“Il Collezionista” è una sezione strutturata in una serie di interviste alle personalità che costituiscono il collezionismo italiano, è un campionamento di attitudini, gusti, visioni che mostra la varietà e le peculiarità delle collezioni.
Avvocato e collezionista d’arte, Ivan Frioni rappresenta una figura di collegamento tra il mondo giuridico e quello artistico italiano. Con un occhio attento alle dinamiche istituzionali e di mercato, ha sviluppato nel tempo una collezione personale che riflette il suo approccio analitico e la sua sensibilità culturale. In questa intervista, Frioni condivide la sua esperienza nel navigare le complessità del sistema dell’arte italiano, offrendo spunti sia dalla prospettiva del professionista legale che da quella del collezionista appassionato.
Cristiano Seganfreddo: Come ha avuto inizio il tuo percorso da collezionista e quali sono state le prime opere ad entrare nella tua collezione?
Ivan Frioni: Le prime opere acquistate sono state una scultura di Giuseppe Gabellone e una fotografia di Shannon Ebner. Ero da poco stato presentato ad alcuni galleristi da un amico artista, il quale – oltre ad indicarmi la strada – mi ha accompagnato per un lungo tratto del percorso.
CS: In che modo la tua formazione giuridica influenza il tuo approccio alla collezione d’arte?
IF: Più che la formazione giuridica credo di essere stato influenzato, almeno agli inizi, dal mio interesse per la filosofia, che coltivo sin dai tempi del liceo. Non sono stati gli studi ad influenzarmi maggiormente, però, ma le persone che ho conosciuto nel tempo e con le quali, ancora oggi, mi confronto costantemente.
CS: Quale ruolo dovrebbe avere oggi un collezionista attento nel sistema dell’arte italiano?
IF: Non credo che a un collezionista possa essere affidato un ruolo ulteriore o diverso da quello che già ha e che soltanto gli compete, che – in definitiva – è semplicemente quello di soddisfare un proprio, personalissimo interesse, indipendentemente dalle motivazioni che lo muovono. Credo per questo che il collezionista debba mantenersi libero di agire privilegiando l’arte nazionale o quella internazionale a seconda del suo insindacabile giudizio, senza condizionamenti. Al di là della molta retorica, spiccia e interessata, sul ruolo del collezionista e sui risvolti etici del collezionare, quel che merita di essere sottolineato, più di tutto il resto, è il fatto che il collezionismo, in sé e per sé, è un elemento imprescindibile del sistema. Non so se ho risposto alla domanda.
CS: Quali sono le maggiori criticità che vedi nell’attuale quadro normativo italiano riguardante il mercato dell’arte?
IF: Indubbiamente la presenza di un’aliquota IVA al 22% sulle transazioni, che penalizza i nostri operatori rispetto a quelli esteri.
CS: Esiste un filo conduttore o un tema ricorrente nella tua collezione?
IF: No, direi di no.
CS: Quale artista italiano contemporaneo ritieni particolarmente sottovalutato dal mercato internazionale?
IF: Si parla spesso della sottovalutazione dei nostri artisti e della loro scarsa presenza nelle manifestazioni internazionali. Per quanto riguarda il primo aspetto, non so se gli artisti italiani contemporanei siano realmente sottovalutati. Credo sia più corretto parlare di sopravvalutazione – a volte estrema e sospetta – di molti artisti stranieri. Bisogna poi considerare che non esiste un solo mercato e che le differenze tra quello primario e quello secondario – note a tutti coloro che hanno un minimo di conoscenza delle rispettive dinamiche – sono molto spesso, relativamente alla determinazione del valore dell’opera, addirittura abissali.
CS: Come vedi il rapporto tra istituzioni pubbliche e collezionisti privati in Italia rispetto ad altri paesi?
IF: Credo che le istituzioni abbiano sempre più bisogno del supporto dei privati, vista la carenza di investimenti pubblici, ma non sono in grado di esprimere giudizi sul piano comparato. Posso però dire che, insieme a molti altri collezionisti, l’associazione Collective, costituita sei anni fa e di cui sono membro, ha istituito un premio biennale con il quale contribuisce all’arricchimento della collezione del Castello di Rivoli. Iniziative come questa, sia pur non risolutive, credo possano essere utili.
CS: Quali iniziative legislative potrebbero favorire lo sviluppo del sistema dell’arte in Italia?
IF: Anche considerando la situazione piuttosto stagnante del mercato, credo che la riduzione dell’aliquota IVA sulle transazioni di opere d’arte sia la misura più urgente da adottare.
CS: C’è un’opera della tua collezione a cui sei particolarmente legato e perché?
IF: E’ una fotografia di Francesco Gennari comprata molti anni fa; la fotografia di una lumaca, costretta in un ricciolo di panna, che si contorce. E’ ancora l’opera che preferisco, dopo tanti anni e molti acquisti successivi. In quella lumaca riconosco me stesso.
CS: In che modo la tua esperienza di avvocato ti ha aiutato a navigare le complessità del mercato dell’arte?
IF: Non mi ha dato nessun aiuto, purtroppo. Nel mercato dell’arte non si può navigare, si può solo cercare di rimanere a galla. E’ un mercato nel quale davvero tutto può accadere e tutto effettivamente accade, un mercato in cui le previsioni o le aspettative si rivelano per lo più fallaci e in cui il valore artistico dell’opera molto spesso non trova adeguato riconoscimento.
CS: Quali consigli daresti a un giovane collezionista che si avvicina all’arte contemporanea italiana?
IF: Difficile dare consigli. Si colleziona per molte ragioni, spesso inconfessate. Ecco, a un giovane collezionista consiglierei, probabilmente, di chiarire a sé stesso le ragioni che lo muovono, di riflettere su ciò cui davvero aspira, comprando arte. Essere sinceri con sé stessi, credo sia un buon punto di partenza.
CS: Nel tuo lavoro di avvocato, quali tipologie di istituzioni artistiche e situazioni legali segui principalmente?
IF: Come avvocato, collaboro attualmente con la Fondazione ICA Milano. In passato, ho prestato la mia attività professionale in favore di riviste d’arte, di alcune istituzioni e gallerie, anche straniere, e di alcuni artisti italiani.
CS: Viaggi molto e vedi mostre in giro per il mondo: quali debolezze noti nel sistema italiano rispetto ad altre realtà?
IF: La scarsità di risorse pubbliche destinate al sistema museale e istituzionale in genere, ma è un problema noto con il quale bisognerà continuare a convivere a lungo, temo.
CS: Quali sono le istituzioni italiane che segui con maggiore interesse?
IF: Quelle milanesi, tutte, indistintamente, sia pubbliche che private, ma naturalmente sono attento e monitoro tutto quel che viene proposto dalle principali istituzioni italiane, che visito ogni volta che posso.
CS: Tra le nuove gallerie e i nuovi spazi espositivi in Italia, quali ti sembrano più promettenti?
IF: Tra le gallerie emergenti menzionerei Fanta, in particolare, per la coerenza del programma. Quanto agli spazi espositivi, apprezzo molto il contributo che ICA Milano e Ordet hanno dato all’offerta artistica della mia città.
CS: Quali nuovi autori italiani stai seguendo con particolare attenzione?
IF: Sto seguendo in particolare il percorso di Diego Marcon che, tra i giovani artisti italiani, è indubbiamente il mio preferito.