiche legate alla conservazione degli Oceani.

“L’improvvisazione~freestyle funziona sia come strumento che come strategia, composta da configurazioni inedite di azioni nel tempo e nello spazio che cercano di smantellare una struttura di soggettivazione collettiva per trasformarla in qualcosa di nuovo, pur conservando le tracce del suo stato precedente”, spiega Jiménez Suriel. Nell’arco di un decennio, The Current ha promosso collaborazioni interdisciplinari e indagini artistiche sulle ecologie oceaniche, ispirando nuovi approcci radicali alla produzione di conoscenza. Centro nevralgico di questa missione, Ocean Space è uno spazio unico per l’immaginazione oceanica, che supera i confini istituzionali e riconfigura il rapporto tra arte e ambiente marino.

“otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” invita il pubblico a interrogarsi sui concetti di percezione, potere e trasformazione attraverso le opere di due artiste che sono nate, vivono e lavorano nelle isole dei Caraibi. Nella sua installazione video A shipwreck is not a wreck (2025), Huggins esplora il potenziale dell’improvvisazione~freestyle come strumento per interagire con la percezione umana. L’installazione situa il pubblico nello scheletro di un relitto, dove corpi, rocce e coralli sommersi evocano esperienze temporali profonde. Quest’opera esperienziale invita a reimmaginare i confini artificiali costruiti attorno al tempo, alla percezione e al movimento. Sopra il livello del mare, il corpo umano è quasi sempre verticale – in piedi, seduto, in movimento – ma sott’acqua il galleggiamento modifica l’orientamento, creando la possibilità di nuovi modi di essere.

Tessa Mars estende questa esplorazione con a call to the ocean (2025), un’installazione pittorica immersiva che presenta personaggi “risvegliati” che navigano uno spazio ibrido – le montagne nelle montagne – dove incarnano la fluidità dell’improvvisazione~freestyle. Mentre i/le visitatori/trici si fanno strada nella composizione stratificata dell’opera, incontrano delle figure che sembrano immerse in un sonno profondo, in preda a mutamenti formali e strutturali che riconciliano le loro realtà corporee con il più ampio processo di moto perpetuo dell’Oceano. Attraverso la stratificazione, la texture e il suono, Mars immagina l’improvvisazione come un processo ciclico che resiste alla cooptazione sfidando le strutture rigide del potere. Con quest’opera Mars indaga sulla capacità degli organismi viventi di resistere ai continui cambiamenti della realtà.

Insieme, queste narrazioni intrecciate pongono tre sfide importanti: trascendere le prospettive terrestri, reimmaginare i sistemi di supporto alla vita e affrontare le strutture di potere consolidate. Con queste opere Huggins e Mars dimostrano che l’improvvisazione~freestyle – profondamente incorporata nelle pratiche culturali dei Caraibi – può offrire una via per attuare le trasformazioni più urgenti nei nostri modi di pensare, muoverci e sostenere la vita. “L’Oceano è uno spazio comune per i processi emancipativi contemporanei della specie umana – processi che inevitabilmente si estendono alle forme di vita non umane. Al centro di questi processi emancipativi c’è un urgente bisogno di andare oltre noi stessi/e e i confini della terraferma, di superare la prospettiva che storicamente ha plasmato e limitato i nostri sensi e i modi di produzione della conoscenza. Se le strutture materiali e simboliche che abbiamo ereditato sono ancorate alle nozioni di binarietà e stabilità, la prospettiva oceanica offre una cornice alternativa per la formazione della vita attraverso il moto perpetuo”, riassume la curatrice Yina Jiménez Suriel. Insieme a “otras montañas, las que andan sueltas bajo el agua” [altre montagne, dissolte sotto l’acqua], Ocean Space ospita nella sua Research Room “Echoes of the Sanctuary”, una mostra a cura di Louise Carver. “Echoes of the Sanctuary” presenta il lavoro a lungo termine di TBA21–Academy che intreccia conservazione marina, sviluppo rigenerativo e produzione artistica in Giamaica. Esposta al pubblico per la prima volta a Venezia, la mostra è il risultato del progetto di ricerca della geografa critica Louise Carver (2022-2025) sulle possibilità della conservazione conviviale, realizzato in collaborazione con l’organizzazione partner di TBA21–Academy, l’Alligator Head Foundation, un ente per la conservazione marina, con un laboratorio di restauro dei coralli situato a Portland, Giamaica. La conservazione conviviale (da convivere, letteralmente “vivere insieme”) è un’agenda di ricerca e di advocacy internazionale che promuove “la coesistenza, la (bio)diversità e la giustizia” cambiando le norme degli approcci di conservazione tradizionali. “Echoes of the Sanctuary” traccia i contorni di questo lavoro e di come potrebbe svolgersi in Giamaica, allineandosi alla visione di sperimentazione pratica e trasformativa dell’ Alligator Head Foundation, che unisce residenze artistiche, ricerca, advocacy e conservazione basata sulla comunità per il decennio a venire.

“Echoes of the Sanctuary” combina ricerca sul campo, ricerca d’archivio, prospettive teoriche e proposte di conservazione conviviale, e riassembla una serie di interviste e registrazioni etnografiche in una piattaforma sonora multicanale che riunisce gli/le attivisti/e ambientali di Kingston e della Giamaica rurale. La conservazione conviviale prende forma dagli insistenti appelli al cambiamento trasformativo nella gestione del pianeta e promuove la riconnessione tra natura e persone, nonché la guarigione economica, epistemica ed emotiva che rende possibile la coesistenza. Le due mostre sono emblematiche dell’approccio scrupoloso di TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary alle commissioni e alla produzione espositiva. Dal 2002 la fondazione per l’arte e l’advocacy supporta le pratiche artistiche che reimmaginano il mondo, sostenendo la ricerca e l’indagine globale con programmi a lungo termine. TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary da anni porta avanti la sua missione di promozione dell’arte e della cultura come agenti di trasformazione sociale e ambientale, lavorando a stretto contatto con artisti/e e organizzazioni di tutto il mondo.

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