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355 INVERNO 2021-22, Recensioni

24 Gennaio 2022, 9:00 am CET

Jeff Koons “Shine” Palazzo Strozzi / Firenze di Carolina Gestri

di Carolina Gestri 24 Gennaio 2022
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Jeff Koons, “Shine”. Veduta della mostra presso Palazzo Strozzi, Firenze, 2021. Fotografia di Ela Bialkowska / OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi, Firenze.
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Jeff Koons, “Shine”. Veduta della mostra presso Palazzo Strozzi, Firenze, 2021. Fotografia di Ela Bialkowska / OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi, Firenze.
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Jeff Koons, “Shine”. Veduta della mostra presso Palazzo Strozzi, Firenze, 2021. Fotografia di Ela Bialkowska / OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi, Firenze.
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Jeff Koons, “Shine”. Veduta della mostra presso Palazzo Strozzi, Firenze, 2021. Fotografia di Ela Bialkowska / OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi, Firenze.
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Jeff Koons, “Shine”. Veduta della mostra presso Palazzo Strozzi, Firenze, 2021. Fotografia di Ela Bialkowska / OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi, Firenze.
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Jeff Koons, “Shine”. Veduta della mostra presso Palazzo Strozzi, Firenze, 2021. Fotografia di Ela Bialkowska / OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi, Firenze.

Trentatré è il numero delle opere che Jeff Koons ha dislocato nelle otto sale del piano nobile e nel cortile dell’edificio rinascimentale di Palazzo Strozzi. “Shine” sembra porre al pubblico una domanda: dopo i mesi appena trascorsi abbiamo bisogno di messaggi positivi e rassicuranti?

La mostra, co-curata da Arturo Galansino e Joachim Pissarro, ripercorre quattro decadi della produzione di Koons. Sala dopo sala le opere sono raggruppate per serie secondo un ordine tematico- narrativo, non cronologico, suggerito dalle parole dell’artista che ricorrono nei pannelli didascalici. Un viaggio che fa riflettere, all’insegna dell’ottimismo e dell’autoaccettazione, attraverso l’esposizione di opere appartenenti alle sue serie più note come “Pre-New” (1978), “Luxury and Degradation” (1986-), “Celebration” (1994-), “Popeye” (2002-), “Antiquity” (2009%2013), “Gazing Ball” (2013%2021).

Con Celebration e Popeye, ready-made di palloncini, giocattoli colorati in acciaio inossidabile vengono levigati per anni fino a diventare superfici specchianti altamente attraenti, apparentemente gonfiabili e trasposti su grande scala. La produzione di Koons è una continua ricerca di un mondo felice ed eterno, finto e utopico.

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Jeff Koons, Inflatable Flowers (Four Tall Purple with Plastic Figures), 1978. Vinile, specchi e plastica. 40,6 x 145,4 x 48,3 cm. Courtesy e © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Balloon Venus Lespugue (Red), 2013-2019. Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente. 266,9 x 124,1 x 104,7 cm. 1 di 5 versioni uniche. Collezione privata. Courtesy di David Zwirner, New York / London / Paris / Hong Kong. © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Jim Beam – J.B. Turner Train, 1986. Acciaio inossidabile e bourbon. 27,9 x 289,6 x 16,5 cm. Collezione privata. Fotografia di Christie’s Images Limited Serie Luxury and Degradation, 2014. © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Bluebird Planter, 2010-2016. Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente e piante in fiore. 209,6 x 281,3 x 101,6 cm. Edizione 2 di un’edizione di 3 più 1 PA. Fotografia di Fredrik Nilsen, 2017 / courtesy Gagosian. Courtesy Collezione privata. © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Gazing Ball (Rubens Tiger Hunt), 2015. Olio su tela, vetro e alluminio. 163,8 x 211,1 x 37,5 cm. Fotografia di Tom Powel Imaging / courtesy Gagosian. Courtesy e © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Tulips, 1995-1998. Olio su tela. 282,9 x 332,7 cm. Collezione privata. Fotografia di Tom Powel Imaging. © Jeff Koons.

