Renato Leotta “Lighea” Galleria Fonti / Napoli di

di 13 Febbraio 2020

Il mare come luogo d’origine ideale della civiltà, regno di antichi miti e potente espressione della natura, ma anche produttore di memorie impresse su tele e carte fotosensibili che ne registrano gli umori, inchiodando l’inarrestabile flusso in un’immagine. Renato Leotta guarda al mare come un co-autore di lavori che nascono da una silenziosa, ma costante, conversazione tra l’artista e il paesaggio, in primo luogo quello siciliano. Tuttavia, la sua seconda personale alla galleria Fonti è anche il risultato di un’altra conversazione, quella con Gioacchino Lanza Tomasi, che verte sul racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa con protagonista la sirena Lighea. La sirena che incarna l’ambivalenza di sensualità e mostruosità emerge con i suoi denti aguzzi nella scultura modellata in creta dall’artista, unico riferimento diretto al racconto. Ed è proprio il suo nome “Lighea” a dare il titolo alla mostra che, nel rievocare la figura mitologica, richiama anche quello della sorella Partenope, trasformandosi in un velato omaggio alla città ospite. Lungo le pareti della galleria si alternano una nuova serie di tele e fotogrammi, dove l’incontro tra acqua e luce genera tracce astratte ma tangibili nella loro contiguità con l’elemento reale. Nelle tele l’orizzonte è disegnato dal sale depositato, una striscia bianca che sopravvive all’immersione in acqua e poi all’asciugatura del supporto. Nei fotogrammi – dove l’antica tecnica di impressione della luce senza pellicola dà vita a un’immagine naturalmente ambigua – sono invece i più piccoli organismi acquatici a venire allo scoperto. Quasi impercettibili all’occhio, questi si manifestano in composizioni dai tratti evanescenti; l’immagine catturata li sottrae al loro moto continuo, come viaggiatori instancabili in balia delle onde. A ristabilire un’idea di concretezza è un solido frammento di spiaggia siciliana, anch’esso ottenuto con un procedimento per impressione – il calco – e riproposto in argilla piemontese, a rimarcare quasi ironicamente i due paesaggi cari all’artista, quello delle origini e quello adottivo. Il legame tra la Sicilia e il Piemonte ritorna anche nel racconto di Lighea, che poggia sul confronto intergenerazionale sull’amore e appare come traccia nascosta che, come un riflesso sotto la superficie del mare, delicatamente congiunge le opere di questa mostra.

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Alessandra Troncone