Curriculum Vitae – Carlo Antonelli di

di 29 Maggio 2025

I CV sono nati per definire chi siamo e come ci presentiamo; una sorta di esposizione estesa delle nostre credenziali: nato a, studiato a, lavorato per, frequentato questa scuola…, interessi speciali e hobby. Anche l’arte si adegua con l’integrazione di categorie: mostre, articoli, esposizioni… Questo Curriculum Vitae non si preoccupa tanto dei dati fattuali quanto di quelli non fattuali, non detti e privati. Una lunga lista di domande private, improbabili e senza vergogna ai protagonisti del mondo dell’arte e della creatività. Domande secche come la vita per risposte brevi come la vita.

Carlo Antonelli risponde alle domande di Cristiano Seganfreddo.

Ritratto di Carlo Antonelli. Fotografia di Mattia Zoppellaro.

CS: Hai mai mostrato troppo?
CA: Impossibile per me fare il contrario. È una dannazione.

CS: Parli mai da solo?
CA: Se non valgono le sole bestemmie, allora no.

CS: Il tuo posto preferito al mondo?
CA: Il vaporetto che collega Camogli (GE) al grande scoglio di Punta Chiappa.

CS: Qual è il tuo cibo preferito?
CA: Nessuno. Ah, no: ciliegie in una bacinella d’acqua.

CS: Denaro, amore, sesso, fama, immortalità: mettili in ordine per te.
CA: Come lo sono già.

CS: Chi sei, quando non sei Carlo Antonelli?
CA: Mi riposo.

CS: A chi stai parlando, davvero, con il tuo lavoro?
CA: Se e quando lavoro, sto zitto. Lascio delle tracce e pure delle trappole. Se invece faccio finta, a quel punto ciancio ai quattro venti.

CS: La canzone che ti ritrovi a canticchiare spesso?
CA: Achille Lauro, quella di Sanremo. Ma sono grande fan dagli inizi. Vorrei essere lui.

CS: Hai animali domestici?
CA: No

CS: Sei più attratto da chi sfugge o da chi resta?
CA: Nessuno è attratto da chi resta. Eppure capita di esserlo. E sai bene che perderai. Pazienza.

CS: Quante ore usi lo smartphone quotidianamente?
CA: Tutto il tempo che ho.

CS: Hai mai avuto paura del successo?
CA: Sì, quello televisivo, che a fatica ho sempre declinato.

CS: Quanto tempo riesci a stare da solo?
CA: Senza smartphone, manco mezz’ora. Se ce l’ho con me, anche mesi.

CS: La persona più creativa che hai incontrato?
CA: Emilio Prini.

CS: Ti capita mai di non capire cosa stai facendo?
CA: Fino ad un certo stadio, sì. Poi no, come tutti.

CS: Il modo più insolito in cui hai guadagnato denaro?
CA: Francamente nessuno. Ho dovuto faticare, come dicono a Napoli. E se anche è successo, si è vanificato. Vedi i due Cattelan della prima ora buttati per sbaglio nella spazzatura da mia madre.

CS: Dessert preferito?
CA: I profiteroles con cioccolato fondente che san fare a Roma. Sennò il budino Elah sempre al cioccolato che fa i buchetti.

CS: Le tre cose che porteresti su Marte?
CA: Vestiti GR10K fatti apposta. Non ci voglio andare però, lo dico chiaramente.

CS: Hai tatuaggi o segni particolari?
CA: No

CS: Il tuo lavoro ti ha fatto perdere qualcuno?
CA: Non che io sappia. Sarebbe interessante, tuttavia.

CS: Il tuo libro preferito?
CA: “Condominium” di J.G. Ballard.

CS: L’abitudine meno salutare che hai?
CA: Mi spiace ripetermi, ma non ho abitudini salutari, nonostante ci provi assai.

CS: Preferiresti essere dimenticato o frainteso?
CA: Prima la seconda e poi, subito dopo, la prima.

