“TUTTE LE OPERE SONO OPERE” Martina Simeti / Milano

16 Giugno 2025

TUTTE LE OPERE SONO OPERE è lo statement, lapidario, stampato su un poster realizzato nel 1972 da Giuseppe Chiari, figura centrale dell’avanguardia italiana e del movimento Fluxus. Musicista di formazione e compositore per tutta la vita, Chiari ha portato nelle arti visive un approccio radicalmente performativo, segnato da una profonda riflessione sul linguaggio e sulla temporalità del gesto. In questa versione, sul manifesto — che già di per sé afferma la continuità tra azione e opera — compare anche una scritta a mano: “L’arte deve morire ma bisogna ucciderla”.
È una dichiarazione che suona come un paradosso, un invito a disinnescare ogni dogma, ogni residuo di sacralità.
A partire da questa tensione, la mostra riunisce opere recenti di Costanza Candeloro, Guendalina Cerruti, Marco Pezzotta, Chloé Quenum, Bernhard Schobinger e Anaïs Wenger, che, in modi diversi, abitano una zona di ambiguità tra forma e linguaggio, tra oggetto e intenzione. Le loro pratiche esplorano il fragile statuto dell’opera contemporanea, dove significato e materia non sono mai dati una volta per tutte, ma emergono attraverso processi, slittamenti, segni interrotti.

Così come per Chiari — per il quale la musica poteva essere pensata senza essere suonata — anche qui l’opera non è mai una forma chiusa, ma un campo di possibilità. Ogni opera è, nel suo esserci, affermazione e al tempo stesso domanda. Se tutte le opere sono opere, nessuna lo è davvero: è in questo spazio contraddittorio che si inscrive la mostra. Una mostramanifesto che sintetizza il programma portato avanti dalla galleria sin dagli inizi.

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