Dead images smell like forgotten referents. “Spettri Digitali” Museo Madre / Napoli di

di 16 Giugno 2025

È “spettro” la “presenza di un’assenza”, in un modo simile a quello in cui l’immagine fotografica costituisce “la vita postuma” di qualcuno o qualcosa, di un “referente” semiotico che nel suo nuovo statuto fotografico porta a compimento una simbiosi tra simulacro e assenza1. Le opere prodotte dalla Fondazione Paul Thorel di Napoli nell’ambito di un premio per le arti digitali – residenza e produzione – da Alterazioni Video, Anna Franceschini e Eva e Franco Mattes, e confluite all’interno della mostra “Spettri Digitali” al Museo Madre, a cura di Sara Dolfi Agostini, si muovono tra strategie di falsificazione, risignificazione e meta riflessione sul loro statuto, supporto e display. Un ritmo alternato intervalla fotografia, parola e immagine in movimento nella successione delle cinque stanze riservate alla mostra al secondo piano del museo.

Anna Franceschini presenta una sfilata di immagini di souvenir facendo uso di due camminatori elettrici posti a parete e di un nastro trasportatore self standing. Prendendo in prestito strumenti a supporto della produzione industriale come nel caso di Presepio o della cura del corpo nel caso dei tapis roulant delle installazioni Venus e David, Franceschini traduce in movimento il modello enunciativo della produzione industriale e della moltiplicazione dell’immagine. Scatti ripresi da diverse angolazioni di mini-gadget della Venere di Milo e del David di Michelangelo dentro del cellophane, parti del corpo di personaggi del presepio napoletano ed ex voto “girano a vuoto”, in loop, sui nastri in movimento, o vengono immortalati nell’immagine fotografica come in Gesturing2.

Le installazioni di Franceschini collassano il limite tra fotografia (come indice di un referente reale), icona e simbolo, e quello tra produzione, riproduzione, e visione-consumo: aspetti ripresi operativamente all’interno della performance Videogioco Napoli, presentata la sera dell’opening della mostra. Qui un prontuario di oggetti-souvenir –– tra icone e simboli di una Napoli ormai stereotipo –– venivano mostrati nel loro passaggio su un nastro trasportatore dai gesti di tre performer (tra cui l’artista), in una catena di montaggio proiettata in macro-scala sulla parete principale della sala Madre del museo. I souvenir passavano e cadevano dal nastro in movimento costruendo la drammaturgia di una Napoli fatta di maschere di pulcinella, limoni, smorfie, e bicarbonato per digerire, dando vita a un teatro di micro-gestualità e oggetti minimi in un montaggio a “cuore aperto”.

Rotten Sharks è l’ultimo turbo film di Alterazioni Video, realizzato in parte con l’ausilio dell’intelligenza digitale, che ha permesso al collettivo di riportare in vita e rendere protagonista l’amico di lunga data e sceneggiatore Filippo Anniballi.
Il film è la “macabra allucinazione” del rapimento di un gruppo di donne ad opera di una “crew of desperados” improvvisati pirati3. Il mescolamento tra realtà e finzione, l’incompiutezza, come l’improvvisazione attoriale e spesso anche della trama che caratterizza il processo aperto e collaborativo dei turbo film amplifica tangenzialmente i caratteri intrinseci al mondo digitale – come rivincita dell’amatoriale, della spontaneità grassroots, e di una perdita di autorialità. Dal confine tanto battuto dalle avanguardie tra arte e vita Rotten Sharks sposta l’agenda al confine tra vita e morte4. Al posto di una mitopoiesi, una necropoiesi dispiegata a più livelli, da quello diegetico a quello meta-filmico, caratterizzano l’esperienza di visione – “viscosa” come il miele del vasetto di Sartre in cui la mano, immersa, inizia a dissolversi5. A seguire il film è una serie di ritratti digitali dal titolo Dead writers smell like forgotten piss, realizzati a partire da foto di Anniballi rielaborati dall’intelligenza artificiale, in cui il capitano di Rotten Sharks e lo sceneggiatore amico tragicamente scomparso, diventa prete, nazista, David Lynch, collezionista, e tutte le vite che non ha vissuto ma che internet e la manipolazione non autorizzata della sua immagine gli possono restituire in questo esubero di vita nella morte e morte nella vita.

Mickey is Died! (2008-2025), il lavoro prodotto e presentato da Eva e Franco Mattes, è il compendio del suicidio rituale di un personaggio (Mickey Mouse), di un’installazione andata distrutta, e dell’afterlife nel mondo digitale e poi di nuovo analogico di queste azioni. Il duo scatta un’immagine (a partire da una loro installazione) di Mickey Mouse impiccato in un salotto borghese di fronte alla tv nel 2008; in seguito distrugge l’installazione (referente), prova a diffondere l’opera sul web cercando di farla diventare virale (immagine); il tentativo fallisce (l’errore, o il fallimento, reiterato anche nella grammatica imperfetta del titolo) e, quasi dieci anni dopo, nel 2020, il duo si accorge che l’immagine è stata fagocitata dal web, appropriata da autori senza nome e approdata allo status di meme. Nel 2025, per il Premio Thorel, trasferiscono una serie di 100 immagini da quelle trovate dal web del lavoro su sei lavagne magnetiche da ufficio. L’opera è tornata a uno stadio analogico, solo il suo status di opera la salva da uno status ibrido e assolutamente pregnante nel contesto digitale contemporaneo.

“Spettri Digitali” mette in risalto lo statuto instabile, manipolabile e molteplice dell’immagine fotografica – e del suo referente – all’interno dell’ecosfera digitale in una cornice che interroga continuità, discontinuità, e permeabilità tra mondo reale e virtuale. La mostra ha il merito di riuscire a trovare un terreno comune tra le differenti pratiche artistiche e di costruire un’esperienza di visione armonica, mantenendo sullo sfondo la città di Napoli e alcuni dei suoi aspetti culturali più iconici, sempre più soggetti a processi di spettacolarizzazione e mercificazione. Sebbene il mondo onlife ci ponga di fronte a nuove sfide verso la vita e la morte, così come nell’ambito dello statuto e sopravvivenza delle immagini (nostre e non solo), gli artisti da sempre hanno cercato di fare i conti con l’eternità e i suoi punti ciechi. Anna Franceschini, Alterazioni Video, Eva e Franco Mattes, riflettono queste domande all’interno della loro pratica, non necessariamente feticizzando il ragionamento mediale e/o tecnologico ad esse connesso.

Il lavoro degli artisti in mostra rappresenta infatti aspetti differenti “della ricerca e delle estetiche delle arti digitali” all’interno della cultura visuale contemporanea6. Se si può aggiungere una riflessione, è come attraverso la mostra “Spettri Digitali” il lavoro di Alterazioni Video, con il loro ultimo film, torna a guadagnare una certa visibilità critica, offrendo una riflessione contestuale perfettamente in linea con il focus del Premio Thorel. Rotten Sharks affronta il conflitto tra vita e morte, eredità artistica, manipolazione dell’immagine e assurdità dell’esistenza umana in modo crudo, incoerente e poetico, calandosi nei recessi più oscuri della cultura digitale, tra decomposizione simbolica e memoria residuale.

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Giulia Pollicita