CS: Cosa vorresti fosse scritto in tuo ricordo?
CA: “Carlana” e basta, come l'”Enrico” (e basta) di Cuccia sul granito grigio della sua tomba.

CS: Hai mai sentito invidia?
CA: In modo smisurato e spesso immotivato.

CS: Il tuo artista preferito?
CA: Roberto Cuoghi.

CS: Compri moda vintage?
CA: Da quando sono piccolo.

CS: La cosa più impulsiva che hai mai fatto?
CA: Tirare un paio di volte la maniglia rossa del treno.

CS: Ti ricordi l’ultima volta che ti sei sentito ridicolo?
CA: Ma sempre…

CS: Un designer che ammiri?
CA: Enzo Mari per le cose. Massimo Osti per i vestiti.

CS: Pratichi sport o altre attività fisiche?
CA: No (vedi prima).

CS: Hai mai desiderato smettere di fare tutto quello che fai?
CA: Sì, e poi ho fatto altro.

CS: Che profumo usi?
CA: Ma nessuno. Sono cose terribili.

CS: Dove ti vedi a 70 anni?
CA: In un posto dove parlano arabo ma non so quale.

CS: Quanto c’è di te nelle cose che crei?
CA: Tutto.

CS: A che ora ti svegli?
CA: Diciamo alle otto.

CS: Cosa ti imbarazza ancora, nel tuo mondo professionale?
CA: Questo fatto incredibile di avere la patta aperta in riunione pur standoci attento.

CS: Che tipo di vacanze preferisci?
CA: Ormai è così: in un bellissimo posto, ma senza uscire di casa, se non pochissimo.

CS: A chi hai mandato il tuo ultimo messaggio?
CA: Una roba di mezzo lavoro.

CS: La tua versatilità professionale ti ha salvato o fregato?
CA: Tutt’e due. Più la prima.

CS: Il tuo film preferito?
CA: Drag Me to Hell di Sam Raimi.

CS: Cucini con piacere o per necessità?
CA: Come dice mia figlia, non cucino ma cuocio.

CS: Il nome di tua madre ha un significato particolare?
CA: Il nome era bellissimo, Elide. Ho sempre pensato che fosse una calla.

CS: Lavori di notte?
CA: Solo se mi viene da scrivere d’impulso.

CS: Le cinque app che usi di più?
CA: WhatsApp, It Taxi, Freenow, Stremio, Just Eat.

CS: Qual è l’animale che ti rappresenta meglio?
CA: Boh, una formica rossa.

CS: Se dovessi scegliere una sola professione, quale sarebbe?
CA: Scrittore.

CS: Il messaggio in bottiglia che getteresti in mare?
CA: Trovate una spiaggia florida di cibo e rimaneteci.

CS: Hai mai fatto qualcosa di imbarazzante in pubblico?
CA: Sempre.

CS: La tua serie TV preferita?
CA: Ozark.

CS: Hai mai lavorato per compiacere?
CA: Molto raramente.

CS: Il tuo segno zodiacale? Ci credi?
CA: Sì, Capricorno.

CS: Hai un oggetto portafortuna?
CA: Cambiano. Ora ho delle pietrine. Mi sono giusto accorto adesso di aver perso la più importante.

CS: Il posto più sorprendente che hai visitato?
CA: Beirut, metà anni novanta, immediatamente dopo la fine della guerra.

CS: Cosa pensi non esisterà più tra cinque anni che oggi usiamo ogni giorno?
CA: Tutto. Sarà fantastico.

CS: C’è qualcosa che preferiresti non dover mai fare?
CA: No

Non è un’intervista. Non è un profilo.
È un autoritratto sparso, in forma di domande.
Un modo per perdersi dentro le persone, nei loro gesti, nei loro oggetti, nelle loro ossessioni.
Una mappa del visibile e dell’invisibile.
Un curriculum emotivo, estetico, personale pensato da Cristiano Seganfreddo.
In ordine libero, come il pensiero.

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