Il MUCIV-Museo delle Civiltà di Roma presenta due nuove mostre, tra cui “giganti miniature. ipotesi circa il museo e note sul carnevale” di Bruna Esposito. Per l’occasione, Flash Art Italia propone il testo che accompagna il percorso espositivo.
La mostra ruota intorno a 18 progetti che l’artista Bruna Esposito ha concepito nel corso dei 2 anni di ricerca come Research Fellow presso il MUCIV-Museo delle Civiltà. Accostandosi al lavoro quotidiano di conservazione, analisi e racconto dell’istituzione museale, l’artista ha condiviso le sue proposte come possibili ipotesi sul museo e le sue collezioni storiche, ma senza svilupparle in opere vere e proprie per affidarle, invece, alla ulteriore riflessione del museo e dei suoi pubblici.
Esposito ha scelto di presentare la sua articolata ricerca a ridosso del Carnevale, intuendo come questa antica festività condivida la stessa visione con cui l’artista ha ipotizzato i suoi progetti. Questi ultimi sono, infatti, il risultato di un sovvertimento delle regole che organizzano tradizionalmente i percorsi espositivi e i metodi di lavoro del museo, così come il Carnevale richiama una sospensione di norme convenzionali e gerarchie sociali, permettendo agli individui e alle comunità di adottare, per un periodo limitato dell’anno, comportamenti anticonformisti e liberatorii.
A partire dal titolo della mostra, che evidenzia la coppia paradossale formata da giganti e miniature, l’artista invita a riflettere sulla monumentalità della responsabilità storica e degli edifici architettonici del Museo delle Civiltà – veri e propri giganti realizzati per la mai inaugurata Esposizione Universale di Roma (EUR) del 1942 – divenuti nel corso del tempo custodi di oggetti spesso infinitesimamente piccoli, e in alcuni casi persino immateriali, quasi fossero miniature dei valori e relazioni storiche e culturali di cui essi sono agenti e testimoni. Questo paradosso diventa il punto di vista con il quale interpretare i 18 progetti dell’artista, che riflettono sulle potenzialità ma anche sulle controversie di un museo etnografico-antropologico contemporaneo, con una scala che oscilla tra il macroscopico e il microscopico, il visibile e l’invisibile, il noto e l’ignoto, l’affermato e l’omesso.
Anche l’allestimento è incentrato su una doppia figura geometrica. La prima è quella del quadrato, che richiama la locuzione “fare quadrato”, ovvero il gesto di unirsi per proteggere collettivamente qualcuno o qualcosa. La mostra si articola infatti in quattro vetrine museali storiche poste al centro, in cui sono custoditi alcuni dei reperti e manufatti più piccoli e fragili delle collezioni, mentre sui lati della sala quattro gruppi di teche raccolgono le idee e i bozzetti, i pensieri e le simulazioni che l’artista ha proposto nel corso della sua ricerca. La seconda figura è quella del cerchio, attivato dal movimento di un ventilatore che pende dal soffitto al centro della sala, a cui sono attaccate alcune strisce di plastica colorata che lambiscono le vetrine museali evidenziandone il ruolo di discrimine e controllo.
Ogni proposta provoca del resto un piccolo ribaltamento di prospettiva sul ruolo del museo nelle sue funzioni di storicizzazione e narrazione degli oggetti che custodisce. Uno dei temi analizzato da Esposito è quello dell’incertezza, simboleggiata dal segno della tilde, che in linguaggio matematico significa ‘circa’, ovvero un’equivalenza o un’approssimazione che spesso indica una data incerta o un periodo ampio nella datazione degli oggetti. Questa incertezza ha suggerito all’artista la possibilità di selezionare, con Funzionarie e Funzionari del Museo, e accostare, al centro della sala, oggetti provenienti da collezioni – quelle di Preistoria e Arti e Tradizioni Popolari – che in genere non interagiscono fra loro: mantenendo come criterio di selezione ed equiparazione la loro piccola dimensione e l’incertezza della loro datazione, facendo scaturire da queste giustapposizioni temporanee possibili interpretazioni alternative a quelle museali. Anche il ventilatore a pale in movimento quasi inquadrato fra le vetrine sottolinea la circolarità del tempo di questi nuovi accostamenti diacronici e richiama la tensione continua tra le parti di un discorso in divenire, ma evoca anche – ed è questa immagine ad aver ispirato l’artista – la necessità di scacciare le mosche dal pesce esposto sui banchi di un mercato popolare.
Tra le varie ipotesi presentate – potenzialmente tutte realizzabili anche se consapevolmente non realizzate – una è stata già adottata dal MUCIV-Museo delle Civiltà: la proposta di donazione alle Collezioni di Arti e Tradizioni Popolari di un carro allegorico del Carnevale di Viareggio – fra le tradizioni immateriali e manifestazioni materiali di arte popolare italiana più conosciute dal pubblico – documentato in mostra da una video-didascalia. Tra le sue 18 ipotesi Esposito ha infatti proposto l’acquisizione di una figura in cartapesta di circa dodici metri di altezza intitolata Pace armata e realizzata nel 2023 dal maestro carrista Alessandro Avanzini, in occasione della 150ª edizione dello storico Carnevale. Musealizzare questa tradizione vivente significa, per l’artista, contribuire a un ribaltamento del rapporto fra cultura alta e cultura popolare, grandi e piccole dimensioni, che incarna di sé la storia stessa di questa collezioni, attribuendo ulteriore valore a una tecnica artistica solo apparentemente effimera, perfezionata nel 1925 con modelli in creta, calchi in gesso, carta di giornale e colla fatta di acqua e farina per creare strutture leggere che permettono di mettere in movimento modelli giganti e farli interagire, con ironia e sagacia, sull’attualità.
Analogamente alla tradizione dei carri viareggini, tutte le 18 ipotesi dell’artista sono un attraversamento libero e liberatorio del Museo, che prefigura scenari potenziali attraverso i quali le collezioni possano continuare a raccontare le loro molteplici storie.