La vita viene celebrata: gli oggetti vengono animati e sembrano pieni di ossigeno come corpi umani, ma nel rifiuto dell’idea che possano appassire, deperire o morire. Sono palloncini destinati a non sgonfiarsi mai. In Gazing Ball, alcuni grandi capolavori della storia dell’arte sono realizzati nuovamente in studio dai collaboratori dell’artista con l’aggiunta di una sfera blu riflettente in vetro soffiato.

Le opere catturano l’immagine dello spettatore, circoscrivendolo nelle loro forme e facendolo sentire protagonista del tempo passato e presente anziché vittima degli eventi. Secondo l’artista, infatti, è necessario interrogarsi sul vissuto, ripartendo da noi quali singoli individui, ponendoci al centro di ogni opera attraverso un percorso di autoanalisi obbligato basato sulla terapia dello specchio. Lasciandosi guidare dai bagliori, lo spettatore si immerge in un cammino mistico che l’artista definisce filosofico, volto alla trascendenza e al raggiungimento del piacere.

“Penso che quando esci dalla sala, ne esca anche l’arte. L’arte riguarda le tue possibilità come essere umano. Riguarda la tua eccitazione, il tuo potenziale e ciò che puoi diventare. Afferma la tua esistenza”. Messaggi come questo, preconfezionati da Koons come slogan pubblicitari, risuonano come statement fortemente capitalisti e consumisti. Fanno leva sul comune istinto animale che ci spinge al possesso, al collezionismo, soprattutto verso ciò che luccica1.

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Jeff Koons, Gazing Ball (Apollo Lykeios), 2013. Gesso e vetro. 239,4 x 94,3 x 87,6 cm. Edizione 2 di un’edizione di 3 più 1 PA. Prova d’artista di un’edizione di 3 più 1 PA. Fotografia di Tom Powel Imaging. Courtesy e © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Balloon Dog (Red), 1994-2000. Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente. 307,3 x 363,2 x 114,3 cm. Edizione 1 di 5 versioni uniche. Collezione privata. Fotografia di Mike Bruce, Gate Studios, Londra / courtesy The Royal Academy of Arts, Londra. © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Balloon Monkey (Blue), 2006-2013. Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente. 381 x 596,9 x 320 cm. Fotografia di Prudence Cuming Associates. Courtesy Collezione privata. © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Rabbit, 1986. Acciaio inossidabile. 104,1 x 48,3 x 30,5 cm. Edizione 1 di 3 + 1AP. Courtesy l’artista e Museum of Contemporary Art Chicago. Donazione parziale di Stefan T. Edlis e H. Gael Neeson, 2000-21. © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Hulk (Tubas), 2004-2018. Bronzo policromato e ottone. 247 x 210 x 122,2 cm. Prova d’artista di un’edizione di 3 più 1 PA. Courtesy e © Jeff Koons.
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Jeff Koons, Lobster, 2007-2012. Acciaio inossidabile lucidato a specchio con verniciatura trasparente. 147 x 94 x 47,9 cm. Prova d’artista di un’edizione di 3 più 1 PA. Fotografia di Marc Domage / courtesy Almine Rech Gallery. Courtesy e © Jeff Koons.

Le opere trasmettono ideali riconducibili all’individualismo e al machismo, ai deliri di onnipotenza che hanno dilagato negli anni Ottanta e Novanta per poi essere racchiusi sotto l’ombrello dell’antropocentrismo. In relazione a Olive Oyl (2003), uno dei lavori a chiusura del percorso espositivo che tra le molte immagini americanocentriche presenta anche la figura di Superman, l’artista giustifica così la presenza e il protagonismo dell’eroe DC Comics: “quel tipo di potere ha un aspetto pop, ma non è nostalgico. È molto fresco e Superman è proprio come Dio onnipotente”.

La produzione di Koons è rappresentativa di tutti quei difetti del Superuomo che stiamo cercando di superare soprattutto dopo le riflessioni emerse in clima pandemico. “Shine” è una mostra necessaria per farci accettare il fallimento delle generazioni precedenti, del sogno americano e di eroi come Superman, come già evidenziava Philip Roth nei suoi libri.

1 cf. parallelismo con la gazza ladra spiegato da Julius von Schlosser in Raccolte d’arte e di meraviglie del tardo Rinascimento, 1908.

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