Mankind differ as much in essence as they do in form, limbs and senses – and only so, and not more.
Johann Kaspar Lavater – Aphorisms on Man, 1788
La storia dell’arte è una storia di corpi. Spogliata di ogni preoccupazione iconografica o stilistica, la storia della pittura può essere raccontata come una storia di gesti e movimenti, un balletto di corpi che ogni volta trovano nuovi modi per occupare lo spazio. La pittura è forse l’arte di immaginare la nostra vita come una coreografia sottoposta a una regia ferrea. La pittura è la vita senza l’imprevisto. La pittura ci attrae proprio perché in essa — al contrario della vita — tutto è inevitabile e quindi necessario. La pittura è la vita sotto controllo.
Il mondo di George Condo è popolato da bestie misteriose, personaggi fantastici e attori più o meno falliti — vecchi clown e camerieri, signori e fanciulle, mostri e baccanti. Tutto, nel suo mondo, è apparentemente fuori controllo, ma a ben vedere rispetta una serie di regole piuttosto precise. La sua pittura è teatro: a volte è opera, altre volte vaudeville, più spesso si tratta di una strana combinazione tra metodo Stanislavskij e Commedia dell’Arte. Come in un Actors Studio sotto l’effetto di stupefacenti, nei dipinti di Condo i personaggi vanno in mille pezzi, rivelando ansie, desideri e paure. Ma invece di mettere in scena crisi virili e angosce da manuale psicoanalitico, le creature di Condo tradiscono inconsci rudimentali, psicologie da telenovela, sogni stupidi e visioni di seconda mano. L’aspetto più drammatico dell’opera di Condo consiste proprio in questa ricerca di una profondità che puntualmente si nega e trasforma in superficialità. E viceversa.
Condo usa un cast quasi intercambiabile di ruoli e maschere che si intrecciano in un canovaccio a prima vista risaputo e prevedibile, ma per questo ancora più inquietante perché capace di infinite variazioni, tutte ugualmente sconfortanti. Come le lunghe liste pornografiche del poeta Pierre Louys, i quadri di Condo sono fondati su un’intricata ars combinatoria, una scienza dell’incastro che è allo stesso tempo ossessiva e libera, ripetitiva ma punteggiata di continue eccezioni. La pittura di Condo è attraversata da una forma di esibizionismo che è condiviso dal pittore e dai suoi personaggi: entrambi vogliono mettere in mostra la capacità di assumere un numero infinito di personalità. Niente è vero. Tutto è permesso.
L’opera di Condo si rinnova ciclicamente: a intervalli più o meno regolari l’artista vi annette nuovi territori stilistici, riscoprendo tecniche e citazioni dalla storia dell’arte, e vi aggiunge nuovi personaggi e nuove facce. È come se, periodicamente, Condo convocasse un’audizione per scoprire nuovi talenti da ritrarre, nuovi attori da scritturare. Solo che il casting Condo lo va a fare nella provincia del suo cervello, nella periferia della mente. Le sue creature sono bestie da WallMart dell’inconscio — sono topi da centro commerciale che vivono nei sobborghi della nostra coscienza, animali da night club dell’anima.
Siamo squilibrati
A differenza di molti altri pittori emersi negli anni Ottanta, Condo non è interessato all’idea ritrita e ormai desueta dell’unico capolavoro, della pittura come singola opera — anche se certo si dedica a ogni tela come se fosse l’ultima. Condo — come i migliori artisti contemporanei — crea mondi non opere d’arte: usa la pittura come una forma di notazione con la quale immaginare un’intera nazione della quale è il solo demiurgo e sovrano. La sua pittura descrive un universo possibile: ogni tela aggiunge una nuova provincia e un nuovo personaggio a quella gigantesca commedia umana che l’artista va costruendo da anni.
I confini di questa geografia immaginaria sono noti solo a Condo e ai suoi abitanti, con i quali abbiamo parlato a lungo per raccogliere costumi, riti, usanze e leggende. Le note che seguono sono un primo tentativo di descrivere la cosmologia di questa terra dello spirito che stranamente assomiglia al mondo in cui viviamo. Un album di famiglia che raccoglie i sogni e gli incubi che popolano la fantasia di George Condo.
L’OCCHIO
Affetti da una forma di violento ipertiroidismo, gli abitanti di Condolandia spesso presentano occhi dal bulbo esageratamente dilatato che li rende spietati cacciatori notturni.
RITUALI D’ACCOPPIAMENTO
Si accoppiano in maniera feroce, spesso in gruppo. Anche gli antenati, Adamo ed Eva, già godevano dei servigi di un terzo incomodo che provvedeva a tenere sollevate alcune braccia della donna. A volte, come preludio amoroso, gli esemplari più giovani fornicano nei pressi di un clown.
HOBBY E PASSATEMPI
La domenica mattina, in spiaggia, le coppie più audaci giocano a restare immobili sotto il sole rovente, fino a che il loro viso si trasforma in una smorfia di dolore. Molti perdono completamente la memoria e devono essere abbattuti.
