UNSTAGE: la moda che disobbedisce di

di 1 Ottobre 2025

Non è stata una sfilata, ma una dichiarazione. Con UNSTAGE, l’Istituto Europeo di Design ha trasformato la settimana della moda milanese in un terreno di sperimentazione collettiva, portando cinquant’anni di rituale del catwalk dentro lo spazio concettuale della Galleria Lia Rumma. Non un luogo neutro, ma un’architettura pensata per l’arte, che diventa palcoscenico per abiti, gesti, suoni e corpi.

Ad aprire la scena è stata la voce di Scarlett Rouge – artista e performer che da anni distilla un immaginario nomade, erede di due figure visionarie come Rick Owens e Michèle Lamy. La sua performance, sospesa tra canto e ritualità, ha inaugurato lo show come un atto di passaggio: un invito a spostare lo sguardo dalla superficie dell’abito alla profondità del gesto.

UNSTAGE è un progetto diretto da Umberto Sannino, Head of Fashion School IED Milano, che lo definisce “moda che disobbedisce”. Ed effettivamente qui la sfilata si smonta per diventare altro: una partitura in cui i 50 look dei 13 neo designer si intrecciano, dialogano, si contaminano, fino a farsi racconto corale.

Le collezioni si muovono tra radici e utopie: Li Chien intreccia la memoria del nonno fuggito a Taiwan durante la Rivoluzione Culturale; Putzu e Simonetti trasformano la fragilità delle bambole di porcellana in femminilità attiva; Aurora Perinelli fa del corpo vulnerabile una tela emotiva; Giacomo Sica reinventa la mascolinità come viaggio circolare; Alan D’Isola porta il suo paese natale, Lambrinia, nello streetwear. Ogni collezione è una narrazione che parte dal personale per toccare temi collettivi: identità, tempo, memoria, desiderio, migrazione, ecologia.

La colonna sonora di Giacomo Gorla, alumnus IED, amplifica la dimensione esperienziale: un percorso tra synthwave e techno che plasma la percezione e accompagna i corpi come se fossero parte di una coreografia invisibile.

«Non poteva che essere una galleria d’arte a ospitare Unstage», ha dichiarato Danilo Venturi, Direttore IED Milano. «Un luogo in apparenza inadatto a una sfilata, ma proprio per questo radicale. Qui la moda si fa arte, e la performance diventa un atto politico oltre che estetico».

In un panorama dove la moda rischia spesso di ripetersi, UNSTAGE ha restituito freschezza e urgenza, ricordando che dietro ogni abito c’è sempre un corpo, e che il corpo, prima di essere spettacolo, è pensiero.

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Cristiano Seganfreddo