La mostra antologica di Andres Serrano al PAC, “Il dito nella piaga”, a cura di Oliva Maria Rubio, ripercorre le tappe salienti di un discorso che, nato sotto un’aureola di scandalo, si è sempre distinto per nitore compositivo, essenzialità cromatica, evocazione di iconografie rinascimentali, caravaggesche, neoclassiche. Troviamo un’ampia selezione di lavori appartenenti ai diversi cicli affrontati dall’artista, dai “Bodily Fluids” alle “Immersions”, dal “Ku Klux Klan” a “The Church”, i quali, visti tutti insieme, vanno a comporre un affresco impressionante di riti e di miti, di totem e di tabù della nostra civiltà.
Ma il motivo per cui questa rassegna milanese resterà impressa nella memoria di chi già ha familiarità con queste raffigurazioni risiede nella sua doppia appendice di foto inedite, che, approdate a Milano grazie all’intraprendenza di Tomaso Renoldi Bracco, si situano quasi agli estremi dell’arco cronologico dell’opera di Serrano. La prima di queste appendici espositive è stata inaugurata contestualmente all’antologica: intitolata “The Morgue” e curata da Alessandro Riva, comprende immagini dell’omonima serie del 1992 che non erano state mai rese pubbliche. Anche in questo caso siamo di fronte a dettagli di corpi, i cui titoli, riferiti alla causa del decesso, hanno la secca risonanza di una postilla tecnica e, al tempo stesso, di un rintocco del destino. Se, come afferma Serrano, in questi soggetti alberga ancora la presenza della vita, i pugnalati a morte, i divorati dai cani, i bruciati in un disastro aereo palesano gli estremi rigurgiti della loro esistenza nel risicato margine che intercorre tra la superstite determinazione a connotarsi come risultato di un esserci e l’abbandonarsi al ruolo di reperti autoptici, con le loro sommarie ricuciture, i loro grumi, i loro sfaldamenti. Più ruvide e materiche di quelle che finora ci erano note, queste immagini non cessano di sublimare la loro condizione di tranci anatomici sub specie picturae, per cui non sarebbe improprio servirsi di termini evocanti craquelures ed encausti, biacche e sanguigne, come per declinare le modalità esecutive di un’atroce e ultimativa pittura a corpo.
La seconda decina di foto inedite, presentata a distanza di un mese alla Galleria bnd, è costituita dalla recentissima serie “Cycads”. Piante carnose, succose, spinose, ritratti botanici turgidi e muscolari come le body builder che Serrano prese a protagoniste per un suo ciclo di qualche anno fa: paragonate alle spoglie obitoriali del PAC ne costituiscono quasi il contrappasso lussureggiante, il rovescio disumano.