CONQUISTE IMPORTANTI
La cameriera francese aveva più volte misurato la superficie di Dio, rimanendone ogni volta immensamente delusa.
FIGURE ILLUSTRI
Il duca di Marlboro era in un costante stato di implosione. L’attaccatura dei capelli si era ritirata come una marea, le sue orbite erano profonde, le labbra erano state risucchiate all’interno della bocca: non c’era quasi neanche più un corpo di cui valesse la pena parlare. Ciò che avanzava era flaccido come un pallone bucato, che il duca si sforzava di gonfiare e sul quale lasciava scivolare un paio di braccia stiracchiate e una mano avvolta in un guanto, senza alcuno scopo apparente.
LE LABBRA
Le tre signorinelle sorridenti erano ragazzone sane, giunoniche e ginoidi, bellezze americane di basso lignaggio. Labbra a cuore, rosse rosse, seni generosi, a punta, sodi sodi. Stupide quanto basta, gorgheggiavano con accenti del midwest e già sognavano una casa arredata in stile Sopranos. Se Picasso fosse nato in Connecticut — diceva bevendo più del necessario il buon vecchio Rodrigo — Guernica sarebbe un country club. Ah, signora mia.
LA MASCELLA SPORGENTE
Affetti da forme di regressione evolutiva, gli abitanti si possono distinguere attraverso caratteristiche ataviche quali: mascelle prorompenti, spostamento in avanti della mascella, fronte bassa; zigomi alti, naso appiattito o capovolto; orecchie a forma di manico; mento largo, in apparenza molto prominente; naso aquilino o labbra carnose; occhi sfuggenti, scarsa barba o calvizie: insensibilità al dolore, braccia lunghe.
LA TERZA MANO
L’uso della terza mano risale al secondo impero, periodo di grande decadenza dovuta all’avvelenamento da piombo. Dediti all’alcol e al fumo, gli abitanti preferivano specializzare ogni arto in un vizio diverso, così da evitare orribili ustioni sulla lingua.
DISCIPLINE UMANISTICHE
L’unica arte liberale praticata è una forma di poesia gutturale che simbolicamente attribuisce le caratteristiche delle persone ai loro lineamenti.
L’IO IRRESPONSABILE
Docteur Faustroll: Ma dove li tieni tutti quei mostri?
Il pittore: Ce li ho qui, sul davanti, tra i denti e il cervelletto, quello basso, quello in cui siamo ancora serpenti.
Docteur Faustroll: E come li estrai?
Il pittore: Più che altro a pezzi, a morsi. È una forma di masticazione inversa, come se i denti servissero a ricomporre e non a dilaniare.
PROFESSIONI TRADIZIONALI
Rodrigo nasce da una famiglia borghese. Lascia casa all’età di diciotto anni per imbarcarsi in Marina, stanco del conformismo dei genitori e del loro alcolismo. Dopo varie peregrinazioni, approda a Parigi dove lavora in vari grand hotel e casinò, acquisendo una certa fama come cameriere esperto, capace di soddisfare le richieste più basse dei clienti più danarosi. Tra le prime vittime della recessione del Ventinove, Rodrigo apre un bordello nel quale lavorano diverse veneri desnude, pupe dalle gambe di legno e altre streghe allupate. Rodrigo si spara un colpo in bocca all’età di quarant’anni e in seguito racimola una discreta fortuna con il suo talento per il gioco d’azzardo.
LE ORIGINI
La maggior parte proviene da Francia e Spagna: sono stati modificati geneticamente per assomigliare a dei quadri antichi. Alcuni provengono dal circo, altri dal carnevale. Tutti sono piuttosto soli e folli.
CONVERSAZIONE TIPICA
Uomo: Per me sei sepolta nel cemento sino al collo. Anzi no… fino al naso… è molto meno rumoroso.
Donna: Mi disgusti!
Uomo: Non è gentile dire queste cose.
Donna: Mi piaci quando ti arrabbi. Credo che sia il momento in cui mi piaci di più… quando ti arrabbi.
Versami ancora da bere… Amore!
Uomo: Dio mio, quanto trinchi!
Donna: Senti, dolcezza, se facciamo a chi beve di più, sono capace di farti finire sotto il tavolo tutte le volte che vuoi… Quindi non preoccuparti per me!
Uomo: Sono anni che ti ho ceduto il primato… Non c’è gara a chi è più disgustoso che tu non abbia vinto…
Donna: Se tu esistessi, divorzierei…
Te lo giuro…
GOLA
Voraci divoratori di carne marcia, gli abitanti possono conservare i bocconi in apposite tasche, come i criceti.
Una forma di gotta è diffusissima tra gli abitanti della contea: la patologia paralizza di solito la gamba sinistra e la blocca in posizione verticale, come uno strano surrogato di erezione.
GUSTO
Non conoscono né gusto né sapore. Un proverbio del luogo recita: “Lascia il buon gusto ai gelatai”.
IL COLLO ALLUNGATO
Caratteristica fisica delle più comuni, questa imbarazzante trasformazione si verificò quando i primi abitanti cercarono di spingersi oltre i limiti del quadro in modo da vedere cosa vi accadesse fuori.