Pietro Moretti “Selve” 1/9unosunove / Roma

16 Maggio 2025

1/9unosunove inaugura “Selve”, la prima personale di Pietro Moretti (Roma, 1996) nella sua città natale. Le opere inedite che compongono il nuovo progetto espositivo di Pietro Moretti (Roma, 1996) — prima personale nella sua città natale, ospitata da 1/9unosunove — scaturiscono da riflessioni sul perturbante e sulla meraviglia della vita urbana contemporanea; in particolare, sull’interazione tra il potere autoritario della civiltà e la forza irriducibile della natura, intima e al contempo estranea. In mezzo a questo intrico di paradossi insanabili si perde, tra rovi e farfalle, luci fredde e violenza, il corpo: baluardo e soglia, sempre più smaterializzata, delle possibilità di conoscenza del mondo, anche quelle più oscure e indesiderabili. I corpi dei personaggi dipinti da Moretti – indisciplinati, feroci e stanchi, alienati in uno stato ipnagogico che assume anche accenti teneri e goffi, quando non esplicitamente comici — risultano inseriti in un microcosmo di storie perdute (o perdenti?) nelle selve della contemporaneità.

Seguendo la lezione foucaultiana, si tratta di corpi che possono essere allo stesso tempo strumenti di potere, resistenza e sperimentazione. Ma questo espanso universo di possibilità li fa ancor più instabili e incoerenti, divisi tra l’esplicita brutalità del mondo reale a cui appartengono e l’affabilità estetica di un universo immaginario in cui vorrebbero rifugiarsi. Tenendo a mente questo senso di complessità, Moretti realizza un intervento pittorico sitespecific di dimensioni ambientali, quasi in scala uno a uno, in cui lo spettatore sprofondi fisicamente all’interno di un immaginario narrativo e visivo senza soluzione di continuità, come in una sorta di ciclorama pittorico, articolato da tele composite. Storie, personaggi, dettagli s’intrecciano e ricorrono più volte in diverse situazioni, nelle quali lo scenario visivo unificante della “selva” materializza il dialogo tra reale e mondi immaginabili. Infatti, tutte le tele dipinte a olio esposte nella prima sala sono pensate all’interno di una selva che, oltre che all’immediato riferimento dantesco, rimanda a un sonetto di Vittorio Alfieri e a quella mente che nella foresta si rifugia, «si rinselva» (Tacito orror di solitaria selva, 1786). Declinata in varie accezioni, come indica fin da subito il plurale scelto per il titolo, la selva di Moretti è uno scenario metamorfico: presenta chiari riferimenti realistici (bosco, parco, ma anche paesaggi cittadini da “foresta urbana”) a cui si mischiano significati figurati (moltitudine di cose o persone molto fitta, intricata e confusa) e simbolici, in cui la selva può essere intesa come scenario di fiaba. Luogo di fuga e nascondiglio misterioso e attraente, che contrapposto alla città illumina, come insegna l’imprescindibile Henry David Thoreau, diversi modi di vivere e di pensare.

Come nella stessa selva, in tutti i quadri esposti vi è compresenza di elementi realistici e immaginari, in cui mito e fiaba si mischiano alle proiezioni mentali dei personaggi ritratti e alle loro storie. Un immaginario simile riecheggia anche nella seconda sala, con tele di formato più piccolo e acquerelli su carta. Attraverso accostamenti sorprendenti, a volte anche disomogenei, questi lavori fanno da contrappunto alla narrazione principale, come una trasposizione visiva di una serie di annotazioni sparse: altra possibile definizione figurata di “selva”, che è anche uno strumento creativo ampiamente utilizzato da Moretti nella sua pratica pittorica. […]

Testo di Simone Zacchini

Cerca altri articoli

VETRINA