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3 Luglio 2017, 6:22 pm CET

Michael Snow di Lorenzo Bruni

di Lorenzo Bruni 3 Luglio 2017
SSHTOORRTY (2005). Still da video.
SSHTOORRTY (2005). Still da video.
SSHTOORRTY (2005). Still da video.

L’ultimo Festival del Cinema di Lucca ha permesso di conoscere meglio il contributo di Michael Snow, artista canadese, al cinema sperimentale e underground americano degli anni Sessanta e Settanta. In concomitanza a questo evento, l’artista stesso ha brillantemente orchestrato una sua mostra da poco terminata, assieme a Vittorio Fagone, alla Fondazione Ludovico Ragghianti di Lucca, in cui ha esposto tredici opere legate alle “immagini in sequenza” da cui appare evidente che ciò che vuole rappresentare non è il luogo o una situazione in sé, ma il tempo: la temporalità interna della narrazione e il tempo della sua fruizione. L’interrogazione sulla natura delle immagini (evidenziando il limite tra la cosa reale e quella fruita in quanto composizione di elementi astratti) che lo accompagna da sempre e che ha messo in atto anche con sculture, con lavori dispersi nella città, con foto e ologrammi, adesso è ben sintetizzata da due opere degli ultimi anni. Il video sshtoorrty (2005) è una storia drammatica in cui l’arrivo di un pittore con la sua tela astratta e la sua uscita dopo aver litigato con un altro uomo sono sovrapposte. Non sappiamo più quale sia l’inizio e la fine della storia e quale sia il ruolo dell’osservatrice donna, visto che le immagini convivono assieme in trasparenza. Tutta la storia è compresente nello stesso istante come in un quadro medievale. Questo controllare, manipolare e forzare la narrazione dall’interno appare antitetico all’atteggiamento quasi di accettazione e di non voler interferire nel reale come nell’opera Sheeploop (2000), in cui un gruppo di pecore passa di fronte alla telecamera abbandonata a se stessa su un cavalletto in un prato. Questo loop del pascolare delle pecore, però, è posto in quattro monitor in quattro luoghi diversi, come a mettere in evidenza il diverso rapporto che crea la stessa immagine con lo spettatore in relazione al contesto in cui avviene la sua visione.

Rappresentare il processo stesso che permette a quell’immagine di esistere e di manifestarsi (sua creazione e sua fruizione, processo e risultato) appare alla fine il vero movente della ricerca di Snow. Opere come Biography of The Walking Woman (1961-1967) — proiezione sulla sagoma di legno di una donna che cammina di profilo di vari tentativi di rappresentazione della stessa — oppure Solar Breath (Northern Caryatids) del 2002 — in cui una telecamera registra lo sbattere di una tenda su una zanzariera della finestra per via del vento e che cela e svela alla vista al di là di essa un pannello solare che alimenta la stessa telecamera — o ancora Observer (1974) — proiezione su pavimento della sagoma presa dall’alto della persona stessa che sta cercando l’opera — sono allo stesso modo esperimenti con cui l’artista vuol rendere cosciente lo spettatore di ciò che sta guardando nell’attimo stesso in cui compie quell’azione.

Fondazione Ludovico Ragghianti, Lucca (in collaborazione con Lucca Film Festival).

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